Sono diversi i possibili problemi di salute che possono subentrare in mare, durante la navigazione, spesso legati proprio alla vita di mare: da una banale caduta a un tuffo sbagliato, da una puntura di riccio a una bruciatura di medusa, a un’otite, un’insolazione… Fino a episodi più seri come una congestione, un principio d’annegamento, un’embolia… Per questo, in assenza di un medico a bordo e in attesa di raggiungere un centro di cure, possono essere utilissimi alcuni preziosissimi consigli.
Colpo di calore, non raffreddatelo con acqua troppo fredda
Sintomi: il colpo di calore provoca innalzamento della temperatura corporea, sonnolenza e irritabilità, voce impastata e, nel caso in cui si intervenga rapidamente e in modo adeguato, si può arrivare alla perdita di coscienza e danni neurologici, segnalati dalla comparsa di convulsioni.
Cosa fare: trasportare il corpo in ambiente fresco e ventilato, spruzzare acqua tiepida e ventilare per ridurre la temperatura, far bere liquidi non ghiacciati, appoggiare asciugamani bagnati sul corpo da sostituire appena si riscaldano. Se la persona è svenuta farla sdraiare con le gambe rialzate. Chiamare il 118 che fornirà consigli e provvederà al ricovero nei casi più gravi.
Cosa non fare: mai usare acqua fredda, provocherebbe una vasocostrizione tale da impedire la dispersione di calore. Non somministrare antipiretici, tipo aspirina, non far bere alcool o caffè.
Consiglio utile: non abusare mai dei “bagni di sole” e non stare troppo a lungo esposti ai raggi: quando la temperatura esterna è molto alta così come l’umidità, il corpo non riesce a disperdere il calore accumulato. La temperatura corporea può arrivare a 40-41 gradi.
Punture di ricci di mare, il primo alleato è una … pinzetta
Sintomi: dolore, gonfiore, arrossamento, infezioni. Più punture profonde possono addirittura causare una paralisi, insufficienza respiratoria causate da un quantitativo superiore del veleno che organelli che si chiamano pedicellarie secernono tra gli aculei.
Cosa fare: togliere le punte degli aculei conficcate nella pelle con una pinzetta (sempre presente nella borsetta delle donne, da tenere sempre a bordo in caso di aquipaggi solo maschili…). Immergere il piede o la mano in una bacinella piena di aceto di vino: vedrete sciogliersi gli aghi. Per asportare la secrezione della pedicellaria usare il sapone da barba e passare con il rasoio multilama.
Cosa non fare: utilizzare aghi o spilli per asportare le spine più profonde, producono inutile dolore e possono causare infezioni.
Consiglio utile: se compaiono infezioni molto limitate attendere che la spina fuoriesca da sola, se l’infezione si accresce pomata antibiotica. Raramente si giunge dal medico e solo se l’infezione si accentua.
Mal di mare: combattetelo a tavola e … a letto
Sintomi: i sintomi di questo cattivo compagno di navigazione, che può letteralmente rovinare una giornata in barca, causando un conflitto tra organi sensoriali(vista, apparato vestibolare, apparato propriocettivo, cervello che va in tilt) sono principalmente pallore, nausea, vomito, e sudorazione.
Cosa fare: il primo rimedio è la dieta (che come dice un vecchio detto ogni male acquieta) dev’essere rigorosamente solida, evitando liquidi in tutte le sue forme (unica eccezione la Coca cola) con particolare attenzione all’anguria che può risultare micidiale. E’ utile mangiare il pane con tutta la sua mollica e privilegiare cibi salati ( i vecchi marinai consigliavano tenere in bocca un’acciuga salata anche se ci vuole un buono stomaco). Sistemata la dieta, occorre restare in coperta evitando il rollio e il beccheggio sottocoperta che provocherebbero subito il vomito e stare il più possibile a poppa dove si avvertono meno i movimenti della barca. Se si è in regata, prendere parte attiva alle manovre e alle regolazioni delle vele aiuta a non avvertire il mal di mare perché l’adrenalina in un “combattimento” blocca ogni sensazione di cinetosi. I rimedi farmacologici sono tanti ma hanno talvolta effetti peggiori del mal di mare. La scopolamina viene assorbita attraverso cerotti posti sulla mastoide: l’effetto compare dopo un periodo variabile tra 1 e 3 ore, e dura 6-7 ore con effetti collaterali legati a una riduzione della vista momentanea. Braccialetti e gomma da masticare non danno molti effetti collaterali, ma funzionano pochino. Per quanto riguarda gli antistaminici, meglio usare quelli di ultima generazione che danno una sonnolenza nettamente inferiore rispetto ai vecchi tipo (Aerius, Xyzal ecc.) e durano 5-6 ore.
