Il mare come non lo avete mai visto

Casinò di Montecarlo, dal mare di giocate
il Principato è sempre uscito vincitore

Casinò di Montecarlo, dal mare di giocate  il Principato è sempre uscito vincitore

Ci sono quelli rutilanti di Las Vegas, gli equipollenti asiatici di Macao, quelli low cost, quelli online quelli galleggianti. Presto ci saranno anche quelli volanti, probabilmente. Ma nessuno sarà mai come quello di Montecarlo. Stiamo parlando, per chi non lo avesse capito, di casinò, quei luoghi all’interno dei quali l’adrenalina provocata dal gioco d’azzardo è la benzina, mentre la fortuna siede sul sedile del navigatore. Ma anche le emozioni più forti hanno bisogno di un contesto adeguato ed è per questo che il Casinò di Montecarlo è inarrivabile. Eleganza, tradizione, antiche sale affrescate dove si respira ancora il fascino della Belle Èpoque, antiche formule simili a rituali di antiche religioni (les jeux sont faites, rien ne va plus, en plein) ripetute incessantemente da un croupier sacerdote. L’antico rituale del gioco ha fedeli di ogni ceto e razza, ma solo nel Principato sembra di essere finiti in un film di James Bond, con un cast infarcito di capi di stato e d’industria, re, principi, attori e donne dalla bellezza mozzafiato. Il Casinò di Monte Carlo è straordinariamente diverso da quei moderni supermarket dell’azzardo dove il brivido per l’imprevedibile si vive schiacciando bottoni o tirando leve. Vi si praticano i giochi tradizionali come la roulette francese e quella americana, mentre nei mitici Salons Privés si gioca anche a chemine de fer o baccarà e al punto blanco. Il palazzo all’interno del quale si trovano le sale da gioco ospita anche un teatro dell’opera, sale per mostre ed eventi, tre ristoranti, fra cui il pittoresco Train Bleu, che riproduce negli arredi la carrozza ristorante di quel lussuoso convoglio. Niente a che vedere con gli occhi ipnotizzati di giocatori sempre più passivi consumati dalla passione per il brivido o con l’alienazione e la ripetitività dei maniaci delle slot, sovvenzionatori più o meno consapevoli di un’economia del gioco che assomiglia sempre più a un’attività industriale. Basti pensare che in gran parte dei casinò di tutto il mondo le slot machine occupano ormai l’ottanta per cento dello spazio. A Montecarlo la proporzione è del 50 per cento, con le macchine spremisoldi dislocate ben lontane dagli esclusivi Salons Privés dove tragedia e fortuna si intrecciano in modo beffardo da oltre un secolo e mezzo. Da quando il principe Carlo III Grimaldi si convinse che il gioco d’azzardo avrebbe potuto essere una importante risorsa economica per consolidare le finanze del Principato. La gestione del casinò fu affidata a François Blanc, uno che aveva già creato le prime case da gioco in Germania a Baden Baden e Bad Homburg. Da buon giocatore di roulette, il principe puntò su un colore, il bianco. E vinse, come disse re Edoardo VII d’Inghilterra, altro fedele frequentatore del casinò: «Che esca il rosso oppure il nero, è sempre il bianco (Blanc) che vince». François Blanc fondò la Société des Bains de Mer, la famosa Sbm, oggi proprietaria dei più celebri hotel, di ristoranti, resort e delle case da gioco che sono operative nel piccolo Principato affacciato sul Mediterraneo, ma gran parte dei meriti per lo straordinario successo del progetto sono da condividere con il figlio Camille. Padre e figlio Blanc, infatti, intuirono l’importanza di eventi esclusivi collegati al casinò e organizzarono alcune delle manifestazioni sportive diventate poi sacre tradizioni del Principato di Monaco. È sulla scia delle prime regate veliche organizzate dalla Sbm che è nato quello che è oggi uno dei più blasonati yacht club europei. E al giovane Camille si deve anche l’invenzione dei gran premi, prima sull’acqua, con i famosi canot automobiles, i motoscafi da corsa, e poi su strada con le corse automobilistiche. Per non parlre del torneo di tennis, appuntamento esclusivo sin dal 1897. Erano altri tempi, ma appare evidente come la filosofia che sta dietro al successo del Casinò di Montecarlo sia diversa da quella dei grandi capannoni mangiasoldi del Terzo millennio. Basti pensare al cartello in mostra nell’ufficio di Camille Blanc dove si leggeva: «Il denaro vinto dai giocatori è concesso temporaneamente in prestito. Ritornerà».

pubblicato il 16 Aprile 2020 da | in | tag: case da gioco a Montecarlo, casinò sul mare, François Blanc, i migliori casinò del mondo, Sbm | commenti: 0
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