Rilassatevi: ci si può imbarcare senza la patente nautica e senza dover necessariamente passare un test sulla lettura e rilettura di tutti i 21 libri di Patrick O’ Brian sulle gesta del capitano della Royal Navy Jack Aubrey. Neppure vi viene richiesto di aver visto il film di Peter Weird Master and commander con Russell Crowe (anche se comunque può valerne la pena). Certo sapere qualche termine marinaresco, saper riconoscere un albero di mezzana da uno di trinchetto, una vela di gabbia da un fiocco e da una vela di straglio aiuta. Ma più che altro a sentirsi veramente parte dell’avventura. Perché una crociera sullo Star Clipper o sul suo gemello Star Flyer oppure ancora sul monumentale Royal Clipper (5 alberi) non è una crociera qualunque. Non importa l’itinerario (Caraibi, Malesia, Mediterraneo, Atlantico): la differenza sta nel mezzo. Intanto è importante essere certi di cosa intendiamo con il termine crociera. Se pensate a un albergo superlusso alto 15 piani con migliaia di persone a bordo e che galleggia sul mare non ci siamo proprio. Aspettatevi qualcosa di molto, molto diverso.
Per cominciare, sui clipper si viaggia per andare e non per arrivare e qui sta molta della differenza. E poi nel prezzo sono esclusi teatro, discoteca, casinò e piste di pattinaggio su ghiaccio, ma sono incluse cose impagabili come: il gusto della navigazione o l’emozione di stare a contatto con il mare, che non è quel tapis roulant blu che scorre lontano tra una destinazione e l’altra mentre si fa animazione a bordo della vasca da idromassaggio. Insomma qui si tratta di imbarcarsi su un veliero. Un veliero che sente il vento e va a vela, subisce i capricci del mare, sente le onde. Non aspettatevi, tuttavia, i ponti bui e affollati, le gallette per pranzo, il grog per aperitivo e i turni di guardia in vigore sulle navi di linea della Marina britannica in epoca napoleonica. Coccolati e rilassati ci stanno 170 ospiti sullo Star Clipper e 227 sul Royal, tutti giovani dentro, di ogni nazionalità e di norma tutti amanti del mare. Si mangia benissimo, si dorme cullati dalle onde, si può nuotare in piscina a meno che la bolina non si faccia dura, si viaggia slow, 17 nodi a motore, mentre a vela dipende dal vento, naturalmente. Nessuno pretende che sappiate cazzare una cima o issare una vela, ma se avete voglia di provare, l’equipaggio si fa aiutare volentieri dagli ospiti.
E se il paesaggio che vi scorre accanto non vi basta, se leggere o ascoltare i vostri ipod sdraiati dentro la delfiniera (la rete che sta sotto il bompresso) non vi appaga a sufficienza, potete sempre chiedere di salire sulla coffa. E allora, anche se non siete già fan della storia della navigazione a vele quadre o se non vi era mai passato per la testa di rivedere Richard Harris ne Gli ammutinati del Bounty, qualcosa scatterà dentro di voi. E sarà per sempre (e non sarà mal di mare). Star, Flyer e Royal sono, lo dice la parola stessa, dei veri clipper o almeno le loro esatte copie.
Sono stati varati tra gli Anni 90 e il 2000, ma i disegni dei loro scafi datano tra metà e fine ‘800. I clipper, infatti, sono nati a Baltimora attorno al 1812 e sono stati a lungo le navi a vela più veloci, eleganti ed efficienti che solcavano i mari. Con linee d’acqua perfette, chiglie fatte per la velocità, vele quadre o miste, tre o più alberi, disponevano di una superficie velica di molto superiore a navi della medesima stazza e arrivavano a toccare i 20 nodi di velocità. Trasportavano tè, seta o spezie dalle Indie Orientali fino al Tamigi: prima arrivavano, migliori erano i prezzi a cui piazzavano la loro mercanzia. Si narra di vere e proprie regate di mach race tra clipper che risalivano il fiume in forza di vele, dopo aver circumnavigato il globo, giusto per essere primi ad accostare ai docks. Navi come il Flying Cloud, il Cutty Sark, il Thermopylae sono ancora leggenda.
Per molto tempo nessuna nave a vapore arrivò a competere con loro, tanto è vero che, nel 1902, fu varato il Preussen, un 5 alberi dalle linee perfette. Il suo disegno e il suo armamento sono stati copiati fedelmente per realizzare l’ammiraglia della flotta degli Star Clipper, il Royal, varato nel 2000: 439 piedi di lunghezza e 54 di larghezza (più o meno 134 metri x 16), 5 alberi con 42 vele per la bellezza di oltre 5200 metri quadri di tela (più di 12 campi da basket). Più piccoli, ma forse ancora più eleganti, i due clipper gemelli Star e Flyer hanno 4 alberi di cui solo il trinchetto ha vele quadre, sono lunghi 108 metri (360 piedi) e issano fino a 16 vele per un totale di 3344 metri quadri.
Gli interni concedono molto alla comodità moderna, ma conservano tutto il fascino dei clipper dell’epoca d’oro della navigazione a vela, compreso il legno scuro, gli arredi “stile Royal Navy” e gli ottoni sempre lucidati. A una targa in particolare meglio fare attenzione: “Watch your step, mind your head”, ovvero guardate dove mettete i piedi e attenti alle capocciate. È scritto praticamente sopra ogni stipite di porta, ma non basta mai. Consolatevi, quindi. Una testata la prenderete lo stesso, ma anche questo, in fondo, fa parte del fascino di viaggiare su un veliero vero.
Libero adattamento per mareonline.it del testo di Nicoletta Salvatori pubblicato sul numero di Arte Navale n° 56. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 15 Maggio 2014 da admin | in | tag: Cutty Sark, Flying Cloud, Jack Aubrey, Master and commander, Patrick O’ Brian, Royal Clipper, Russell Crowe, Star Clipper, Star Flyer, Thermopylae | commenti: 0