Cosa non fare: non usare cerotti a base di scopolamina se si soffre di ipertrofia prostatica e di glaucoma.
Consiglio utile: dormire è il rimedio più efficace: il sonno sconfigge il mal di mare. E fa trascorrer più rapidamente il tempo in attesa che, nota più lieta, la cinetosi scompaia da solo visto che dopo alcune ore o un giorno il cervello si adopera a bloccare gli impulsi che arrivano dall’apparato vestibolare.
Pesci velenosi: attenzione a tracine, scorfani, gronghi e murene…
Sintomi: in mare esistono diversi pesci da cui stare alla larga per evitare il loro veleno che potrebbe provocare solo forti dolori e gonfiore ma che in alcuni casi potrebbe invece risultare addirittura mortale. Pesci come le tracine (vipera, ragno e la più temibile la tracina drago) che vivono sulla sabbia e hanno un colorito simile e quindi poco visibile e che iniettano un veleno tramite tre aculei che hanno sul dorso e che produce dolore violentissimo nel punto di iniezione, quasi sempre la pianta del piede nei bagnanti e la mano dei neofiti della pesca in mare; lo scorfano, che possiede veleno sia nelle spine del dorso, sia sui fianchi e colpisce solo i pescatori e non i bagnanti, dal momento che vive in profondità, iniettando un veleno termolabile di lunga durata che rimane nelle spine anche alcune ore dopo la sua morte, per cui può risultare pericolosa anche la pulizia prima di cucinarlo; la pastinaca e il trigone, che sembrano una razza o un rombo ma a differenza di questi ultimi sono tutt’altro che innocui fino a diventare pericolosissimi, e che si possono riconoscere da un aculeo, detto ferraccia, vicino alla coda.
I sintomi sono dolori molto violenti nella zona della puntura e tumefazione nella zona di inoculazione in caso di puntura di tracina o scorfano. Se il veleno invece è quello della pastinaca e del trigone ai dolori molto violenti nella zona della puntura si associano sintomi respiratori con tosse dispnea, febbre e tremori.
Cosa fare: il veleno della tracina e dello scorfano è termolabile, ovvero viene depotenziato dall’acqua calda: pertanto è utile mettere il piede o la mano nell’acqua molto calda (in assenza di questa si può appoggiare il piede sulla sabbia laddove è più calda) e il dolore piano piano si riduce così come il gonfiore. Se l’incontro troppo ravvicinato è avvenuto invece con una pastinaca o un trigone, in attesa di una visita presso un ospedale, da fare il più in fretta possibile, è consigliabile del cortisone per via intramuscolare o endovenosa.
Cosa non fare: non usare pomate, ammoniaca o ghiaccio per non peggiorare la situazione ed evitare anche di massaggiare la zona colpita per non far sì che il veleno possa diffondersi più rapidamente.
Consiglio utile: per i bagnanti a riva su fondali sabbiosi la prevenzione è tutto: basta usare le scarpette per entrare in acqua. I pescatori, soprattutto i meno esperti, imparino a utilizzare una pinza da mettere in bocca al pesce appena pescato usando una forbice per tagliare le spine.
Sinusite: abbassando la testa in avanti avvertite dolore?
