Avevo 18 anni quando, allievo alla Scuola equipaggi della Marina militare, durante una visita all’Arsenale di La Spezia, ebbi la fortuna di visitare gli oramai relitti delle corazzate Italia e Vittorio Veneto: l’impressione e l’emozione furono grandissime. Stando così vicino a questi colossi, vere montagne di acciaio, mi resi conto di quale messaggio di potenza fossero in grado di trasferire, ma soprattutto compresi quanta capacità ingegneristica e orgoglio rappresentavano queste navi per la nostra Patria e per gli uomini che le avevano realizzate. La passione per il modellismo mi accompagnava già da quando avevo otto anni ma l’idea di costruire il modello di una di quelle Corazzate, più precisamente della più bella, la Roma, cominciò a maturare in me in quell’occasione. Nel 1957 cominciai la ricerca dei piani generali di costruzione della corazzata Roma e mi rivolsi all’Ufficio documentazione e propaganda del ministero della Marina.
Ebbi una cortesissima lettera dell’ammiraglio Giuseppe Fioravanzo, con la quale mi diceva che i piani d’insieme della Roma non erano rintracciabili. In compenso l’ammiraglio mi fece avere il piano di costruzione dello scafo della Vittorio Veneto, i piani generali della corazzata Duilio e quelli dell’esploratore Tarigo. Questi disegni mi furono consegnati tramite i carabinieri con la dicitura “verso restituzione”, ovvero dovevo al più presto restituirli, cosa che feci, non prima di averli ricopiati su carta da lucido. Nel 1959 iniziai finalmente la costruzione in scala 1:100 dello scafo della Roma con le opportune modifiche apportate al piano dello scafo della Vittorio Veneto, in quanto la Roma era più lunga e più slanciata delle altri navi della stessa classe.
Mi accingevo a costruire un modello di grande dimensione e per garantire una solida realizzazione della struttura in legno misi in opera un sistema misto tra quello cosiddetto “pane e burro” e quello a “ordinate”, sistema assolutamente innovativo per i modelli navali.La parte bassa dello scafo, lungo 2 metri, 38 centimetri e 8,5 millimetri, è costruita da una tavola in multistrato dello spessore di 30 millimetri al di sopra della quale sono inserite le semiordinate e i correnti longitudinali.
È stata modellata secondo le linee dello scafo per accompagnarsi a quelle delle semiordinate sovrastanti. Finito di assemblare l’ossatura estremamente robusta dello scafo, ho realizzato il rivestimento in lamiera di zinco dello spessore di 0,35 millimetri costituito da cinque lembi: uno per la chiglia e quattro – due per lato – per le fiancate opportunamente saldati fra loro. L’esperienza fu elettrizzante e, per quell’epoca, forse unica. Conclusa questa fase mi resi conto che senza i piani d’insieme generali e senza molte fotografie della corazzata ciò che mi proponevo di realizzare era pressoché impossibile. Era mio desiderio infatti che tutte le parti esterne della nave, quindi visibili, fossero eseguite secondo disegno e rispondenti, seppure nella relativa scala, alle relative reali funzioni. A questo punto iniziò la ricerca, disperata, di tutto ciò che mi avrebbe consentito di proseguire il mio ambizioso progetto. Mi rivolsi nuovamente e ripetutamente al ministro della Marina, più precisamente al Comitato progetti e costruzioni navali, là dove avevo sempre trovato disponibilità e gentilezza. Purtroppo in quella sede però non erano disponibili i piani generali. Mi suggerirono, allora, di rivolgermi ai Cantieri Riuniti dell’Adriatico, dove la nave era stata costruita ma anche qui non ebbi successo.
Ero veramente costernato, ma la fortuna mi aiutò: venni infatti a sapere che l’allora presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, era appassionato di navimodellismo e perciò mi rivolsi a lui. Egli, molto gentilmente, girò la mia ormai assillante richiesta al ministero della Marina, che mi autorizzò nuovamente, ma più autorevolmente, a rivolgermi ai Cantieri Riuniti dell’Adriatico, dove finalmente, grazie a un caro amico, Giorgio Arra, che personalmente andò a rovistare negli archivi, furono trovati i piani del profilo e della pianta della Roma in scala 1:100. Potevo finalmente cominciare a realizzare le sovrastrutture anche se disgraziatamente il mio desiderio, quasi maniacale, di costruire ogni particolare con la maggior esattezza possibile non era ancora esaudito. Era assolutamente indispensabile ulteriore documentazione.
