Questo giorno schiarisce senza sole e lassù sui fianchi del vulcano le ginestre non brillano e neanche l’acqua salsa nel quale, sempre il vulcano, va a bagnarsi i piedi. La testa calda del Vesuvio sta sopra a questo golfo largo. L’aria è livida e piena dei fischi di sirena di navi che vanno e vengono, dei ruggiti ferrosi delle gru e dei camion carichi di container e di tante voci, diverse, che maledicono lo scaricare al porto e il lavorare di notte e l’essere giramondo per mestiere e avere la salsedine e la ruggine nelle narici e la famiglia lontana e i figli che crescono e mettono denti e testa. Il porto mercantile di Napoli è come la città che lo contiene: luci e rumori, bellezza e spazzatura. È un’altra città che iniziò la sua storia in un tempo lontanissimo quando di Napoli non c’era neanche la prima pietra. Quando il vulcano era un castello di lava ancora minaccioso e fiero e sotto di lui non c’erano ancora le città di Ercolano e Pompei.
pubblicato il 23 Dicembre 2014 da admin | in | tag: Arte Navale, Carlos Solito, Halikarnas Balikçisi, porto mercantile di Napoli | commenti: 0
sfuggito all’apocalisse in AtlanticoAnch'io c'ero su quella nave con i miei genitori, avevo 3 anni. Ho ancora le foto