Edward Teach: un nome che a moltissimi non dirà probabilmente nulla, così come del resto Khayr al-Dīn. Moltissimo dicono invece i loro soprannomi: Barbanera (il pirata, che nei primi anni del 1700 divenne sinonimo di terrore nel mar dei Caraibi, grazie anche alla scelta di assumere un aspetto il più diabolico possibile, con la barba scurissima raccolta in trecce e delle micce sotto al cappello che gli circondavano il volto di fumo, quasi fosse appena “sbarcato” dall’inferno) e Barbarossa (che a inizio 500 da Algeri e Tunisi faceva partire i suoi assalti alle coste meridionali dell’Europa, scegliendo spesso le città italiane, soprattutto sul versante tirrenico). Pirati entrati nella leggenda (così come gli “illustri colleghi” Francis Drake, corsaro al servizio della regina d’Inghilterra Elisabetta I, diventato il nemico pubblico numero uno della Spagna, o Henry Morgan che sempre come “braccio armato “della corte inglese” si rese protagonista di conquiste straordinarie come nel caso degli assalti ai porti spagnoli di Puerto Principe a Cuba, Cartagena in Colombia e Maracaibo nell’attuale Venezuela. Una leggenda nella quale non è entrato invece nessuno dei pirati dell’era moderna, predoni del mare di cui nessuno scrittore probabilmente narrerà mai le gesta, raccontate invece dalle cronache che confermano come i predoni del mare siano una razza tutt’altro che in via d’estinzione. Una realtà testimoniata anche dalla “presentazione”, sul sito della casa editrice Pacini, del volume “Pirateria e istituti civilistici della navigazione marittima”, dove si legge che “ritenere che la pirateria marittima sia un fenomeno estinto, o comunque in via di estinzione, è errato” perché essa, più semplicemente, “si evolve e muta i propri caratteri, interessando aree geografiche nuove e rivolgendo la propria attenzione a obiettivi diversi” con una “persistente presenza dei pirati nelle zone strategiche per il commercio internazionale, dove gli interessi si fanno pregnanti sotto il profilo economico”. Fenomeni di pirateria che, prosegue la presentazione, “oltre ad attentare, in linea generale, alla sicurezza della navigazione marittima, determinano rilevanti conseguenze contrattuali”. Talmente gravi da giustificare la realizzazione del volume, curato da Fiorenza Prada, dottoressa di ricerca in “Diritto ed economia dei sistemi produttivi, dei trasporti, della logistica, e del welfare” all’Università di Udine oltre che docente a contratto di diritto del turismo nello stesso ateneo. Un volume che fa navigare i lettori attraverso le conseguenze che sul piano civilistico la pirateria può avere sui contratti di assicurazione e di utilizzazione della nave, ponendo a confronto la normativa italiana con la diversa disciplina degli ordinamenti francese e tedesco. Un vero viaggio nel mare di pericoli e di “effetti collaterali” che salpa dalla pirateria nel mondo antico per approdare , oggi, nella “sicurezza della navigazione e la rilevanza attuale dei fenomeni di pirateria”, per poi seguire una rotta destinata a toccare numerosi temi: dalle lacune delle convenzioni internazionali e dalle modifiche operate dalla Convenzione di Roma del 1988 e dal Protocollo del 2005 ai problemi di coordinamento tra la disciplina nazionale e le convenzioni internazionali; dalle nuove prospettive nella lotta alla pirateria, tra prevenzione e repressione, all’’incidenza del rischio di pirateria marittima nell’ambito del mercato assicurativo e alla vigente disciplina delle assicurazioni marittime nell’ordinamento nazionale con tutto quanto dovrebbero sapere i responsabili di impresa di assicurazioni, il contraente e l’assicurato. Una lettura capace di far emergere ogni aspetto in materia di classificazione del rischio di pirateria e pagamento del premio; di sequestro della nave e del carico e di pagamento del riscatto quale atto di avaria comune; di dichiarazione di abbandono della nave e di responsabilità del noleggiante e del noleggiatore. E, ancora, l’eventuale rifiuto dell’armatore a percorrere tratte a rischio pirateria; la responsabilità del vettore marittimo in relazione agli attacchi dei pirati nel trasporto di persone e nel trasporto di merci e per i casi di inadempimento, ritardo e sinistri oltre che nei confronti dei membri dell’equipaggio. Un libro probabilmente meno “affascinante” delle biografie dei più grandi pirati, corsari e bucanieri, ma che per moltissime persone che sul mare lavorano può valere un tesoro. Un tesoro di carta, che non sarebbe stato probabilmente troppo ambito da Barbanera & Co, ma che per le potenziali prede dei pirati moderni rappresenta un’importantissima arma di difesa contro le conseguenze di ogni possibile arrembaggio.
pubblicato il 24 Febbraio 2023 da admin | in | tag: casa editrice Pacini, Fiorenza Prada, Pacini giuridica, Pirateria e istituti civilistici della navigazione marittima, rischio di pirateria | commenti: 0