Edouard Manet, e come lui molti dei maggiori esponenti della pittura impressionista, dedicò al mare e alla navigazione alcuni dei suoi quadri più belli: le ampie distese d’acqua lo attiravano e gli davano la possibilità di utilizzare l’energia della luce per far vibrare i colori. Non dobbiamo dimenticare che il termine Impressionismo non fu dato dagli stessi artisti, ma fu individuato da un giornalista, Louis Leroy, che il 25 aprile 1874, nella sua recensione apparsa sulla rivista satirica Le Charivari, parlò a lungo, in tono ironico e denigratorio, di una mostra allestita presso lo studio del fotografo Nadar, al 35 di boulevard des Capucines a Parigi. Tra le 165 opere esposte egli individuò una tela di Claude Monet, intitolata Impression: soleil levant, da cui nacque l’ispirazione per la definizione della loro pittura. Da allora questa marina, ora esposta al Museo Marmottan Monet di Parigi, ambientata al largo del porto di Le Havre, è diventata famosa ed è considerata il simbolo e il paradigma dell’Impressionismo. A questa esposizione, e alle successive sette mostre, tenutesi tra il 1876 ed il 1886, Edouard Manet non volle partecipare, ma la sua amicizia con gli altri artisti e soprattutto il suo ruolo di guida, consigliere, suggeritore, teorico e in un certo senso di fratello maggiore, spinsero molti critici a considerarlo Le roi des Impressionnistes.
Egli aveva amato il disegno e la pittura fin da bambino, ma dovette faticare non poco per convincere i suoi genitori, che avevano altri progetti per lui. Suo padre, Auguste Manet, era un giudice; sua madre, Eugénie-Desirée Fournier era figlia di un diplomatico. In un primo tempo tentarono di spingere il giovane Edouard verso gli studi giuridici, poi gli proposero di fare carriera come ufficiale in Marina, ma fu bocciato all’esame di ammissione. I genitori di Manet ebbero il sospetto, non del tutto infondato, che il figlio non si fosse applicato agli studi con sufficiente impegno e così, nel 1848, lo convinsero ad imbarcarsi come mozzo sul mercantile Le Havre et Guadalupe, diretto a Rio de Janeiro. Tornato a Parigi dopo un anno di navigazione, il giovane Edouard Manet tentò nuovamente l’esame di ammissione in Marina, ma anche in quell’occasione venne respinto. Solo allora i genitori cedettero e gli concessero il permesso di seguire le lezioni di pittura di Thomas Couture, di Leon Bonnat e dell’Ecole des Beaux Arts. Nel decennio successivo Manet strinse amicizia con Edgar Degas, Claude Monet, Pierre Auguste Renoir, Alfred Sisley, Paul Cézanne e Camille Pissarro, con i quali diede vita alla pittura impressionista.
Nel 1861 esordì al Salon di Parigi con il dipinto Il cantante spagnolo, che ottenne la menzione di onorevole. Nel 1863 espose quattordici opere alla galleria di Louis Martinet e presentò la tela Le déjeuner sur l’herbe al Salon, ma venne rifiutata. Riuscì ad inserirla al Salon des Refusés, voluto da Napoleone III per dare una possibilità ai molti pittori bocciati dai giudici del Salon ufficiale: qui il dipinto venne deriso e criticato negativamente per il soggetto, ritenuto volgare, e lo stile, che non rispettava le regole classiche della pittura (in particolare la prospettiva e l’uso del chiaroscuro). Nel 1865 Manet presentò al Salon il quadro Olympia, liberamente ispirato alla Venere di Urbino di Tiziano: il suo quadro scatenò critiche ancor più feroci e violente sia per lo stile, ritenuto poco fedele alle regole dell’Accademia, sia per il contenuto, considerato volgare e provocante. A partire dal 1869, Manet si dedicò alla pittura en plein air: quando andava a dipingere nei giardini delle Tuileries, dietro al Louvre, lungo la Senna o nei luoghi di villeggiatura sulle coste a nord della Francia, era accompagnato da numerose persone, appassionati o semplici curiosi, tanto da creare un vero e proprio avvenimento mondano.