Mi rivolsi allora al conservatore del Museo storico navale di Venezia, barone Rubin de Cervin, il quale cortesemente mi ricevette e mi consentì di accedere al ricchissimo archivio fotografico del museo. Lì trovai molte bellissime fotografie fatte a Trieste nella primavera del 1942 durante l’allestimento della Roma. Negli anni che vanno dal 1970 al 1980, grazie all’interessamento degli ammiragli Franco Gay e Giovanni Fadda e del comandante Sansonetti, potei accedere in più occasioni ad un vecchio e quasi dimenticato archivio del ministero della Marina, dove trovai e recuperai altri disegni della Roma e più in particolare disegni delle armi grandi e piccole imbarcate, di tutte le imbarcazioni con relative sistemazioni, dei picchi di carico, dei vari argani, delle bitte e dei passacavi, delle gru per gli aerei e per le barche, dellcatapulta per gli aerei, dei paramine e loro sistemazione e di tanti altri particolari: in totale oltre 50 chilogrammi di carta!
La documentazione riguardante gli aerei RE 2000 fu più che soddisfacente consultando i bellissimi libri sulle Officine reggiane di Govi. Nei modelli sono stati realizzati i carrelli retrattili, ruotanti di 90° e molleggiati; l’abitacolo richiudibile con la relativa capottina, il motore stellare ispezionabile attraverso due portelli incernierati e a scomparsa e tutte le scritte e insegne. Per la costruzione dell’idrovolante RO 43 mi sono avvalso della monografìa della Aerofan. Nel modello ho costruito l’abitacolo accessibile, la mitragliera brandeggiabile, il motore ispezionabile e ovviamente le insegne. Per terminare il modello della Roma sono occorsi più di 47 anni, dei quali oltre 25 di effettivo lavoro, ma come sostiene un carissimo amico il risultato è molto al di sopra delle migliori aspettative: “Vera opera d’arte irripetibile”. Tutti i disegni recuperati e da me ricopiati sono stati dati all’Associazione navimodellisti bolognesi di cui sono socio fondatore con la tessera n° 1) che li ha resi disponibili e ordinabili.
L’Anb vive oltre che del mio apporto (decine e decine di disegni di navi ricopiati oltre quelli della Roma) soprattutto per l’opera meritoria del presidente avvocato Gino Chesi e del segretario Giancarlo Bassi che si manifesta nel continuare l’attività di ricerca, da me iniziata 50 anni fa, per mettere a disposizione di studiosi, storici, modellisti e appassionati dell’affascinante mondo delle navi, soprattutto della nostra Marina, una sempre maggior mole di documentazione, spesso assai rara, illustrata nel catalogo dell’Anb “Tecnica e storia attraverso i piani costruttivi navali”, raccolta unica al mondo.
E unico e incancellabile è anche il ricordo dell’ammiraglio Marcello Vacca Torelli che il 9 settembre 1943 era a bordo della Roma come Ufficiale e che dopo l’esplosione della nave, benché ustionato, riuscì a salvarsi. Ho ascoltato con commozione il racconto di quei terribili momenti e dell’incontro, alcuni anni dopo la fine della guerra, con gli aviatori tedeschi che concorsero all’affondamento della nave. In quell’occasione mi lasciò copia del rapporto dell’azione aerea e alcune foto fatte dagli stessi piloti che colpirono la nave e che erano a bordo dei bombardieri Domier 217K. L’affondamento, causato molto probabilmente da bombe razzo radioguidate, avvenne nei pressi dell’Isola dell’Asinara alle ore 16 e 12 minuti del 9 settembre 1943. Tanti gli uomini che sulla Roma perirono compiendo il proprio dovere nel momento più terribile della nostra storia recente. La corazzata trascinò per sempre con sé in fondo al mare due ammiragli, 86 ufficiali e 1264 uomini dell’equipaggio.
Testo di Giancarlo Barbieri pubblicato sul numero 39 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Rinaldo Capra sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 19 Febbraio 2025 da admin | in | tag: ammiraglio Franco Gay, ammiraglio Giovanni Fadda, ammiraglio Giuseppe Fioravanzo, ammiraglio Marcello Vacca Torelli, Associazione navimodellisti bolognesi, avvocato Gino Chesi, barone Rubin de Cervin, Corazzata Roma, Giancarlo Barbieri, Giorgio Arra, Officine reggiane di Govi, Rinaldo Capra, Tecnica e storia attraverso i piani costruttivi navali | commenti: 3
Anch’io ormai in pensione ho sempre sognato di costruire il modello della più bella tra le corazzate. Ho cominciato 40 anni fa a comprare alcuni libri, e sarei felice di cominciare, ma dovrei comperare 250 euro di piani, e non so se sarò capace di finirla. Domanda: perchè non venderli a step? In modo di capire se si è abbastanza in grado di realizzarli.
La cosa vergognosa è che a guerra finita tornarono il re e il suo governo, come eroi e salvatori della patria. Onore a chi è morto per l’Italia dimentica di tanti eroi morti per il suo onore e gloria, ma forse la nostra bella patria ferita quell’infausto e vergognoso 8 settembre ebbe il colpo mortale il 9 settembre.
Complimenti !!!!!!! Sono un modellista anch’io e sto costruendo Orion goletta ma sto diventando matto perché non ho i disegni quindi capisco il sacrificio la passione e l’amore per il lavoro fatto.