Suona la tromba, “franchi a cambiarsi”. L’allievo anziano ordina “l’attenti”, al “Marcia avanti” dell’Ufficiale d’ispezione i corridoi si animano. Si svuotano le aule studio dove gli allievi del triennio finale di Liceo classico e scientifico fino a quel momento hanno preparato le lezioni dell’indomani, le interrogazioni e finito i compiti a casa… anche se la loro casa ha il nome di scuola. Venezia, passando il Canale da San Marco verso il Lido si nota un edificio rosso mattone su cui campeggia a chiare lettere bianche il motto “Patria e Onore”: da lì provengono gli squilli di tromba e lì studiano un centinaio di ragazzi tra i 15 e i 18 anni fino al diploma dal particolare sapore salmastro. La Scuola navale Francesco Morosini ha come obiettivo principale quello di suscitare nei giovani l’interesse alla vita sul mare, al rispetto verso il mare, orientandoli verso quelle attività a esso connesse, siano sportive o sociali, con l’opportunità di proseguire il percorso entrando, con titolo preferenziale, al termine degli studi, in Accademia navale.
Ogni anno vi accedono per concorso, che si tiene all’inizio dell’estate, 75 ragazzi di tutta Italia per terminare i loro studi superiori a Venezia, con docenti civili e istruttori militari. La giornata dei ragazzi in divisa è scandita da regole e ritmi serrati, ma in armonia con lo spirito della loro età, creando legami importanti attraverso lo sport e l’amore verso il mare. E’ una scuola differente da quelle da cui provengono, anche perché le intense attività in questo parco sono molteplici e uniscono le passioni.
Attraversando il ponte di legno verde, l’ultimo delle isole lagunari prima del canale d’ingresso a Venezia, si respira un’atmosfera d’altri tempi che affascina i genitori e lascia stupiti i ragazzi che la vivono unendola alle sensazioni del loro tempo. S’incrociano sul ponte anche gli sguardi inteneriti delle mamme, che vedono i loro sempre cuccioli vestiti da uomini, i quali si sentono tali nell’affrontare prima fra tutte una sfida con loro stessi. La lontananza da casa e dalle loro abitudini quotidiane lascia spazio all’amicizia e alle sfide personali. La profonda attenzione all’attività fisica, uno dei tre parametri di valutazione, oltre allo studio e all’attitudine militare e marinaresca, è supportata da una superficie in cui si trovano attrezzature che nel loro insieme non ha eguali in Italia. Nella via che dal ponte porta al Campaccio, luogo centrale della vita Morosiniana, si percorre l’alberato viale d’ingresso tra il campo da calcio, le piste di atletica e i campi di pallacanestro, tennis e pallavolo. Il Campaccio e il piazzale esterno centrale, il cuore diurno del Navale, circondato dal mare, osservato dalla bandiera della Marina militare e abbracciato dalle ali dell’edificio che raccoglie le classi, le aule studio, la mensa e i dormitori divisi in ordine di anzianità.
Gli studenti che si sono avvicendati sulla coperta di questa nave sulla laguna sono stati oltre 3000 e il Campaccio riecheggia dell’eco dei passi di questi allievi che vi hanno corso, riso o sospirato affacciandosi sulla laguna, e sul campo da regata che continuamente viene animato dalle imbarcazioni della Sezione Velica. I ragazzi del primo anno, i “pivoli”, vivono questa nuova esperienza guidati dagli allievi più anziani, custodi delle regole e promotori dei valori che loro stessi hanno acquisito e imparato ad amare e a tramandare rendendoli uomini nel confronto con l’esterno. Il lato opposto alla facciata è dominato dalla Cala velica, la struttura che ospita le imbarcazioni utili alla conoscenza dell’elemento che li circonda. I ragazzi imparano tutti a navigare, anche quelli che non hanno mai provato prima. Gli istruttori federali e della Marina accompagnano durante il triennio i ragazzi attraverso tutte le discipline marinaresche: Flying Junior, i 4-70 e J-24 fino alle jole da mare, gli skif.
