Che cosa hanno in comune una scogliera del Sudafrica, la laguna di Venezia, il fiume Mekong e la balenottera ritrovata sulle spiagge di Marina di Pisa? Apparentemente poco, ma in realtà c’è un forte filo conduttore capace di unire queste, e tante altre, fotografie: la grande passione per l’elemento mare quasi sempre presente negli scatti. Per esempio, guardando l’immagine di una scogliera spazzata dal vento e dalle onde non si vede solo quello: in realtà è uno dei rarissimi luoghi dal quale si possono avvistare le balene, e l’attesa per poterle, eventualmente, vedere richiede ore e ore di pazienza. Un sacrificio affrontabile solo da chi è spinto da una vera passione. Fabrizio Del Dotto ha 30 anni, è nato a Viareggio e, appena mossi i primi passi, ha capito il suo amore per il mare, che in futuro lo avrebbe sempre accompagnato. Inizia così ad andare a vela, favorito dall’ambiente versiliese dove le possibilità di navigare sono sempre frequenti. Diventa istruttore di vela e partecipa a numerose regate su scafi monotipo ma anche, e soprattutto, su barche d’epoca.
La bellezza degli elementi, il fascino delle imbarcazioni, il pathos delle situazioni gli fa nascere un altro desiderio: cercare di fermare gli istanti vissuti a bordo, non tanto per trasmettere agli altri ciò che non può essere spiegato, ma per portare il ricordo di un momento e riviverlo una volta sbarcato. “La macchina fotografica mi ha accompagnato fin dall’inizio, è stata un’appendice del mio equipaggiamento in ogni uscita in mare. Durante una navigazione, sia in regata sia in crociera, ci sono momenti da fissare.
La fotocamera è lì per immortalare questi attimi. Non c’è preparazione in queste circostanze: lo scatto è immediato, quasi casuale. Per questo non mi piace aggiungere della postproduzione a quelle fotografie. L’interpretazione è a monte, ma il messaggio deve restare neutro”. Presto però una passione, quando è profonda e c’è la voglia di assecondarla, si evolve e si trasforma.
E così Fabrizio da semplice amante dell’acqua intraprende gli studi di biologia marina, mentre in parallelo la voglia di fotografare lo porta a diventare reporter e ad allargare il suo hobby (se ancora si può chiamare così) ai reportage sociali. Cominciano così viaggi in posti tanto esotici quanto “scomodi”, come la Cambogia, il Laos, il Marocco, l’India… Spesso al seguito di organizzazioni non governative per testimoniare realtà di cui il mondo occidentale dovrebbe essere molto più consapevole. “Da questi contesti torno sempre arricchito. È una fortuna poter vedere luoghi lontani, diversi, dove le persone vivono spesso in situazioni di povertà o difficoltà. Il mio compito in quelle circostanze è portare a casa il senso di quelle storie e le emozioni provate vivendole da dentro, e trasmettere questo senso e queste emozioni a chi osserva gli scatti”. In questo caso, l’approccio al lavoro è differente rispetto alla fotografia nautica: ci vuole più pazienza nel cercare l’immagine giusta, facendola diventare summa e sintesi dell’ambiente, ed è richiesto un successivo lavoro di postproduzione per enfatizzare gli aspetti più importanti. E la laurea in biologia marina? Fabrizio ci spiega quanto oggi non sia facile trovare un lavoro nel campo, ma non è per nulla pentito della sua scelta. “Intanto, la passione per il mare non poteva non portarmi a fare questi studi.
E poi, la zona dove sono nato e dove sto (quando non sono in viaggio per il mondo) mi offre comunque diverse opportunità. Fra le coste della Versilia e quelle della Corsica, per esempio, si trova il Santuario dei cetacei, dove ho avuto la possibilità di svolgere diverse osservazioni e ricerche. La sintesi delle mie passioni l’ho raggiunta quando, sfortunatamente, una balenottera comune si è arenata sulle spiagge di San Rossore (litorale pisano) e siamo stati chiamati a studiare il mammifero, ormai senza vita da un paio di giorni. Qui ho potuto lavorare come biologo, ma anche come fotografo, testimoniando diverse fasi degli accertamenti compiuti”. Non è facile oggi vivere di fotografia ma Fabrizio è determinato: nel 2010 ha dato vita, insieme con un amico e collega, a un collettivo denominato TripodPhoto (www.tripodphoto.com) specializzato in reportage, documentari di viaggi e video sociali. E, come per le balene sulle costiere del Sudafrica, la passione e la pazienza alla fine porteranno certamente a realizzare il risultato per cui si è lavorato tanto a lungo.
Testo di Emanuele Ferraris Di Celle, pubblicato sul numero 74 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Fabrizio Del Dotto sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 5 Giugno 2013 da admin | in Personaggi | tag: balenottera ritrovata sulle spiagge di Marina di Pisa, Fabrizio Del Dotto, Santuario dei cetacei, TripodPhoto | commenti: 0