Si chiamano American Eagle, Angelique, Grace Bailey, Heritage, Mary Day. Possono misurare appena 46’, come Mistress, o raggiungere i 132 come Victory Chimes. Numerose sono quelle che hanno visto per la prima volta il mare nella seconda metà del XIX secolo, come la Isaac H. Evans (1886), la Lewis R. French o la Stephen Taber (entrambe varate nel 1871) o nella prima metà del ‘900, come Nathaniel Bowditch (1922) o Mercantile (1916). È questa la flotta degli schooner che solcano le acque del Maine e offrono, a chi desidera vivere una crociera (o anche solo un fine settimana) davvero speciale, atmosfere e suggestioni di altri tempi. I loro porti di residenza sono Camden e Rockland, due gioielli incastonati in questa costa rocciosa e affacciati sulla costa occidentale di Penobscot Bay. Al loro timone, quasi sempre, collaudatissime coppie di appassionati del mare e del vento: Noah e Jane Barnes, per esempio, o Ray e Ann Williamson, o – ancora – Owen e Cathie Dorr.
Il Maine è, per gli amanti della vela, il paradiso in terra. Nel centinaio di miglia che separa Penobscot Bay a ovest da Frencman Bay a est (dove è possibile atterrare in uno splendido villaggio di pescatori che si chiama Sorrento) è un affollarsi di isole, arcipelaghi, promontori, coste, insenature, spiagge, tra le più incantevoli al mondo. Qui, dove le isole hanno il nome della volpe (fox), dei cigni (swans) o del capriolo (deer), ci si immerge e ci si perde in un vero, fantasmagorico labirinto di orizzonti, di luci, di riflessi mutevoli a ogni stagione e in ogni ora del giorno. Non sorprende allora che proprio in questo luogo l’andare a vela sia a un tempo piacere, cultura e passione. E gli schooner, con il profumo dei loro legni e il brillare dei loro ottoni, le linee classiche e morbide, l’alberatura elegante e imponente, sono il tempio ideale per la celebrazione di un rito fatto di rumori sommessi, di silenzi in rade quietissime, di vigorose spinte del vento, di generose andature, di sapienti passaggi tra capi e fari (quelli di Rockland e Camden sono stati costruiti rispettivamente nel 1888 e nel 1850), punte e scogliere.
In principio fu la Stephen Taber. Correva l’anno 1899. Ferdinando Zeppelin stava lavorando al suo rivoluzionario dirigibile, Max Planck era intento a elaborare la teoria dei quanti, negli Stati Uniti circolavano già 5mila autovetture, il mondo attendeva con eccitazione l’inizio del nuovo secolo, del tutto ignaro di cosa avrebbe portato quel progresso cui tutti inneggiavano. Fu proprio in quell’anno che un rimorchiatore malcondotto sottostimò le insidie della marea lungo l’East River, a New York, e nei pressi di Hell Gate si schiantò contro uno schooner da carico in transito, la Stephen Taber. Il responsabile del disastro si assunse l’intera responsabilità dell’accaduto e senza discutere diede al comandante dell’imbarcazione abbordata, Byron G.Halleck, un risarcimento molto, molto generoso. Quando si trattò di porre mano alle riparazioni, tuttavia, Halleck fu assalito dai dubbi. Amava la sua barca, solida e facile da condurre. Ma erano già passati 27 anni dal varo (nel 1871) e il lavoro di trasporto delle merci, per quel genere di scafi, stava rapidamente calando. Così la scelta fu per una ricostruzione che ne consentisse l’uso come charter, cosa che puntualmente avvenne la primavera seguente, nella zona di Newport. Il successo dell’iniziativa fu più che soddisfacente, ma non impedì ad Halleck, negli anni successivi, di riutilizzare la barca anche per il suo impiego originario. La strada delle crociere, tuttavia, era aperta. E quando, nel 1929, la crisi economica colpì duramente l’economia americana (e non solo) azzerando le attività commerciali, il nuovo armatore della Taber, capitano Fred Wood, decise che era giunto il momento di ricostruire con le sue stesse mani quello scafo ormai prossimo ai 60 anni di età, andando di persona nelle foreste a procurarsi il legno necessario, e lavorandolo con i suoi familiari. Cinquant’anni dopo, nel 1979, Ken Barnes stava remando nella baia di Camden sotto una lieve nevicata quando vide la Taber, ormai divenuta una delle barche simbolo della flotta da diporto del Maine, ormeggiata al molo. Appariva stanca, innaturalmente appoppata, in vendita con tutti i suoi 108 anni di storia. “Non sono mai stato per i colpi di fulmine”, disse quella sera Ken alla moglie Ellen, “ma ne so abbastanza per capire quando ne accade uno”. Dal giorno seguente, quando anche Ellen fu condotta a vedere la barca, la loro vita cambiò, e anche la Stephen Taber riprese con loro a navigare.