Sintomi: scoprire se è in atto una sinusite, ovvero un’infiammazione dei seni paranasali, seni mascellari, seni etmoidali anteriori e posteriori, seno sfenoidale e seni frontali, è semplice in città, disponendo per la diagnosi di una Tac che mostrerà un opacamento delle cavità sinusali, mentre in mare è un po’ più complicato. Come comportarsi? Innanzitutto vanno valutati alcuni elementi: il dolore si accentua abbassando la testa in avanti ? Il muco nasale ha un colorito giallastro? Aprendo la bocca si vede uno scolo di pus che scende in gola? Era presente un raffreddore precedente? Il dolore è comparso dopo un’immersione in apnea o con autorespiratore? Se la risposta è sì, allora la diagnosi è altamente probabile: sinusite acuta.
Cosa fare: in caso di sinusite è indispensabile procedere subito con un trattamento antibiotico associato a vasocostrittori nasali, antidolorifici valutando nei giorni successivi se vi è un miglioramento della sintomatologia, se il muco è limpido (e dune se siamo sulla strada della guarigione), altrimenti sarà necessario ricorrere a una diagnosi radiologica e a una visita specialistica. Può risultare utile eseguire frequenti lavaggi nasali con soluzioni saline che costituiscono un efficace rimedio per rimuovere il muco accumulato nelle cavità nasali.
Cosa non fare: evitare immersioni, non fumare e non bere alcolici
Consiglio utile: una volta guariti è consigliabile astenersi da immersioni almeno per una settimana.
Dolore all’orecchio: sarà otite?
Sintomi: il dolore abbastanza violento a carico di un orecchio può essere sintomo di un’una otite che può essere esterna o media.
Cosa fare: la prima cosa da fare è porsi alcune domande, prima fra tutte “uso cotonini per pulirmi l’orecchi e ho spesso tappi di cerume?” Se la risposta è si, la probabilità che si tratti di un’infezione del condotto è alta. Per capire invece se si tratta di un’otite esterna una manovra che conferma la diagnosi è quella di tirare il lobo auricolare verso il basso oppure preme la cartilagine del trago, ovvero la piccola sporgenza di forma rettangolare del padiglione auricolare che protegge il condotto uditivo esterno. In caso di otite in tutti e due casi si sviluppa un dolore acuto. Per curarla occorre lavare il condotto con una siringa sterile con soluzione borica (un litro di acqua bollita più una bustina di acido borico e poi istillare, a condotto asciutto, gocce di prodotti specifici tipo Localyn oto o Anauran, riempendo il condotto stesso. Se il problema non si risolve in un giorno è consigliabile aggiungere una terapia antibiotica per bocca. In caso di otite media il dolore è simile, ma accompagnato da una sordità: in questo caso le cure sopra descritte sono da evitare e la terapia consiste di antibiotici antidolorifici e vasocostrittori nasali per permettere alla tuba di Eustacchio di drenare il pus formatasi.
Cosa non fare: durante la cura non fare bagni in acque sia dolci sia salate mettendo la testa sott’acqua. La scomparsa del dolore e della sordità sono indici di guarigione ma non permetteranno immersioni.
Consiglio utile: nel pronto soccorso della barca aggiungere antibiotici tipo Amoxicillina più Acido clavulanico , bustine di acido borico, vasocostrittori nasali e preparati specifici per le infezioni. Oltre a una ricca dose di buon senso…
L’incontro con la medusa vi brucia ancora?
Sintomi: il contatto con una medusa provoca un’ immediata sensazione di bruciore e il prurito molto fastidioso che subentra immediatamente dopo.
Cosa fare: la prima cosa fare è stare calmi perché la paura fa aumentare le pulsazioni e il veleno si estende più rapidamente. Poi occorre lavare con delicatezza con acqua di mare e disinfettare con bicarbonato. In casi seri usare pomate al cortisone ( in questo caso non bisogna esporsi al sole)
Cosa non fare: non toccatevi bocca e occhi; non lavatevi con acqua dolce o con ghiaccio; non strusciate la parte colpita per non far penetrare i minuscoli aghi e peggiorare la situazione; evitate anche impacchi di aceto e ammoniaca che servono a poco così come l’alcol.
Consiglio utile: meglio portare sempre con se un gel astringente al cloruro di alluminio che è possibile far fare dal farmacista e che viene ora usato anche per le punture delle zanzare.
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Pubblicato da Just Peruzzi su Martedì 30 aprile 2024
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