Navigare tenendo una rotta prestabilita nonostante un mare di ostacoli quasi insormontabili, magari fra onde paurose e venti da uragano, o in acque considerate da secoli trappole mortali per le secche e gli scogli affioranti o per le correnti capaci di non far capire più nulla neppure al più esperto lupo di mare, può essere un’impresa ai confini dell’impossibile. Ma ci possono essere sfide ancora più difficili. Per esempio mettersi al timone di un maxi trimarano e farlo navigare, per centinaia e centinaia di chilometri, sulla terraferma, affrontando autostrade e cavalcavia, stradine e rotatorie che spesso metterebbero in difficoltà perfino un conducente di un furgone. Una sfida impossibile per tutte le imprese di autotrasporto interpellate da chi, quel gigantesco trimaramo, l’aveva costruito e ora doveva trasportarlo, con pezzi lunghi fino a sfiorare e 30 metri, dal cantiere in provincia di Bergamo alla Costa atlantica della Francia, per metterlo finalmente in acqua. Una sfida giudicata persa in partenza da tutti, tranne che da un’impresa di autotrasporti, la Peterlini di Parma, punto di riferimento per moltissime aziende chiamate ad affrontare trasporti eccezionali, da poco entrata a far parte del gruppo bergamasco Bracchi, che quella sfida l’ha invece raccolta e vinta. E che alle immagini di quel quel trasporto ha dedicato un posto d’onore nella bacheca aziendale dove vengono gelosamente custodite le “prove” delle tante “imprese professionali” portate a termine, spesso degne di entrare a far parte di un vero e proprio guinness dei primati, come conferma, con più che giustificato orgoglio, Cristian Mavilla, al timone con il fratello Enrico alla guida dell’azienda. “Il trasporto di quel maxi trimarano è sicuramente il fiore all’occhiello dell’azienda, perché frutto di un lavoro di squadra unico. Un progetto che ab biamo deciso di “varare” dopo un lungo studio di fattibilità che ha coinvolto il nostro reparto autorizzazione e che, con l’aiuto degli enti proprietari delle strade, ha consentito di trovare il percorso ideale da affrontare. Il tutto grazie anche ai responsabili del nostro studio francese che grazie alla grande esperienza in materia di trasporti eccezionali ci hanno supportato nel modo corretto”. Un fiore all’occhiello preziosissimo anche perchè nessun altro se l’era sentita di “piantarlo e farlo sbocciare…. “La sfida era stata rigettata da diversi vettori che eseguono specificatamente trasporto di imbarcazioni per la difficoltà operativa e soprattutto per il valore in termini assoluti del componente trasportato in quanto unico esemplare e che in caso di danno durante il traporto avrebbe causato il fermo del cantiere per svariati mesi. Accettarla non è certo stata una scelta facile neppure per noi e durante la lunga fase operativa sono stati fatti più sopralluoghi presso il sito produttivo e all’intero itinerario italiano. Quali sono i punti principali della “rotta strategica” che abbiamo poi tracciato? Successivamente al sopralluogo in azienda e alla rilevazione misure, abbiamo premontato il semirimorchio presso la nostra sede e simulato il carico e tutti gli appoggi necessari. Il telaio del trimarano, totalmente in fibra di carbonio era molto ingombrante ma estremamente leggero. Abbiamo valutato le soluzioni ideali per precaricare il telaio del semirimorchio e considerato di eseguire ancoraggi che fornissero una buona elasticità alle controflessioni dovute all’inerzia del telaio del nostro semirimorchio che in movimento genera un’onda ciclica e di conseguenza una sollecitazione a fatica e di stress sulla telaio della struttura trasportata”. C’è stato qualche momento in cui vi siete “pentiti” di aver accettato la sfida e qual è stato l’aspetto più “complicato” di tutta l’operazione? “Pentiti mai: ogni progetto presenta le proprie difficoltà e spesso e volentieri si tende a sottovalutare il noto. In questo caso il livello di attenzione è sempre stato più che adeguato alla difficoltà del viaggio. L’aspetto più complicato è stato quello di convincere il committente e raccogliere la