Più volte gli allievi hanno partecipato a competizioni importanti come nel caso di Silvio Arrivabene, corso 1991-‘94 chiamato a far parte dell’equipaggio di Mascalzone Latino il challenge di Coppa America. Venezia, antica Repubblica Marinara e da sempre scuola di mare, li avvicina anche ai diversi tipi di voga veneta con cui imparano a conoscere gli scarrocci della laguna e le regole di navigazione. Le imbarcazioni a motore sono il compendio che li porterà alla patente nautica, non solo un libretto, un documento, ma la titolarità, la competenza di sapersi muovere per mare con attenzione e rispetto. Gli allievi che si sono succeduti sui banchi del Morosini pur continuando a sollevare d’istinto lo sguardo agli squilli di tromba hanno individuato percorsi differenti tra loro, mantenendo sempre il mare e quello spicchio di laguna nel cuore. “Quando guardo l’allievo del Morosini non vedo in lui solo la bella uniforme, lo stile di vita e la correttezza dell’impostazione formale, ma soprattutto l’immagine positiva di un giovane del proprio tempo”, amava dire l’ammiraglio di squadra Paolo La Rosa, Capo di Stato Maggiore della Marina, già allievo del collegio, corso ’62-65. “In questo sistema considero fattore di straordinaria caratterizzazione il rapporto con il mare: proprio il mare infatti, con i suoi elementi di suggestione, che tanta presa ha sui giovani, rappresenta il riferimento più appropriato per chi abbia volontà di ampliare i propri orizzonti, di coltivare lo spirito d’avventura e di dare alla propria crescita un’impronta di trasparenza e serietà”. Il percorso che dalla Scuola Navale porta all’Accademia di Livorno è un percorso pro- fondo per chi vuole perseguire la carriera.
L’ammiraglio di Squadra Giampaolo Di Paola, capocorso nell’anno 1962-63, divenuto Capo di Stato Maggiore della Difesa, ha maturato la capacità di gestire le delicate situazioni e gli equilibri importanti del proprio mandato fin dai banchi affacciati alla laguna. La carriera militare non è sbocco obbligato per questi ragazzi dopo la maturità. La formazione è completa al punto che, qualsiasi sia l’aspirazione di studio o professione, la maturità acquisita permetterà il percorso desiderato, forse con una marcia in più, quella di avere un nutrito elenco di predecessori, gli ex-allievi, che sono sempre attivi come “tutor”.
Gaetano Marzotto, consigliere d’amministrazione dell’omonimo gruppo, ricorda il suo Collegio come una “superficie non lucida e piatta, scevra di ‘lavorazioni’ o piccoli difetti, ma questo lo rende così umano ed esclusivo. Una specie di tessuto con trama ed ordito tra gli allievi di un corso e dei corsi tra loro. […] Ma il compito fondamentale, quello più difficile è quello che ho capito uscito dal Morosini è quanto sia stato prezioso l’esempio e la disciplina appresi perché il mestiere più importante e difficile della vita è quello dell’educatore.” Giuseppe Notarbartolo di Sciara, il biologo marino, ricorda: “Il connubio tra la convivenza e la disciplina mi poneva di fronte a un sistema di regole assai diverse da quelle della famiglia e assai più simili a quelle che dominano i rapporti del mondo esterno, e poi un secondo aspetto che ha contribuito a formato la mia passione per il mare era il fertile terreno che la riattizzava vigorosamente”. I tempi, il percorso storico, il contesto sociale si sono modificati e l’allievo del Morosini ne è parte integrata e allo stesso tempo distaccata. Acquisisce la capacità di osservatore come quando eravamo di vedetta di guardia sulle navi scuola nelle campagne di addestramento estivo e vedevamo che il mare unisce lembi di terra così diversi, e che solo dall’alto si possono osservare.
L’edificio di mattoni rossi del Morosini sorse sulle fondamenta della residenza di villeggiatura degli ammiragli comandanti in capo della marina austriaca. L’arciduca Federico, era intervenuto nella conformazione dell’isola “artificiale” costituita da secoli di materiali da costruzione, mutandola in una zona verdissima come ancora oggi appare. La storia della costruzione è così legata al mare fin dalla sua ideazione, i lavori realizzati in un anno, si resero necessari per ospitare la Scuola professionale per “Marinaretti Scilla”, l’omonima motonave che ospitava l’istituto era diventata inservibile.
