La vita di Saint Tropez ha sempre ruotato intorno al mare e al porto, e non avrebbe potuto essere altrimenti visto che la stessa origine del nome del paese è legato a un evento marino: l’approdo sulle coste dei questo splendido litorale del corpo senza vita del martire Caius Silvius Torpetius, l’intendente di Nerone decapitato nel 68 D.c. per non aver voluto abiurare alla sua fede. Prima di diventare luogo d’incontro del jet set, del gossip e del turismo nautico, Saint Tropez è stato un porto tranquillo, una terra capace di attrarre i più famosi pittori affascinati dai colori e dalla sua luminosità di queste zone. Il porto pieno di tartane ha lasciato posto, poco alla volta, a maxi yachts e a meravigliosi velieri, soprattutto durante le regate della Giraglia e delle Voiles de Saint Tropez, durante le quali una folla incredibile si concentra sui moli illuminati da una luce unica: la stessa da sempre. Il Mistral soffia spesso impetuoso e mantiene puliti i cieli, ma quando verso sera la brezza quotidiana, gioia dei tanti velisti, si calma, si può godere di uno splendido tramonto e, voltandosi verso l’entroterra, ammirare lo scuro profilo del Massiccio des Maures, cornice di una immutabile tavolozza di colori.
Proprio dal mare, a bordo del suo yacht Olympia, è arrivato nel 1892 Paul Signac, apripista di molti pittori conquistati dal piccolo porto di pescatori. “Qui ho di che lavorare durante tutta la mia esistenza, ho appena scoperto la felicità” ha detto Signac e, in effetti, lo stile pittorico del grande maestro è stato influenzato dalla luce particolare del luogo al punto da spingerlo ad adottare una pennellata più larga e meno sistematica. Già negli Anni 20 si palesò il desiderio di creare sul posto la testimonianza del passaggio di alcuni dei più grandi artisti. Nacque così l’idea di un museo locale e subito si pose il problema del luogo dove ospitare i dipinti. Il primo nucleo del nascituro museo fu messo a disposizione nel 1937 dal prefetto del Var l’antica Chapelle de l’Annonciade del XVI secolo, ma è solo grazie all’opera e all’appoggio del mecenate Georges Grammont se il Musée de l’Annonciade ha potuto aprire, nella forma attuale, il 10 luglio 1955.
Gli spazi non sono molto grandi e le collezioni si concentrano su un breve periodo: dal 1890 al 1950. Vi sono essenzialmente rappresentati tre stili: Neoimpressionismo, Nabis e Fauve, ma la sua unicità risiede nel fatto che è possibile vedere le opere là dove sono state create, rendendo l’insieme della collezione di una coerenza e unità rara. Inoltre si può, affacciandosi alle sue finestre, riconoscere il panorama originale, rappresentato dal porto e dai suoi moli, con l’unica variante del tipo di barche ormeggiate. I più rappresentati sono i neoimpressionisti o puntinisti, con Georges Seurat e Signac che, negli ultimi 15 anni della sua vita si è dedicato principalmente all’acquarello per esprimersi con una tecnica più libera, spontanea e pratica. Il secondo stile presente è quello dei Nabis, che in ebraico significa profeti, lanciato da giovani artisti per affermare il desiderio di dare un nuovo impulso alla pittura: Edouard Vuillard, Félix Vallotton, Maurice Denis, Kerr-Xavier Roussel e Pierre Bonnard rappresentano un movimento animato da Paul Gauguin. Il terzo stile, il Fauvismo, raggruppa opere di Henri Matisse, la cui personalità e stile spiccavano sugli altri. Artisti come Charles Camoin, André Derain, Henri Manguin, Albert Marquest, Georges Rouault e Maurice de Vlaminck, a cui si unirono Georges Braque, Raoul Dufy e Kees Van Dongen. Furono beffardamente etichettati come fauves (animali selvaggi) per l’uso selvaggio del colore, per certi versi simile all’espressionismo, anche se Dufy spicca per la leggerezza e per l’allegria del tratto.
Il cubismo è poco presente, anche se con nomi di rilievo: Maurice Utrillo, Suzanne Valadon e Marie Laurencin espongono tele molto raffinate, mentre le statue di Aristide Maillol, con le loro rotondità, contribuiscono all’atmosfera felice del posto. Il numero annuale dei visitatori è importante: “Sono quasi 60mila, essenzialmente francesi e inglesi”, ha detto il direttore Jean- Paul Monery, “gli italiani non sono molti, attratti più dagli aspetti ludici e modaioli della località, ma il loro numero è in crescita. Merito di una posizione strategica del museo, davanti alla quale passano ogni giorno migliaia di persone”. Uscendo da questa piccola oasi di tranquillità troverete sul molo decine di pittori; un’occasione per un ricordo della visita anche se, a volte, la qualità non è il massimo.
Testo di Tealdo Tealdi pubblicato sul numero 77 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini della Collezione privata George Matthews sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 9 Febbraio 2015 da admin | in Musei nel mondo, Quadri | tag: Cubismo, Fauve, Georges Grammont, immagini della Collezione privata George Matthews, Nabis, quadri di Saint Tropez, Tealdo Tealdi | commenti: 0