Sulla terraferma e in cielo l’artiglio viene utilizzato dai mammiferi e dagli uccelli per catturare una preda e tenerla ben salda. In mare l’Artiglio è stato utilizzato per catturare, in fondo al mare, e riportare a galla, tenendolo ben saldo, un antico tesoro inabissatosi. Ma in mare un Artiglio ha anche ghermito le vite di alcuni membri dell’equipaggio… Quella dell’Artiglio, ex peschereccio inglese di 300 tonnellate, acquistato dalla So.Ri.Ma. (Società recuperi marittimi) di Genova per essere impiegato nel recupero in mare di relitti a grandi profondità, è una storia di un successo straordinario e allo stesso tempo di una terribile tragedia.
Una storia che ha inizio nel settembre 1928 quando l’Artiglio salpa verso Brest per una missione dal fascino unico come sa esserlo solo quello legato alle missioni impossibili. Come recuperare il tesoro dell’Egypt, un transatlantico della P & O che il 16 maggio 1922 aveva lasciato Londra con destinazione Bombay con 44 passeggeri e 290 uomini di equipaggio. Ma soprattutto con un carico di oro e argento di valore immenso destinato a scomparire sott’acqua quando, al largo della Bretagna, il transatlantico era stato speronato dal piroscafo francese Seine, in rotta per Le Havre.
L’Egypt era affondato nel giro di pochi minuti venti minuti trascinando con se, a 130 metri di profondità, i corpi di 96 uomini e donne e intere casse colme di lingotti. Per sei anni i più coraggiosi palombari di diverse società svedesi, francesi e tedesche si erano cimentati nell’impresa, ma alla fine avevano dovuto desistere. Lasciando che quegli “ingenui d’italiani ci provassero”. Un tentativo destinato a essere coronato dal successo, ma solo pagando un pesantissimo tributo di sangue. Dopo essere riusciti, nell’estate del 1930, a individuare il tanto agognato relitto, i palombari viareggini imbarcati sull’Artiglio erano stati infatti costretti costretti a interrompere i lavori per l’arrivo della brutta stagione e dirigersi verso la baia di Saint-Nazaire per svolgere un altro incarico, prima di ripartire, la primavera successiva, per la caccia al tesoro.
Un incarico rischioso, ma apparentemente non troppo: smantellare la Florence, una nave americana di 9.000 tonnellate silurata dai sommergibili tedeschi durante la prima guerra mondiale e posatasi su un fondale di una ventina di metri con il suo carico di 150 tonnellate di esplosivo. Un carico d’esplosivo da far brillare con l’impiego di piccole cariche mentre l’Artiglio avrebbe dovuto portarsi a distanza di sicurezza, a due chilometri dal relitto imbottito di esplosivo. Invece, il 7 dicembre,era accaduto quello che mai avrebbe dovuto succedere: a bordo dell’Artiglio qualcuno aveva deciso di far saltare le cariche quando la distanza dalla Florence era solo di 200 metri. Con conseguenze devastanti. In mare si era aperta una voragine d’acqua che aveva inghiottito l’Artiglio provocando la morte dei palombari Alberto Gianni, Aristide Franceschi, Alberto Bargellini e di nove uomini dell’equipaggio. Una tragedia che non era bastata però a cancellare l’impresa di recuperare il tesoro dell’Egypt. A maggio dell’anno seguente un nuovo Artiglio, con una nuova squadra di palombari viareggini, aveva ripreso la ricerca delle boe lasciate nella precedente missione dall’equipaggio italiano e il 22 giugno le benne avevano scaricato sulla tolda dell’Artiglio II le prime barre d’oro e d’argento, parte di un tesoro ritrovato che alla fine sarebbe risultato composto da 19 cassette con sette tonnellate d’oro e 37 cassette di lingotti d’argento. Un’impresa destinata a imporsi, come affermato da sir Percy Mackinnon, presidente del Lloyd, all’ammirazione di tutto il mondo. Lo stesso mondo che pochi mesi prima era rimasto ammutolito di fronte alla tragedia dell’Artiglio.
Libero adattamento per mareonline.it del testo di Corrado Ferulli pubblicato sul numero di Arte Navale n°46. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Foto archivio Fondazione Artiglio Europa.
pubblicato il 1 Aprile 2024 da admin | in | tag: Artiglio, Egypt, Florence, Lloyd, Percy Mackinnon, Saint-Nazaire, So.Ri.Ma | commenti: 0Just Peruzzi, "Il ristorante panoramico più bello d’Italia" - Corriere della SeraVi aspettiamo per accogliervi in quello che il Corriere della Sera ha definito come "Il ristorante panoramico più bello d’Italia"
Pubblicato da Just Peruzzi su Martedì 30 aprile 2024