Iniziati il 1° settembre del 1936 sul progetto degli architetti Mansutti e Mozzo, il 9 ottobre dello stesso anno fu posta la “prima pietra”, tratta dall’antico Arsenale di Venezia. Questo mattone angolare, tuttora incastonato al lato destro dell’ingresso del Corridoio Comando, rappresenta una logica continuità tra la storia marinara di Venezia e la sua missione di Scuola di mare. Un anno dopo, il 1° ottobre 1937, iniziarono i corsi del “Collegio navale della Gioventù italiana del littorio”, istituzione innovativa che aveva il compito di preparare i giovani al servizio nella Regia Marina nelle due sedi di Venezia e Brindisi. Fino al 1943 coesistevano diversi collegi militari per la formazione della nuova classe dirigente del Paese (Venezia e Brindisi per la Marina, Napoli, Roma e Milano per l’Esercito) e allora, come oggi, il patrimonio formativo militare non imponeva l’obbligo, terminati gli studi, di seguire la carriera in armi. L’8 settembre del 1943, periodo di esami di riparazione, si rese necessario evacuare il collegio di Venezia e gli allievi furono trasferiti a Brindisi con la motonave Esperia. Gli istituti assunsero il nome di Regi Collegi navali della Marina. Il Collegio navale di Brindisi la settimana successiva, il 14 settembre, fino a giugno del 1946, divenne sede dell’Accademia Navale. Livorno era zona ancora occupata. La sede veneziana, dall’armistizio requisita dalla Marina tedesca, venne occupata dai reparti della “X MAS.” fino al 30 aprile 1945. Dal 1946 l’Istituto divenne Scuola sottufficiali CEMM. “Ugo Botti”, fino al 1° agosto 1960. L’edificio è stato assegnato il 21 agosto 1961 al Collegio navale, nuovamente istituito nella sola sede di Venezia per iniziare il ciclo formativo dei giovani allievi, intitolandolo all’ammiraglio doge Francesco Morosini. Con il decreto legislativo n. 464 del 28 novembre 1997, il Collegio navale viene rinominato “Scuola navale militare Francesco Morosini”. Una cerimonia fastosa e indimenticabile, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il 4 maggio 2002 ha visto gli allievi schierati per il primo solenne giuramento, sostituendo le ancorette d’oro sul bavero con le stellette e acquisendo lo status di militari, ulteriore dimostrazione della capacità d’innovazione formativa della nostra Marina. In quell’occasione il Presidente dell’Associazione allievi, Francesco Caroleo Grimaldi, già capocorso nel 1970-1971, ha consegnato la bandiera dell’istituto nelle mani del Capo dello Stato.
Durante la cerimonia davanti agli occhi umidi delle migliaia di presenti, ricordando i fondamenti dell’istituzione ha detto: “Siamo accorsi qui, signor Presidente, da ogni parte d’Italia e non solo; da diverse città, con diverse storie personali, con diversi accenti, con diversi dati anagrafici: tutti accomunati da uno stesso identico desiderio: testimoniare, con la nostra presenza, l’orgoglio di essere italiani e la fierezza di essere allievi del Morosini. E’ un grande giorno, questo che stiamo vivendo: il primo giuramento e la consegna della bandiera, che l’associazione si è onorata donare alla scuola, a guisa di passaggio di consegne ideale, fra gli allievi del collegio di ieri e quelli della Scuola navale, di oggi e di domani. In realtà, quella bandiera è sempre stata presente in noi stessi, e questo giuramento è quotidianamente riproposto alle nostre coscienze, di uomini, di italiani, di marinai. Quando entrammo in collegio, la scommessa di vita su cui puntammo era, al tempo stesso, audace e ambiziosa. Non era facile, così giovani come eravamo, lasciare le nostre case, gli affetti familiari, gli amici, le radici più autentiche, per una vita rigorosamente impostata alla disciplina militare. Non era facile allora, non lo è neppure adesso, per questi ragazzi meravigliosi, che oggi sposano una fede e impegnano le loro coscienze. Siamo qui a rivendicare tutti, a distanza di anni, la convinzione per quella scelta di vita, che ci vide entrare in collegio da ragazzi, e che ci ha visto uscirne da uomini.
