“Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Alcune ci riportano indietro, e si chiamano ricordi. Alcune ci portano avanti, e si chiamano sogni”. La Cala dell’Argentiera, uno dei tratti di costa più affascinanti e meno noti del nord della Sardegna, a una ventina di chilometri da una delle località invece più famose dell’isola, Stintino, si trova idealmente a metà strada del percorso immaginario tracciato dalla frase dell’attore inglese Jeremy Irons: fra i ricord sbiaditi dal tempo (di quando qui il mare serviva quasi esclusivamente come via di trasporto per l’argento, il piombo e lo zinco estratti dalla miniera, di cui oggi rimane una città praticamente fantasma, con i resti degli stabilimenti e delle case degli operai), e il sogno di un futuro che possa ridare vita a quei ruderi abbandonati, cancellando l’industria estrattiva per sostituirla con quella del turismo. Ma a una condizione: senza cancellare la storia, l’emozione che la vecchia miniera abbandonata “racconta” a ogni passo percorso lungo le stradeine che attraversano questo angolo dove il tempo si è letteralmente fermato, raggiungibile da Stintino attraversando la Nurra, terra popolata più dai cinghiali che da esseri umani. Un angolo di Sardegna che sembra disegnato per fare da sfondo a un film e che da decenni attende un futuro, perché, come diceva Winston Churchill, “per migliorare bisogna cambiare”, ma che questo futuro non l’ha mai avuto, forse perché, come affermava sempre lo statista al servizio di sua maestà la regina d’Inghilterra, “non sempre cambiare equivale a migliorare”. Così fra il desiderio di fare qualcosa e il timore da far qualcosa di sbagliato, l’Argentiera è rimasta tale e quale a com’era nel 1962, quando il villaggio minerario venne chiuso. Lasciata al suo destino, alla deriva nel tempo, un po’ come quelle vecchie barche del cantautore, compositore, attore e regista Jacques Brel “che si dimenticano di partire perché hanno paura del mare a furia di invecchiare”. Un angolo di Sardegna, dove il tempo e lo spazio si mischiano al punto da non far più comprendere dove inizia uno e dove finisce l’altro, che da 55 anni attende un cambiamento che impedisca il disfacimento, senza intaccare però il fascino di un luogo che per certi versi ha proprio proprio nella sua decadenza la sua maggiore forza attrattiva. Una forza alla quale è impossibile resistere una volta scoperta la Cala dell’Argentiera con la sua spiaggia dove la ghiaia si è miscelata nel corso dei decenni alle polveri minerali, con la vecchia “vasca” in pietra costruita a pochi passi dalla bocca dal vecchio tunnel scavato sotto la montagna e a ridosso del mare limpido e cristallino, capace di illuminare con il riverbero del sole sull’acqua le rocce brune che fiancheggiano la spiaggia. Una spiaggia nella quale approdò perfino lo scrittore francese Honoré de Balzac nel 1838, pochi anni prima che la miniera venisse rilevata da una società belga, destinata poi a cedere il timone dell’estrazione e del trasporto alla Società di Corr’e boi, che l’avrebbe tenuta in funzione fino al 1962. Da allora solo la manciata di abitanti del minuscolo centro e i turisti alla ricerca degli angoli più isolati della costa hanno goduto di questo luogo incantato dove è possibile trascorrere il tempo nuotando in acque da favola, prendendo il sole (in attesa magari di assaggiare un piatto cucinato al chioschetto realizzato dove la montagna degrada sulla ghiaia della spiaggia), o facendo due passi alla scoperta di ciò che resta dei tre nuclei principali: la Miniera Vecchia, Plata e Argentiera. Immaginando a ogni passo come poteva essere la vita di chi qui estraeva i minerali, li lavava (nella laveria realizzata con il legno pitch-pine per rendere più leggera la struttura e più facili le sostituzioni di parti deteriorate), li caricava sulle imbarcazioni… Un viaggio in un passato che non può essere cancellato ne, tantomeno, rovinato. Cosa che, invece, ha fatto un intervento umano: la gigantesca discesa a mare in cemento armato, autentico pugno nell’occhio. Il primo intervento che potrebbe essere previsto all’Argentiera potrebbe essere proprio la sua demolizione? Seguita poi dalla trasformazione degli edifici, dall’asilo, alla chiesa, dal cinema alla foresteria, agli alloggi, per attirare un turismo di qualità. Senza far nulla che possa stravolgere ciò che nel tempo è stato conservato, ma solo qualcosa che possa impedire che il tempo finisca col distruggere uno degli angoli più belli del Nord Ovest della Sardegna, un luogo riconosciuto perfino dall’Unesco.
pubblicato il 11 Agosto 2022 da admin | in Viaggi & Rotte in Italia | tag: Cala dell'Argentiera, spiagge più belle e meno conosciute | commenti: 2
Argentiera bellissima. E notevole è anche la zona per arrivarci da Porto Torres, la Nurra, zona ancora totalmente incontaminata… Passando ho notato alcuni vecchi cascinali in pietra. Ho visto che vi occupate anche di immobiliare: sapere se in zona c’è qualcosa in vendita? Mi dicono che i prezzi sono ancora abbordabili (probabilmente anche perchéla zona non è isolata, di più, con una casa ogni due chilometri, ma è esattamente quello che mi piacerebbe…..).Grazie e complimenti per il sito, molto bello e ricchissimo di contenuti diversi fra loro ma legati dal comun denominatore del mare…..
Ci sono stata due anni fa, bellissima. Spero di tornarci, Covid permettendo, quest’estate…. Ci sono spiagge meno conosciute di altre, raramente “citate” sui giornali o in rete, che meritano assolutamente d’essere scoperte. E questa è una di quelle.