Se si vuole paragonare una bella barca a una bella donna, allora l’Orion è una donna che ha avuto molti amanti e un re come promesso sposo. Nella sua lunga e movimentata storia dal 1910 fino a oggi, questo yacht ha avuto cinque nomi, altrettante nazionalità e una dozzina di armatori. Nata goletta aurica nel cantiere Camper & Nicholson su disegno di Charles E. Nicholson, fu costruita originariamente per i mari del nord. Il committente, re Alfonso XIII di Spagna, voleva una barca da opporre nelle regate contro i grandi yacht dell’epoca. Ma gli spagnoli gli negarono i fondi e re Alfonso non poté mai portarla al varo.
Oggi l’Orion ormeggia quasi esclusivamente nel Mare Nostrum, dove per la sua eleganza e bellezza si è conquistata il titolo di Regina del Mediterraneo. Invelata, è una delle barche da diporto più spettacolari che sia mai stata costruita ed è l’unico yacht d’inizio ‘900 a sopravvivere intatto e originale fino ai nostri giorni. E stato uno dei primi yacht d’epoca ad essere restaurato con grande profusione di mezzi, in tempi quando questo non era ancora pensiero comune. Negli anni Settanta, gli yacht d’epoca cominciarono a ormeggiare a Porto Cervo, Imperia e Saint Tropez; all’inizio si trattava solo di una meravigliosa sfilata di quel che erano le golette inglesi dell’età d’oro dello yachting, ma poi Orion, Lulworth, Cambria, Marietta, Puritan, Shenantoah, Altaïr e altri yacht d’epoca, nonostante la loro fragilità e la complessità del loro armamento, osarono schierarsi in regate vere e proprie.
A vederla, anzi a essere invitati a bordo per partecipare alle Régates Royales di Cannes, dove è stato realizzato questo reportage esclusivo, è stato un momento di quelli che suscitano emozioni profonde negli appassionati del mare, della vela e dell’arte navale. A bordo dello yacht ci è stato permesso raccogliere in dettaglio la bellezza dell’armamento, osservare la disinvoltura con la quale Orion naviga contro vento o passa con forza l’onda. Nella baia di Cannes, sotto un sole radioso e circondato da piccole barche da diporto, Orion avanzava silenziosamente davanti a una brezza leggera, piegandosi graziosamente.
Questo yacht si è sempre distinto per la capacità di navigare anche con brezze leggere in modo deciso, sfruttando anche il più leggero refolo. Con i suoi quasi 900 metri quadrati di superficie velica è in assoluto uno dei più grandi, pesanti e difficili yacht tradizionali da manovrare in un circuito classico come il Panerai, di cui è rimasto costante protagonista. Con le sue vele bianche spiegate, l’onda di prua resa spessa dal dislocamento di 254 tonnellate e dai 45 metri di lunghezza fuori tutto, Orion offre un’immagine di eccezionale potenza, pur esibendo, grazie all’armamento da goletta, forme fini e graziose.
A bordo si trovano ancora molti accessori originali della sua “gioventù” e gli interni sono stati reintegrati al lusso di un tempo: mobili d’epoca, divani in pelle, quadri d’autore e tappeti persiani. Ecco la sua storia in breve: dopo l’insuccesso di Alfonso XIII di Spagna di farla sua, la barca diventa proprietà, con il nome di Sulvana, del Tenente Colonnello Curtney E. Morgan, rinomato yachtman inglese e membro del Royal Yacht Squadron. Nel 1913, acquistata dal conte francese comandante Jean De Polignac, attraversa la Manica cambiando l’Union Jack per il Tricolore. Dopo la Prima Guerra Mondiale, la barca cambia armatore, diventando proprietà di Maurice Bunan Varilla.
Nel 1921, è di proprietà del quotidiano “Le Matin” e prende il nome di Pays de France. Due anni dopo si trova di nuovo in Inghilterra, ribattezzata Diana dall’armatore Cecil P. Slade. Segue, nel 1927, un nuovo battesimo che la fa diventare Vira per volontà del proprietario argentino, Raul C. Monsegur. A partire dal 1930, dopo l’acquisto da parte di Miguel De Pinillos, inizia il periodo spagnolo con il nome Orion, che porta ancora oggi. Nel 1949 l’armatore Manuel Beltran Mata vende lo yacht alla società Fagesco e l’Orion si trasferisce a Barcellona. Nel 1968 lo yacht diventa proprietà della Lebo Enterprise S.A. di Panama.