Uomini speciali: liberi, forti, sicuri delle ragioni ideali di quei tre anni vissuti a Venezia, città che oggi ci ospita e che è stata e per noi sarà patrimonio prezioso del nostro cuore. […] Se oggi siamo qui, in tanti, e con tanto entusiasmo e convinzione, è perché la Marina militare ha saputo interpretare quel compito con straordinario impegno e altissima responsabilità morale, insegnandoci […] il rispetto, ma vorrei dire il culto, di quei Valori, che oggi ci sforziamo di infondere alle giovani generazioni […]. Ci hanno insegnato a guardare in alto, per scorgere nelle stelle la rotta da seguire. Ci hanno insegnato a misurarci con noi stessi, a vivere nel nostro tempo, a batterci per ciò che è giusto […]. In suo onore, signor Presidente, lancerò ora il grido che accompagna da sempre gli allievi del Morosini : il “Pale a prora!”. E’ il grido che precede la regata, quando il timoniere avverte i vogatori che la sfida va a iniziare. E’ quello il momento in cui si chiamano a raccolta tutte le proprie forze, si serrano i denti, si trattiene il respiro, si tendono le braccia. E’ il grido che per noi ha rappresentato l’inizio e la fine di ogni gara […]. E’ il grido della nostra giovinezza, dei giorni e delle notti in cui la vita ci appariva un approdo incerto, e guardavamo il mare dalle finestre del Collegio, e bastava chiudere gli occhi per cogliere una speranza, una casa, e infine un sogno. Ci siamo tutti, morosiniani di ieri e di oggi. E anche chi non è più con noi, è ora qui con noi, in questa piazza San Marco unica, luminosa, immensa, ed è in silenzio, ma è pronto a gridare con noi e con quanto fiato c’è in petto: “Per il Morosini: Pale a prora!” L’anno scolastico 2001/2002 segna un altro passo importante per il completamento del- l’istituzione della Scuola. L’istituto depositario della tradizione formativa marinara rappresenta quindi patrimonio d’educazione al mare. Le conoscenze marinaresche acquisite presso la Scuola navale a terra e in occasione dell’imbarco estivo a bordo di unità navali, prima tra tutte l’Amerigo Vespucci, il cui comandante Vianello, è stato allievo del Navale, sono bagaglio di professione ma soprattutto di grande passione. Fin dalla sveglia di buon ora, la priorità è un corretto equilibrio tra studi rigorosi e gli impegni che quotidianamente formano questi gentiluomini del ventunesimo secolo. “Patria e Onore“, il motto che sorveglia il Campaccio, richiama al rispetto dei valori, dell’appartenenza e ricorda che questi ragazzi vivono l’esperienza comune di gioia e libertà, con sacrificio quotidiano, come i loro coetanei ma avvicinandoli forse più profondamente al loro futuro di responsabilità. Alle 22 l’ultimo suono è quello del silenzio, la tromba li accompagna al riposo notturno, i loro sogni, quelli di ognuno di noi. Dopo una giornata intensa passata a crescere, hanno messo a frutto emozioni che riconosceranno in futuro così vicine alle loro famiglie, ai loro amici e a quelle creature che animano il mare al cui suono si addormentano.
Libero adattamento per mareonline.it del testo di Umberto Galli Zugaro pubblicato sul numero 39 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Annes Schickn e Davide Galli sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 2 Settembre 2024 da admin | in Corsi di formazione, Storie | tag: Accademia navale, ammiraglio doge Francesco Morosini, ammiraglio Giampaolo Di Paola, ammiraglio Paolo La Rosa, Annes Schickn, Davide Galli, Francesco Caroleo Grimaldi, Gaetano Marzotto, Giuseppe Notarbartolo di Sciara, Patria e onore, pivoli, Scuola navale Francesco Morosini, Silvio Arrivabene, Umberto Galli Zugaro | commenti: 5
Appartengo al primo corso del 1961/62, comandante dell’allora collegio navale, capitano di vascello Vivaldi, comandanti ai corsi capitano di corvetta Scagliusi e tenente di vascello Del Nobolo. Ero n. 602. Franco Romano. Era dura!!! Ma è rimasto tutto nel cuore nonostante io non sia poi stato proprio bravo! Avevo 15 anni e ci volli andare contro il parere dei miei perchè mi sarebbe piaciuto entrare nella marina militare. Purtroppo per vari motivi mi disamorai! Comunque rimane un’esperienza unica!!! Splendida!!! Con tanta fatica!!!! Ma era un’altra Italia !!! E noi eravamo altri!!!!o Oggi saremmo dei marziani!!! Pochi eletti oggi possono capire cosa e’, cosa era e spero continui a essere quello che ricordo indelebilmente!!
