Da un piccolo laboratorio del golfo di La Spezia è nato, dopo sette anni di lavoro effettivo, un brigantino della marina napoleonica Cygne in scala 1:48. La mano che ha saputo produtte un tale gioiello è quella di Giovanni Paveto, uno che già a dieci anni aveva tentato di riprodurre in scala un rimorchiatore in costruzione in un piccolo cantiere del porto di Spezia. In quell’epoca il porto era ben visibile e dalla strada principale si potevano osservare tutte le imbarcazioni in costruzione ancora sugli scali. Agli occhi del piccolo Paveto quel modesto rimorchiatore sembrava una grande nave e, dopo averlo ammirato per giorni, l’aspirante modellista cominciò, con l’aiuto del padre, a disegnare rilevando le misure a vista. Utilizzando un blocco di balsa e pochi utensili, qualche foglio di carta vetrata e un coltellino, il giovane Paveto realizzò il suo primo modello. Non un capolavoro, ovviamente, ma l’inizio di una passione che dura tutt’ora.
Dopo i primi modelli costruiti con disegni di aziende specializzate, Paveto iniziò a fare ricerche cercando di raccogliere bibliografie e documentazioni cartacee. Nacquero, così, circa 35 modelli prima che Paveto riuscisse a recuperare le monografie di Boudriot e ad iniziare la costruzione del brick Cygne. “Quando si sceglie un modello da costruire lo si fa per ragioni di gusto personale”, ha spiegato Paveto, “e io ha deciso di dedicarmi al Cygne per le emozioni che questa imbarcazione mi regala. La forma dello scafo è di un’eleganza armonica, l’alberatura è esile, ma nello stesso tempo possente, il gioco di vele è talmente notevole da far pensare a una imbarcazione nata per gareggiare e, infine, tutti i particolari del ponte e dell’attrezzatura sono elementi in grado di far brillare gli occhi a un appassionato modellista”.
Il Cygne, catalogato come Brick da 24, fu costruito a Le Havre dal cantiere Jarnez su progetto dell’ingegner Pastel. Messo in cantiere il 28 aprile 1806, venne varato il 12 settembre dello stesso anno. Sin dai suoi primi mesi di vita di mare si capì che il Cygne non avrebbe avuto un’esistenza lunga e felice. Quasi subito iniziarono, infatti, i primi dissidi sul suo armamento. Il comandante Emmanuel-Denis Trobriand, infatti, dopo avera arruolato l’equipaggio, propose al ministro della Marina di modificare l’artiglieria di bordo introducendo due cannoni da 18 e diminuendo il numero delle carronate, ma l’ispettore generale del Genio marittimo non accettò i consigli di Trobriand perché riteneva pericoloso aumentare troppo il peso dell’artiglieria di bordo. Poco prima della primavera del 1807, al comando del Tenente di vascello Emmanuel-Denis Trobriand, levò le ancore per recarsi da Le Havre a Cherbourg, ma durante il tragitto subì diversi contrattempi. L’ultimo si verificò l’8 marzo del 1807 quando, per un problema sui segnali di riconoscimento, vennero sparati sul brick 14 colpi di cannone, dei quali 12 andarono a segno. Il fuoco cessò solamente quando il brick andò in avaria ormeggiando al largo. Il 22 marzo il Cygne venne portato nel bacino di carenaggio di Cherbourg dove fu sottoposto a riparazione. Il 18 maggio del 1808 il comando del Cygne passò al Tenente di vascello Louis-Marie-Clement Defresme che pochi mesi dopo ricevette l’ordine di salpare con una divisione di 5 navi per la Martinica. Dopo aver ingaggiato battaglia con alcune navi inglesi, la nave partì il 13 dicembre da Serou per dirigere verso Saint-Pierre, ma venne raggiunta dalle unità della flotta britannica che lo costrinse sulle rocce di Garenne a circa una lega e mezza dal porto. Il suo capitano fu obbligato all’abbandono della nave dopo aver tentato di incendiarla.
E veniamo alla versione in miniatura. Tutto il modello è stato autocostruito; per la realizzazione delle ordinate e i listelli per la fasciatura per i ponti e per tutti i particolari sono state usate diverse essenze di legno dalla noce al faggio e al ramino. Per le realizzazione della polena e tutti i decori della bottiglia sono stati usati il legno di bosso e di ebano, mentre per la costruzione dei cannoni, delle carronade, della minuteria varia e della ferramenta dell’alberatura è stato usato l’ottone. La parte viva dello scafo è stata ricoperta con 500 piastre di rame fissate allo scafo mediante chiodi realizzati con filo di ottone. Per il sartiame Paveto ha costruito una piccola commettitrice in grado di intrecciare tutti i cavi rispettando la scala del modello. Il modello è lungo 1,16 metri e alto 0,86 metri ed è stato realizzato usando non solo la monografia di Boudriot, ma anche testi di avari autori dell’epoca.
Testo e fotografie di Edgardo Facchi, pubblicato sul numero 83 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali. Per abbonarsi ad Arte Navale: tel 02 7388901, sig.ra Ada Fraticelli.
pubblicato il 15 Giugno 2018 da admin | in Navi a vela & a motore | tag: brigantino, brigantino della marina napoleonica Cygne, Cygne, Giovanni Paveto | commenti: 0