Verrebbe da pensare che è una di quelle storie da inziare con il classico “c’era una volta”. E invece la sorpresa è in agguato. Entri nel cantiere Sangermani di Lavagna dall’ingresso di via dei Devoto, attraversi gli uffici letteralmente tappezzati, sulle pareti in legno, dai mezzi scafi in scala che raccontano un secolo abbondante di storia, stai per sederti in una comoda poltrona convinto che ti attenda una oretta almeno di suggestivi amarcord, e invece scopri che ti aspetta tutta un’altra storia. Attualissima. Come quella che Cesare Sangermani, classe 1946 racconta alla fine di un brevissimo viaggio nel passato, “navigando” attraverso i capannoni che racchiudono gioielli d’epoca in fase di restauro. All’uscita, sul molo, esattamente dalla parte opposta a quella da cui sei entrato, c’è il futuro: Raggio di Sole, scafo di dieci metri (meno un centimetro) di legno e carbonio, l’ultima invenzione (e l’ultimo brevetto internazionale) di casa Sangermani, forma ampia, come i fianchi di una donna di un tempo, quando l’anoressia non stava neanche nel vocabolario, il fiocco autovirante, l’albero in carbonio, non una crocetta acquartierata, non una volante, non uno strallo di poppa, un miracolo di semplicità. Uno scafo capace, con la sua deriva di due metri e 35, di stringere benissimo di bolina e di volare sull’acqua a tutta velocità. Senza per questo essere difficile da portare.
Merito di un grande segreto custodito sottocoperta, dove legno e carbonio si sposano in un incontro inaspettato, rivoluzionario, unico. E soprattutto capace di smentire chi ancora crede che una barca in legno abbia problemi di durata, resistenza e soprattutto di manutenzione maggiori di una barca in vetroresina, alluminio o acciaio. Merito dello scafo in legno, realizzato secondo criteri di straordinaria robustezza con lamellari trattati in modo speciale, letteralmente rivestito da una corazza di tre-quattro strati in pellicola di fibra di carbonio monodirezionale, sapientemente disposta per aumentare caratteristiche e prestazioni dell’intero scafo, dotandolo di un momento d’inerzia straordinariamente elevato. E delle ordinate, anch’esse rinforzate con fogli di carbonio, che danno all’insieme le caratteristiche di una struttura aeronautica. Una rivoluzione che consente di realizzare barche senza limiti di dimensione, con un costo in linea con quelli di una barca in vetroresina di fascia alta. Un progetto per far sbarcare da protagonisti assoluti, nel terzo millennio, un cantiere che fin dalla sua lontanissima nascita (il fondatore Ettore, soprannominato Dorin, era della classe 1869) ha sempre guardato alla capacità di innovare, di essere i primi e davanti a tutti.
Come dimostra la scelta, di impiegare, tra i primi al mondo, il composito super avanzato, impiegando dei materiali che erano sperimentati solo dalla Nasa, e che per arrivare in Europa dovevano viaggiare sotto un altro nome. Scelte innovative che hanno permesso di far nascere barche come il Guia 2000 (varato nel 1979) o Wallygator (1991, oggi ribattezzata Mr. Gecko), la barca (fatta, ed era la prima volta, con lo scafo in lamellare di cedro rosso, kevlar e carbonio per cinque strati, con la coperta in composito e l’albero anch’esso in carbonio) progettata da Luca Brenta che ha aperto la stagione dei Wally, segnando la vita di Luca Bassani al punto da convincerlo a trasformarsi da armatore in costruttore.
Una barca rivoluzionaria capace di far scendere il peso dello scafo fino a 12 chili per metro quadrato, contro i 19 di un maxi da regata in alluminio e i 30 di uno scafo in vetroresina. Scelte innovative come quella fatta dal padre di Cesare, Cesare senior, che già nei primi anni ’70 aveva realizzato una serie di 12 metri in vetroresina. affidandosi a chi, in quel periodo, era considerato l’eccellenza: l’Intermarine di Sarzana.
E a soli pochi anni più tardi, nel 1976, (a testimonianza di una ricerca continua che non conosceva pause) risale la virata verso compositi avanzati, con la nascita di barche come Guia 2000, su progetto di German Frers, realizzata per la prima volta al mondo con un sandwich costituito da un’anima in nido d’ape d’alluminio Aeroweb, già impiegato in aeronautica, e due guance in fibra di kevlar 49 (e un carico di rottura a 270 chili al millimetro quadrato, il doppio del sartiame d’acciaio) fissate con resina epossidica. Una barca capace di dominare due volte la Giraglia, di diventare due volte campione del Mediterraneo, di essere protagonista assoluta alla transatlantica a coppie Brooklyn Cup.
Ma soprattutto una barca che i detrattori avevano definito “kleenex” (perché a loro giudizio per seguire tanta leggerezza avrebbe portato a uno scafo usa e getta) e che invece ha garantito durata, solidità, sicurezza.
L’abbandono del composito, sul quale si sono gettati i cantieri di tutto il mondo e il ritorno alle barche in legno non è stato per “tornare in porto”, ma “per intraprendere nuove rotte in un mare molto affollato”. Con al timone dell’azienda, al fianco di papà Cesare, la quarta generazione Sangermani: Filippo e Giacomo. Pronti a proseguire nella rotta che da decenni ha saputo conquistare, con imbarcazioni uniche e assolutamente innovative, grandi famiglie di armatori come i Mantero, i Cesa, i Galera, i Vender, i PininFarina, i Falck, i Fossati, i Boroli, i Lancia, gli Arvedi, i Rothschild, i Riva…
Libero adattamento per mareonline.it del testo di Giuseppe Meroni pubblicato sul numero 47 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Seasee sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali. Per visitare il sito:www.seasee.com
pubblicato il 13 Settembre 2017 da admin | in | tag: Aeroweb, Cesare Sangermani, German Frers, Guia 2000, Intermarine di Sarzana, Luca Bassani, Luca Brenta, Raggio di Sole, transatlantica a coppie Brooklyn Cup, Wally, Wallygator | commenti: 0Just Peruzzi, "Il ristorante panoramico più bello d’Italia" - Corriere della SeraVi aspettiamo per accogliervi in quello che il Corriere della Sera ha definito come "Il ristorante panoramico più bello d’Italia"
Pubblicato da Just Peruzzi su Martedì 30 aprile 2024