Il blu è simbolo di equilibrio, un colore che, dicono, induca alla calma e all’armonia. E Marco era rilassato come gli era capitato poche volte nella vita mentre, disteso sul prendisole della barca di Beppe, all’ancora a una cinquantina di metri dalle rocce di Capo Pecora, a sud della Sardegna, a pochissima distanza da luoghi dal fascino unico come Piscinas, la spiaggia con le dune del deserto e il vecchio villaggio di minatori abbandonato di Ingurtosu che sembra creato apposta per girarsi le scene di un film western, o da Scivu, immensa lingua di sabbia raggiungibile solo attraverso una stradina sterrata, scrutava il rettangolo di sughero del bolentino, messo in acqua nella speranza di pescare qualcosa di meno disgustoso dei bulargius. E neppure i racconti di Beppe sulle tragedia avvenute in quel tratto di mare, di cui conosceva a memoria tutti i punti in cui, spinte da raffiche di vento rabbiose e da correnti impossibili da decifrare, diverse barche erano affondate dopo essere state squarciate dall’impatto con gli scogli a pelo d’acqua, erano riusciti a scalfire lo stato di grazia in cui Marco si trovava, a un passo dall’appisolarsi sotto il sole caldo del tramonto, dondolato dalle lievissime onde come in una grande culla in vetroresina. A impedirgli di cedere al sonno era stato, all’improvviso, l’arrivo di un nugolo di gabbiani che aveva cominciato a volteggiare proprio sopra la barca, uno scafo sgraziato nato per le acque ferme dei laghi lombardi che un rivenditore aveva rifilato al padre di Beppe assicurandogli che avrebbe affrontato senza problemi un maremoto e che invece era diventata immediatamente lo zimbello dei pescatori sardi, per quanto era rigido e duro, pronto a capovolgersi alla prima onda che avesse superato i 50 centimetri. “Stasera mangiamo pesce”, aveva sentenziato Beppe, aggiungendo che “la presenza di quei gabbiani poteva voler dire solo una cosa: che in quel punto c’era molto pesce”. Orate, spigole, dentici? aveva domandato Marco, sperando in cuor suo che smettessero di abboccare al bolentino solo quei bruttissimi pesci rossastri dalla bocca larga. Muovendo lo sguardo dal punto in cui c’era il sughero del bolentino per scrutare il possibile arrivo di qualche preda, Marco all’improvviso aveva sentito incrinarsi quel clima di assoluta serenità in cui si stava beatamente cullando: uno sguardo lanciato qualche metro più in là aveva colto, seppure di sfuggita, una massa scura sott’acqua. E nonostante il primo pensiero fosse andato al gioco di chiaroscuri dovuto al fatto che Beppe aveva deciso di fermare la barca proprio laddove l’ombra creata dalla scogliera finiva nella linea di luce del sole, facendolo propendere per uno scherzo ottico, come quando all’improvviso si esce in autostrada da una galleria contro sole, una strana sensazione lo aveva colto. Un senso di freddo e di torpore alle gambe, quasi avessero perso improvvisamente sensibilità. Una sensazione strana, che somigliava tanto a quella che aveva provato una volta, anni prima , nuotando in un punto in cui improvvisamente il fondale era diventato scosceso, il colore dell’acqua da verde chiaro era diventato quasi… [Continua]
pubblicato il 1 Giugno 2014 da admin | commenti: 0
vele invitano a fare un mare di viaggi…Splendide quelle della nuova collezione da bicicletta....