Nonostante i molti armatori e le diverse immatricolazioni, Orion rimase uno yacht curato finché non venne gravemente danneggiato da un incendio nel porto di Le Havre. Pur continuando a navigare ricevette sempre meno cure e quando, durante un viaggio da Barcellona a Marsiglia, al largo di Cap Creos, disalbera durante una tempesta, tocca il fondo della sua esistenza.
Nei primi anni Settanta l’Orion stava lentamente morendo nel porto di Le Grazie, in provincia di La Spezia. Dopo quattro anni in disarmo, tutto a bordo era deteriorato o scomparso. Rinasce, quasi per miracolo, quando fu acquisita da due armatori italiani, i fratelli Brughieri. Il refitting completo coinvolse tutto il sistema scafo, le sovrastrutture e gli impianti, che furono aggiornati e attualizzati per rispondere ai moderni canoni sulla sicurezza. Anche gli interni, che durante gli anni di disarmo erano stati sviliti, vennero riportati all’antico splendore. Nel periodo 1998-1999 l’Orion viene affidata di nuovo alle maestranze dei cantieri, che per due anni hanno affrontato gli enormi lavori di restauro e del ripristino del piano velico a schooner aurico. L’accurato e amorevole restauro è continuato dal 2002 al 2004 sotto l’attuale armatore tedesco, che con grandi investimenti ha fatto rinnovare completamente gli interni e la coperta e rimpiazzare le parti dello scafo danneggiate con lo stesso legno con il quale erano state costruite: mogano invecchiato dell’Honduras. Anche gli ottocento metri quadrati di vela sono stati sostituiti per renderla quello che è oggi: una elegante e superba Regina del Mare Nostrum.
Testo di Hannes Schick pubblicato sul numero 39 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Hannes Schick sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 8 Agosto 2020 da admin | in Barche a vela d'epoca | tag: cantiere Camper & Nicholson, Charles E. Nicholson, fratelli Brughieri, Hannes Schick, Régates Royales di Cannes, yacht Orion | commenti: 3
Sono stato inbarcato su questa meraviglia per 5 anni dal ’88 al 92. Nel corso il lavoro di restauro è stato costante grazie alla famiglia Braghieri, il lavoro piu’ grande è stato sicuramente il rifacimento della coperta presso i cantieri Valdettaro a Le Grazie. Lo dico senza problemi, il comandante per antonomasia di ORION sara’ sempre
IGNAZIO TORRENTE. Ottimo marinaio e COMANDANTE.
Ho avuto il piacere di conoscere l’attuale armatore, il quale mi ha anche regalato un grande libro fotografico dedicato alla Orion, devo ammettere che sentirlo parlare di questa meravigliosa barca è veramente un piacere, oltre a farti sognare a occhi aperti, si percepisce nelle sue parole l’amore che prova per questo splendore.
Sono fortunatamente stato ospite sull’Orion varie volte perché invitato da uno dei figli dei due armatori, Domenico e Leopoldo Braghieri… il figlio di Leopoldo Filippo Braghieri è un mio caro amico… nell’88 invitammo per la felicità dei marinai, quasi tutti sampdoriani, quattro calciatori della Sampdoria tra i quali Luca Vialli e Beppe Dossena con le loro famiglie e fidanzate!… Nell’arco dell’inverno ci telefonarono varie volte dagli spogliatoi dello stadio di Genova per ricordare quella giornata da loro detta stupenda a Porto Cervo in giro a vela per il mare fantastico della Sardegna!… Io lavoro per alcune famiglie del Medio Oriente e mi occupo delle loro vacanze, per questo sono stato su circa 50’Yacht a livello mondiale e l’inverno vivo a Dubai quattro mesi su uno Yacht di 86 metri di proprietà di un membro della famiglia regnante del Kuwait e posso dire che non c ‘è minimamente paragone tra salire e navigare su una vera e bellissima barca Come l’Orion che salire e navigare su tutti i mega yacht che per me sono dei ferri da stiro non ti danno nemmeno lontanamente le emozioni che ho provato sull’Orion…