fiducia necessaria a mettersi in gioco, ma una volta dimostrate le capacità e le verifiche effettuate ho da subito avuto la percezione di stima”. Un successo reso ancora più straordinario dal fatto che nel vostro “curriculum” non c’erano stati altri simili. “E’ vero, questo non era il nostro settore operativo, ma dopo questa impresa unica nel suo genere e tipo, mai dire mai…. Un’impresa che, oltre a tutto, ci ha consentito di acquisire nuove importantissime esperienze di cui tener conto, magari, in futuro anche per altri tipi di trasporto. Fissare un carico è sempre una manovra delicatissima ma farlo con “merci così particolari” lo è stato ancora di più: è stato necessario analizzare il posizionamento dei pattini, i sistemi di aggancio e di tenuta, per evitare che si danneggino le superfici della barca magari per colpa di tiranti realizzati superficialmente, calcolare la necessità di smontare tutto quello che potrebbe danneggiarsi durante la “navigazione su asfalto”. E molto altro ancora fra cui, elemento non certo ultimo per importanza, tenere conto delle sollecitazioni dinamiche che entrano in gioco con il movimento del camion, prevedendo anche i diversi possibili movimenti accidentali. E’ l’insieme di un tutte queste operazioni che realizza la messa in sicurezza dell’imbarcazione, e questo abbiamo potuto “impararlo a fondo” solo lavorando fianco a fianco con i responsabili del cantiere, grazie alla loro pluriennale esperienza. Perché non esiste un manuale “come si lega e dove”: la soluzione corretta si “costruisce” sul singolo progetto e la vera differenza la fa il bravo operatore capace di valutare rischi e soluzioni”. Voi avete tracciato una nuova rotta nel trasporto di imbarcazioni via terra: quali sono invece le “rotte” che hanno seguito i responsabili del cantiere per “approdare” proprio da voi? “Forse grazie al passaparola, che resta la miglior pubblicità, hanno scoperto che in materia di trasporti eccezionali non temiamo alcun confronto. O magari navigando in rete….”. Trasportare yacht ha costi particolarmente rilevanti rispetto ad altre “merci”, anche in considerazione del valore dei prodotti a volte trasportati”? E ci sono polizze assicurative particolari – e particolarmente costose – da sottoscrivere in caso di incidenti, di danni? “Il costo è importante ma mai adeguato al valore trasportato, esistono polizze di diverso tipo e copertura per le quali è bene prestare molta attenzione”. In mare i pericoli maggiori per un’imbarcazione sono rappresentanti dalle secche e dagli scogli affioranti, dalle onde e dal vento: sulla terraferma quali sono gli ostacoli più comuni e i più comuni? “In una vecchia canzone una rotonda sul mare suscitava belle emozioni, mentre le rotonde spuntate un po’ come funghi lungo le strade rappresentano sicuramente una bella soluzione, ma spesso e volentieri anche un grosso problema. Basti pensare che ci sono convogli con pianali a culla che viaggiano a pochi centimetri da terra, con semirimorchi dotati di travi allargabili per poter meglio alloggiare gli scafi e poter scendere ulteriormente con l’altezza complessiva del convoglio. Realizzare convogli di 25 metri di lunghezza, 4 e mezzo di larghezza e altrettanti di altezza è la quasi normalità e riuscire a effettuare manovre su viabilità ordinaria soprattutto nei pressi dei cantieri diventa un’impresa”. Un’impresa che l’azienda di Parma “approdata” nel gruppo Bracchi è puntualmente pronta a realizzare ogni volta, raccogliendo anche sfide che appaiono impossibili. Come quella compiuta, nel migliore dei modi, con il mega trimarano. Un’impresa destinata a indicare a cantieri e armatori la miglior rotta da seguire per far navigare le loro imbarcazioni via terra….
Testo realizzato da Baskerville Comunicazione & immagine srl per mareonline.it
pubblicato il 29 Maggio 2022 da admin | in | tag: Cristian Mavilla, Gruppo Bracchi, l'impresa impossibile del trimarano gigante, maxitrimarano, navigazione via terra, Peterlini Trasporti, trasporto di imbarcazioni su strada, trasporto di imbarcazioni via terra | commenti: 0