Nella sua carriera si specializzò nei ritratti, spontanei ed espressivi, e nelle scene di genere, ambientate per lo più in alcuni dei più famosi locali pubblici parigini. Le esperienze vissute durante i mesi di navigazione non lo abbandonarono mai e nel corso dei decenni affrontò più volte questo soggetto. Esempi sintomatici sono Il ponte della nave, del 1860 circa, che rispecchia il punto di vista di un marinaio, sulla tolda di un’imbarcazione, descritta con minuziosa attenzione ai particolari. Manet si dedicò anche ad avvenimenti storici a lui contemporanei, come nel caso delle due opere raffiguranti rispettivamente La Kearsarge a Boulogne, del 1864 e Il combattimento tra le navi U.S.S. Kearsarge e C.S.S. Alabama, dello stesso anno. Quest’ultima tela rievoca un episodio della guerra di secessione americana e precisamente lo scontro avvenuto nel 1861, al largo di Cherbourg, tra la nave federale USS Kearsarge e il bastimento confederato CSS Alabama, colto nell’attimo in cui inizia ad affondare. L’artista ha dato grande spazio al mare, relegando le due navi da combattimento sullo sfondo.
Nel quadro del 1868, Il molo di Boulogne-sur-mer, Manet ci mostra alcune delle caratteristiche principali della pittura impressionista: non segue le regole classiche della prospettiva, del chiaroscuro e del disegno, ma dipinge con estrema libertà, servendosi di pennellate energiche e decise, che infondono dinamismo e vivacità alla scena. Altrettanto significativo è I lavoratori del mare, del 1873, in cui vediamo dei pescatori, intenti nel loro lavoro. I tre uomini sono raffigurati con estrema semplicità, spontaneità e naturalezza, trasferendo in pittura le indicazioni della letteratura realista, allora in voga. Nel 1874, anno della prima mostra degli impressionisti, Manet eseguì tre quadri: In barca, in cui ha probabilmente raffigurato la propria moglie, Suzanne Leenhof e il cognato, Rudolph Leenhof, Claude Monet nel suo atelier galleggiante, la piccola imbarcazione che l’amico pittore utilizzava per dipingere en plein air lungo la Senna, e Venezia: Il Canal Grande, testimonianza dei suoi viaggi in Italia nel 1853 e 1857, durante i quali potè visitare i musei e studiare le opere dei maestri del passato. Ricordiamo infine La fuga di Henri Rochefort, un omaggio al letterato, giornalista e politico francese, che nel marzo del 1874 era riuscito ad evadere dalla prigione nella Nuova Caledonia, dove era stato deportato per le sue idee politiche. Anche in questo caso il pittore dedicò poca attenzione ai personaggi della vicenda, concentrando l’attenzione e le emozioni dello spettatore sulla fragile barca che affronta il grande oceano, metafora dei pericoli e delle difficoltà che l’uomo incontra nella vita. Nel 1881 Manet fu insignito della Legion d’Onore. Tra il 1881 ed il 1882 dipinse il suo ultimo capolavoro, Il bar delle Folies-Bergère, che fu esposto al Salon, non senza polemiche da parte dei critici. Poco dopo l’artista si ammalò e il 6 aprile 1883 gli fu amputato il piede sinistro. Edouard Manet morì a Parigi il 30 aprile 1883; venne sepolto nel cimitero di Passy.
Testo di Gabriele Crepaldi pubblicato sul numero 75 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini della Collezione privata George Matthews sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 10 Agosto 2020 da admin | in Personaggi, Quadri | tag: Claude Monet, Edgar Degas, Edouard Manet, Le déjeuner sul l'herbe, quadri di mare di Manet | commenti: 0