Ci sono la riforma dell’ordinamento portuale, la revisione dei canoni di concessione, la nuova tassazione per gli enti del terzo settore, il riconoscimento di alcuni profili del lavoro portuale tra quelli usuranti. Tutto riassunto in un documento realizzato dai responsabili di Uniport, l’associazione del mondo logistico portuale cui aderiscono aziende con oltre 4.500 dipendenti e un fatturato aggregato di circa 1,5 miliardi di euro, e presentato alle istituzioni nel corso dell’evento dal titolo “Il futuro della portualità italiana – Bilancio di fine anno e nuove sfide”, promosso a Roma. Un’ “agenda di lavoro 2024” illustrata dal Presidente Pasquale Legora de Feo (immediatamente dopo l’”analisi” del bilancio 2023) davanti a una platea che ha visto presenti Sebastiano Musumeci ,ministro del Mare e della Protezione civile; Orazio Schillaci, ministro per la Salute; Edoardo Rixi, viceministro dei Trasporti e delle infrastrutture; Salvatore Deidda, presidente della commissione Trasporti della Camera dei deputati, ringraziati dal presidente per quanto fatto negli ultimi 12 mesi per il mondo dei porti ma anche sollecitati a fare ancora di più. Raccogliendo le sfide ancora aperte per il settore che i vertici di Uniport hanno riassunto in sei proposte, alcune delle quali già rappresentate negli scorsi mesi all’esecutivo, per promuovere una vera strategia di sviluppo del Paese basata sui porti:. Eccole. 1: Rettificare le regole in tema di Ets nel senso della tutela dei traffici (e dei terminal) dell’UEnione europea che svolgono attività di transhipment e della non penalizzazione dei traffici del tipo Autostrade del mare. Senza nuove regole i nostri scali sono destinati a diventare secondari per i traffici mondiali. 2 Rivedere i parametri di adeguamento dei canoni di concessione demaniali marittimo portuali per adeguarli, anche in ossequio a principi di equità ed omogeneità, a quelli utilizzati per le locazioni commerciali. 3 Promuovere l’integrazione del trasporto marittimo-ferroviario, anche con una rivisitazione delle priorità di investimento del gestore dell’infrastruttura, ferroviaria nonché con misure intese a contenere il costo della manovra ferroviaria in porto (in particolare rispetto ai maggiori scali marittimi nord europei). 4 Congelare l’entrata in vigore del Regolamento per il rilascio delle concessioni, per rivedere le relative linee guida nella direzione di una maggiore chiarezza, omogeneità delle modalità di applicazione tra porto e porto (talora anche tra porti all’interno della circoscrizione di una singola Autorità di Sistema Portuale), semplificazione procedurale. 5 In tema di dotazione di porti e terminal di impianti e servizi per l’erogazione di energia elettrica alle navi da terra (cold ironing) è necessario definire modelli di gestione adeguati e coerenti con ruoli e funzioni del terminalista e delle imprese, affinché si possa fornire nei tempi previsti il servizio alle navi, ma senza gravare l’operatore portuale di oneri e responsabilità non sue. 6 Inserire alcuni profili professionali del lavoro portuale nella categoria dei “lavori usuranti”. Manovra giudicate indispensabili per il futuro del settore che Pasquale Legora de Feo ha commentato evidenziando come “I porti siano oggi essenziali per lo sviluppo economico e occupazionale del sistema Italia, per il loro ruolo strategico nell’approvvigionamento di materie e risorse non presenti sul nostro territorio e per le connessioni con i mercati mondiali, oltre a rappresentare la base di una crocieristica che, ante pandemia, totalizzava oltre 11 milioni di passeggeri in transito in partenza. Per garantire un adeguato supporto allo sviluppo del Paese,”, ha proseguito il presidente di Uniport, “il nostro settore ha bisogno oggi di una visione sistemica delle politiche portuali, una piena integrazione di questi hub con la rete logistica terrestre, una semplificazione dell’iter per la realizzazione delle opere necessarie a competere sui mercati mondiali e maggiore omogeneità di regole tra le diverse Autorità di Sistema Portuale” . In altre parole, “condizioni idonee a operare in un contesto concorrenziale secondo le regole di mercato, rimuovendo quindi tutti quei vincoli e condizionamenti che lo impediscono”. Considerazioni ascoltate con grande attenzione dal ministro del Mare e della Protezione Civile che ha confermato come ci sia oggi in Italia l’esigenza “di una governance che metta in relazione pubblico e privato, di sicurezza e di superare l’incertezza nelle norme vigenti, di una sostenibilità anche nel settore portuale che deve tenere sullo stesso piano rispetto dell’ambiente e crescita economica e sociale e questo vale anche per temi come l’elettrificazione delle banchine o i dragaggi. Il mare”, ha concluso, “è oggi tornato al centro dell’agenda di Governo e lo fa mettendo in evidenza la competitività. Sul mare si vince, se siamo in grado fare sistema”. Già, sistema: obiettivo che non potrà però essere mai raggiunto senza una capacità di fare gioco di squadra e senza un allenatore capace di disegnare le strategie, capace di coordinare il tutto. Una capacità di coordinamento che, ha affermato Edoardo Rixi chiudendo i lavori, “oggi manca capacità, impedendo di essere ‘aggressivi’ sul mercato internazionale, cosa che invece altri Paesi fanno per essere protagonisti dei cambiamenti. Va recuperata la specialità con la quale erano nate le Autorità ortuali nel 1994” ha aggiunto il vice ministro, “servono regole e strumenti flessibili in base alle dinamiche di mercato, adattabili alle diverse condizioni. Dobbiamo diventare protagonisti, senza subire in modo passivo gli investimenti esteri nei trasporti, per evitare di perdere il controllo sulla catena logistica” Con un grande . Obiettiv: “ diventare nei prossimi anni il secondo polo logistico europeo”.
pubblicato il 7 Dicembre 2023 da admin | in | tag: Edoardo Rixi, lavoro portuale usurante, Pasquale Legora De Feo, riforma dell’ordinamento portuale, Salvatore Deidda, Sebastiano Musumeci, Uniport | commenti: 0