Corso Orsa Minore 1967-70. Quest’anno festeggiamo il cinquantesimo dell’ingresso in Collegio. Ora sono un ammiraglio in congedo con alle spalle una vita avventurosa da sommergibilista e sommozzatore (e altro come paracadutista, sciatore ecc.). Il Morosini mi ha insegnato a vivere nella lealtà, onesta, spirito di servizio e amor patrio. Sentimenti oggi quasi dimenticati dalla gioventù. Ho più di 3000 fratelli sparsi per il mondo e per qualunque problema c’è sempre qualcuno che corre ad aiutare. Vivo a Venezia e almeno una volta la settimana vada al Morosini per un caffè e quattro chiacchiere con il personale. Quando attraverso il ponticello verde mi sento felice come se stessi tornando a casa . Non esistono parole che possano spiegare questi sentimenti a chi non li ha vissuti. I nuovi allievi sono ragazzi puliti e motivati, fieri della loro condizione e orgogliosi della Scuola. Saranno la più sana e seria componente del nostro futuro … come tutti i morosinisni di ogni epoca.
Ho due figlie: Emma e Norma, attualmente iscritte al Corso Helios et Typhoeus, e desidererei tanto, soprattutto per loro, che fossero folgorate dalla fierezza e dallo spirito di diventare autentiche ” morosiniane”. Carissimo ammiraglio Guastadisegni, scusi se mi sono permesso d’ entrare nella sua posta ma c’e’ un importante, perche’ non mi sono mai scordato, precedente che mi lega alla sua persona. In una fredda e piovosa vigilia di Natale, di circa 10-12 anni or sono, mia moglie le due bambine e io, dopo aver camminato per ore, bussammo nel primo pomeriggio alla porta del Circolo ufficiali di Venezia chiedendo al personale incaricato se gentilmente c’era la possibilità di mangiare un boccone. Ci fecero aspettare un attimo e poi, mi ricordo benissimo, comparve Lei in persona nella sua qualità di presidente. Molto cortesemente disse che a causa di una festa dei soci del circolo tutti i tavoli erano occupati e che le cucine ormai stavano chiudendo. Mia moglie (guardando le creature) rispose che era sufficiente una tazza di te’ caldo. E dopo una brevissima esitazione, da autentico gentiluomo e da consumato marinaio, ci accolse all’interno della struttura – e sopratutto senza mai farci sentire a disagio – ci fece accomodare in un accogliente salotto, vicino a un lungo tavolo in cui erano esposti tutti i quotidiani e le riviste piu’ recenti di quell’epoca. Lei ovviamente poi ritorno’ dai suoi ospiti e da li’ a poco, senza ordinare, ci portarono oltre a tutto quello che era necessario per consumare una tazza di te’ caldo anche un’alzatina con un ricco assortimento di dolciumi e pasticcini, molto gradito dalle mie figlie in quanto non lasciarono neanche una briciola nel vassoio. Mi ricordo altresi’ che quando venni a ringraziarLa e a salutarLa, dopo aver fatto quattro chiacchere, mi informo’ sulle attivita’ del circolo, nonche’ della foresteria di Cortina. All’imbrunire ci facemmo reciprocamente gli auguri di buone feste per lasciare il circolo e Venezia, felici di aver trascorso una piacevole giornata. Devo confessarLe che ora porto molto spesso le mie due marinaie (dopo aver chiesto il permesso al signor Menezza e/o signora Marina) a cena al circolo, forse perche’ la prima volta che chiesi l’ospitalita’ per cenare domandai di Lei.
Gia’ dall’anno scorso, a dire il vero, la seguiamo, sia sopra sia sotto l’acqua, su facebook. Dalle foto e dai post sprizza sempre la solita vitalita’ di quando ci siamo incontrati la prima volta. Infine il 23 dicembre scorso in occasione del Giuramento di Norma, durante il rinfresco ci siamo stretti la mano e scambiati gli auguri ma Lei era in compagnia di altre persone e non ho voluto distrarLa. Mi sono detto che prima o poi avro’ modo di raccontare quella simpatica storiella. Il mondo e’ proprio piccolo. E chissa’, per quale ragione, il cielo, anzi forse sarebbe piu’ corretto scrivere nel nostro caso, il mare ci ha fatto approdare alla Cala velica del Morosini. Molti cordiali saluti da un suo vecchio ammiratore.
Alla sua prossima visita a Venezia ci prenderemo un caffè insieme. Mi avvisi per tempo, non è detto che io sia in sede. Saluti alle ragazze.
Sono un’insegnante di Scienze matematiche di scuola media di Arezzo. Sono in visita a Venezia il 27- 28-29 Aprile. Sarei interessata a far visitare la Scuola Navale ai miei alunni di terza media in quell’occasione come attività di orientamento per le scelte future. Il mio cellulare: 3473540223.Vi ringrazio, Loredana.