Oggi la Taber è certamente il fiore all’occhiello della numerosa flotta di schooner che incrocia nelle acque del Maine. Lo è per le dimensioni (in assoluto la più grande di tutte, in grado di ospitare fino a 40 persone, con ampi spazi comuni e anche una sala di lettura), lo è per la storia (è la più antica barca a vela degli Stati Uniti tra quelle che non hanno mai interrotto il servizio), lo è per spirito (ancora oggi non ha alcun motore entrobordo, in modo tale che la navigazione non è mai turbata né dal rumore né dall’odore di gasolio). Ma proprio per questo la Taber ha fatto scuola e ha dettato le regole non scritte cui tutti i capitani si attengono. Una imbarcazione di costruzione recente come Heritage, varata nel 1983 dopo essere stata disegnata e costruita dai suoi proprietari-comandanti Doug e Linda Lee, è l’esempio più evidente di come sia costante il riferimento a una tradizione che non si vuole in alcun modo tradire. Non solo le linee, le tecniche costruttive, i pur minimi dettagli ripercorrono la storia dei cantieri e dei mastri d’ascia di queste terre, ma anche nelle scelte meno apparenti si ricorre alla memoria della cultura marinara, al punto che al momento di lasciare il porto, si scopre che il salpa ancore in dotazione è datato 1921. Lo stile, da queste parti, non è solo nelle imbarcazioni, ma anche nel modo di navigare. Il vento, ma anche le correnti e le maree, sono alla base di itinerari che sanno adattarsi al mutare degli elementi. La prevedibilità dei flussi è riconosciuta e usata nella costruzione di un intimo rapporto di conoscenza con ogni angolo di questo tratto di costa. Non c’è, in questo andare per mare, nessuna ombra di sfida ma, al contrario, il quieto piacere di muoversi in uno spazio amico, con il quale condividere ore e giorni da ricordare.
Romantica, tradizionale, raffinata. Benvenuto a bordo, su questi schooner, vuol dire molte cose. Tra l’altro significa un’attenzione assoluta per la buona tavola (e la buona cantina) tipica di una regione che, come quella del New England, è tradizionalmente considerata il luogo di vacanza prediletto dall’alta borghesia di New York e Boston. Non stupisce allora che su queste imbarcazioni il pane sia sfornato fresco tutte le mattine; frutta e verdura siano degli orti di casa e, grazie a questo, rigorosamente di stagione; che il cuoco sia anche pasticciere e che addirittura esistano (e siano dei piccoli best seller) i libri in edizione speciale con le ricette di bordo. Per comprendere la qualità dei menu, basti pensare che vini come Ca’ del Bosco Franciacorta Brut, il Greco di Tufo dei Feudi di San Gregorio o il Brunello di Montalcino Col d’Orcia si uniscono a molti altri vini italiani, francesi, greci e, naturalmente, californiani. Così come molto si potrebbe dire, per esempio, sull’offerta veramente internazionale di formaggi, specialità italiane comprese.
Il periodo delle crociere ha inizio, tradizionalmente, con il Memorial Day (tre giorni, dal 23 al 25 maggio), e si conclude solitamente in ottobre, quando le foreste del Maine si tingono dei colori dell’autunno offrendo dal mare uno spettacolo davvero unico. In questo lungo arco di sei mesi le proposte sono numerosissime: da un “normale” fine settimana “lungo” (tre o quattro giorni) alle crociere naturalistiche di una settimana, dal tour (quattro giorni) dedicato alla scoperta dei più suggestivi fari della costa, alla sei giorni per l’equinozio di autunno, agli incontri ravvicinati con il plenilunio di Agosto. I prezzi variano un poco da un’imbarcazione all’altra, ma sono sostanzialmente allineati. E non mancano le offerte particolari. In alcuni casi (come per la Stephen Taber) è possibile prenotare, con un mode- sto supplemento, alloggio e vitto presso la casa del comandante nel giorno precedente e in quello successivo alla crociera, in modo tale da creare lo spirito ideale sia prima di mollare gli ormeggi che al termi- ne di questa bellissima avventura.
Per informazioni: www.sailmainecoast.com
Testo di Riccardo Magrini pubblicato sul numero di Arte Navale n°52. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Benjamin Mendlowitz sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 10 Maggio 2013 da admin | in | tag: American Eagle, Angelique, Benjamin Mendlowitz, Frencman Bay, Grace Bailey, Heritage, Isaac H. Evans, Lewis R. French, Mary Day, Penobscot Bay, Riccardo Magrini, schooner del Maine, Stephen Taber | commenti: 0