“Non accontentarti dell’orizzonte, cerca l’infinito”. Sono le parole di una canzone di Jim Morrison, leader carismatico di uno dei più celebri gruppi rock, The Doors. Una canzone, quella cantata dal Re Lucertola, come era stato soprannominato il profeta rock della libertà, che potrebbe essere la colonna sonora ideale delle imprese di Alex Bellini, uno a cui gli orizzonti sono sempre andati troppo stretti e per il quale cercare l’infinito è il desiderio principale. Un desiderio che Alex Bellini, nato nel 1978 in provincia di Brescia e cresciuto all’Aprica, ha cominciato a nutrire a 15 anni, dopo che sua nonna gli aveva regalato un orologio con allegate delle foto di famosi sportivi estremi. È stato guardando quelle foto che Alex ha capito quale sarebbe stata la sua strada nella vita: quella che corre laddove nessun altro oserebbe avventurarsi, quella che porta a lanciare ogni volta una nuova sfida estrema. Attraversando deserti e oceani in solitudine, percorrendo fino a 18mila chilometri in mezzo all’oceano, arrivando decine di volte al limite della sopravvivenza.
Per andare a rileggere il primo capitolo della grande avventura che è la vita di Alex Bellini occorre tornare indietro nel tempo fino al 1999, con la partecipazione alla Camel Trophy, la celebre corsa in macchina nel deserto. Un anno dopo lo ritroviamo a New York, dove in tre ore e 52 minuti compie il percorso della maratona. Sono solo i primi passi di un cammino destinato a diventare una vera e propria professione.
La prima vera prova del fuoco è la Marathon Des Sables, una corsa a tappe in mezzo al deserto africano, 250 chilometri da percorrere con i piedi che affondano nella sabbia e il sole che non ti dà tregua, dove ognuno è solo con se stesso, con la propria mente che deve essere capace di far superare al corpo, ai muscoli, ostacoli apparentemente insuperabili.
Vinta anche questa sfida Alex Bellini ha alzato ulteriormente l’asticella. E così, nel 2002, eccolo in Alaska, prima per partecipare all’Alaska Ultrasport Extreme, che significa percorrere 600 chilometri a piedi trainando una slitta, poi per mettersi di nuovo alla prova nell’Alaska Ultrasport Impossibile, coprendo a piedi una lunghezza di 1400 chilometri, concludendo cal terzo posto dopo circa 27 giorni di cammino.
La sabbia del deserto, i ghiacci del profondo nord: mancavano solo le sperdute distese d’acqua. Il 10 ottobre 2004 Alex Bellini parte per la sua prima traversata oceanica, partecipando alla All one ’04. Partenza da Genova, con l’obbiettivo di attraversare l’Atlantico. Un primo tentativo durato pero solo cinque ore, naufragato per le proibitive condizioni del mare. Non molto meglio è andato il secondo tentativo, messo in atto subito dopo, con traguardo fissato nella Guyana francese: questa volta la traversata dura 23 giorni prima di fare naufragio a Formentera per un guasto alla barca. Fallimenti che avrebbero scoraggiato chiunque, ma non uno che ha fatto sua la frase di Franz Kafka: “Da un certo punto in avanti non c’è più modo di tornare indietro. E’ quello il punto al quale si deve arrivare”.E lui nel punto da cui è impossibile tornare l’avrebbe raggiunto a ogni costo. Il 18 settembre 2005 partecipa di nuovo alla All one, salpando sempre da Genova con obbiettivo Fortaleza in Brasile, e dopo 26 giorni e 10mila chilometri in mare vede finalmente terra, completando la sua prima impresa oceanica. Caricato a molla dal successo decide di cimentarsi in un’avventura oltre il limite delle capacità umane, anche se lui ama affermare che “saremmo in grado tutti di affrontarla”: la traversata del Pacifico su una barca a remi in solitaria. È il febbraio 2008 quando salpa da Lima in Perù per percorrere 18mila chilometri e approdare a Sydney. Dieci mesi più tardi, il 12 dicembre solo la violenza del mare e il pericolo considerato troppo alto lo ferma a sole 65 miglia dalla costa dove lo recupera un’imbarcazione. Per molti giornalisti la prova non può considerarsi superata, ma il successo viene invece certificato dalla Ocean Rowing Society visto che per considerare la traversata completata ad Alex Bellini sarebbe bastato entrare in acque Australiane. Impresa che solo lui è riuscito a compiere.
Com’è possibile realizzare simili imprese? Una domanda che Alex Bellini si è sentito ripetere centinaia di volte. E ogni volta ha risposto, con la voce più suadente del mondo, quella faccia da ragazzino e un corpo per nulla “fisicato” che ” tutte le grandi sfide richiedono una preparazione fisicamente e soprattutto mentale, necessaria a vincere il nemico più grande: la paura che spinge a chiedersi mille volte perché si è deciso di farlo. Ma , confida Alex Bellini, alla fine la spunta sempre il “fattore Ulisse”, cioè la voglia di superare le sfide e affrontare l’ignoto, cercare sempre nuovi limiti e oltrepassarli. Parola di uno convinto che ” ognuno di noi ha un oceano da attraversare, le proprie sfide da vincere, i momenti di sconforto che ci annientano e quelli di gloria che ci fanno sentire un leone. E ciascuno dovrebbe avere coscienza delle immense potenzialità dell’essere umano. Non abbiamo scuse”, come ha scritto nel suo libro. Di uno che nel Pacifico, come nell’Atlantico, ha remato per settimane, mesi, lontano migliaia di chilometri da qualsiasi altro essere umano, con la sola compagnia di qualche pesce e di qualche uccello marino che a volte andava a posarsi sulla sua testa, con la suo motto, scritto a caratteri indelebili sulla cabina della barca “Avanti bastardo”. Parola di uno per il quale “la felicità è un dono che ognuno si guadagna a piccole dosi, miglio dopo miglio. Quando arrivi a sera e fai il punto nave, spostando di qualche millimetro verso ovest il tratto di matita sulla grande mappa del Pacifico, è il momento di più intesa felicità…”
Testo realizzato da Baskerville srl per mareonline.it
pubblicato il 13 Giugno 2016 da admin | in Personaggi, Storie | tag: Alex Bellini, Jim Morrison, Re Lucertola, The Doors, traversate oceaniche in solitaria | commenti: 0