Per un medico aver tenuto un corso di primo soccorso e scoprire che uno degli allievi è stato formato talmente bene da riuscire addirittura a salvare la vita a una persona rimasta ferita dev’essere una grandissima soddisfazione. Scoprire che quell’allievo è riuscito a farlo, per di più, in condizioni difficilissime, a bordo di un’imbarcazione in mezzo a una bufera, deve far provare una soddisfazione, e un’emozione, ancora maggiore. Per un medico-skipper scoprire tutto questo può rappresentare ancora di più: per esempio lo stimolo per far “salpare” un nuovo corso di emergenza in navigazione. Cosa puntualmente accaduta a un giovane medico che, chiacchierando al termine di una visita con un suo paziente, ma soprattutto suo ex allievo in un corso di primo soccorso, ha scoperto che proprio grazie ai suoi insegnamenti era riuscito in una simile impresa: salvando un passeggero dell’imbarcazione che aveva prese a noleggio con skipper per un’escursione in mare che, complice anche l’inesperienza del “comandante”, aveva rischiato di finire in tragedia dopo che con mare molto mosso e vento a 30 nodi, un ospite a bordo era stato colpito da un oggetto vagante in coperta, subendo la frattura di alcune costole e, soprattutto, andando in arresto cardiaco. Una situazione drammatica affrontata con sangue freddo e professionalità dal paziente-allievo che mettendo in pratica le manovre rianimatorie e tutto quello che aveva imparato al corso era riuscito a salvargli la vita, nonostante le enormi difficoltà di dovere rianimare qualcuno su una barca in balia di onde e folate di vento, senza adeguati protocolli e presidi ospedalieri. E’ proprio da quell’episodio, finito al centro di una chiacchierata fra paziente e medico, che è emersa, all’improvviso, l’idea di far salpare i nuovi corsi. Un’idea che i responsabili di “BaiaYachting”, primo fra tutti il medico -skipper, hanno deciso di trasformare in realtà inserendo nel ventaglio delle proprie offerte turistiche (con crociere giornaliere o nei fine settimana fra il promontorio del Circeo e le isole di Ponza, Palmarola, Zannone, Gavi, Ventotene e Santo Stefano) anche i corsi rivolti in particolare “a persone a cui piace andar per mare anche in condizioni avverse”, e comunque pensati “per chiunque volesse farsi trovare pronto, in caso di maltempo ma anche di possibili avarie a bordo, ad affrontare nel migliore dei modi le emergenze”, come spiegano i promotori dell’iniziativa, sottolineando l’importanza di realizzare il tutto “cercando di modificare le complesse manovre rianimatorie per renderle attuabili a tutti, con la stessa efficacia, anche in mezzo al mare, sballottati da acqua e vento”. Un progetto sicuramente non semplice ma che ha visto “l’equipaggio” ideatore dei corsi approdare vittoriosi al traguardo dopo aver coinvolto skipper e navigatori di comprovata esperienza, medici rianimatori, infermieri di 118. Con un unico obiettivo condiviso: cercare di adattare il pronto soccorso a un ambiente anche tremendamente ostile, quale può essere un mare agitato o a bordo di un’ imbarcazione in avaria. Una squadra “allenata” da medici rianimatori e medici del 118, pronti a vigilare costantemente sulle “manovre” offerte da un corso fra i più completi che possano esistere, capace di unire la professionalità del medico a quella del navigatore. Un corso capace di mettere gli allievi, per la stragrande maggioranza totalmente “a digiuno” di competenze sanitarie, in condizione di affrontare le emergenze: a partire da quelle più banali “che in mezzo al mare possono però diventare estremamente gravi se non comprese e trattate adeguatamente”, come spiega sempre l'”equipaggio” di BaiaYachting . Problemi destinati a restare piccoli sulla terraferma, con a portata di mano adeguate strutture e strumenti, ma che possono ingigantirsi a bordo di un’imbarcazione e che proprio per questo hanno visto i promotori dell’iniziativa “formulare un algoritmo al quale aggrapparsi in momenti di difficoltà. Perché anche un banale svenimento, magari durante una manovra per salpare vicino a degli scogli, può finire nel peggiore dei modi. E in mare purtroppo non c’è l’ambulanza, dobbiamo cavarcela da soli, consapevoli che il mare è nostro amico ma ha le sue regole, e vanno rispettate. Così come per il corpo umano”. Ma quali sono le possibili emergenze diventate “materie di studio”? ” In mare può capitare di scuffiare, di disalberare, perfino di colare a picco, ma la navigazione può nascondere un vero e proprio mare di potenziali pericoli, minori e spesso trascurati, magari causati dall’assenza di adeguati controlli allo scafo e alla strumentazione prima di salpare anche perché spesso si salpa senza conoscere la barca, con addirittura alcuni skipper che ignorano come è fatta l’imbarcazione, quali sono i suoi limiti strutturali, quali le debolezze, come funziona un motore entrobordo. Un esempio? Si lasciano gli ormeggi e non ci si accorge che il motore non “butta acqua” di raffreddamento, perché magari si ha musica a tutto volume. Una banalità simile, frutto di una girante, ovvero una banale ventola di gomma, esausta, può mandarci a scogli se non adeguatamente trattata. E’ solo un esempio di uno dei controlli più banali da fare ma ce ne sono molti altri che vengono indicati nel corso, esaminando a fondo “il corpo” della nostra imbarcazione. Controlli di routine per chi vola ma non per chi va in mare”. Nozioni preziosissime, in acqua quanto in cielo, che gli allievi dei corsi di BaiaYachting imparano in una giornata di teoria e dieci mezze giornate di pratica full immersion nei quali “si apprendono le principali manovre di emergenza in campo sanitario e come primo comando, seguendo degli algoritmi di messa in pratica di quanto appreso. Il tutto inquadrato all’ interno di scenari esemplari che l’ allievo dovrà risolvere”, come sintetizza il materiale di illustrazione. Corsi che hanno come base il Marina di Nettuno, ma con possibilità di mollare gli ormeggi , in base alle esigenze degli iscritti, anche da Ostia, con un numero massimo di sei allievi per corso distinti in tre classi, principiante, intermedio, esperto, individuate sulla base di un semplice questionario. Allievi ai quali gli istruttori insegnano innanzitutto“a non farsi prendere dal panico, a non fare azioni inutili o addirittura dannose per l’ equipaggio e la barca, insegnando al contempo la leadership, come prendere in mano la situazione”. Allievi che “devono imparare a seguire degli step quando magari tutti intorno a loro stanno perdendo la calma”, lezione fondamentale che si impara “solo quando si hanno gli strumenti per far fronte a molte cose che possono accadere”. Un esempio di emergenza simulata è la gestione del paziente traumatizzato, in seguito a una virtuale – fortunatamente – caduta da testa d’ albero per apprendere come ci si deve avvicinare, se si può spostare il ferito e in che modo, come rianimarlo e come ventilarlo se è incosciente. E molto altro. Nozioni preziosissime, di vitale importanza per agire anche nelle condizioni più estreme, da imparare salpando magari in condizioni meteo avverse, anche se per le primissime uscite vengono spesso preferite le giornate più favorevoli, con mare calmo, “per facilitare l’apprendimento con tutto il tempo e la tranquillità possibili, per poi incrementare il livello di difficoltà”. Difficoltà che un altro allievo dei corsi di soccorso in mare, uno skipper di grande esperienza al timone e alle vele ma senza alcune esperienza in tema di ferite o traumi, ha dovuto affrontare in prima persona per soccorrere il figlio, un ragazzino di 10 anni, feritosi, con una bitta, durante un tuffo. “Una grave ferita, vicino all’ arteria femorale. Il padre, ex nostro allievo, ha prontamente messo in atto quelle manovre che gli hanno consentito da una lato di fermare il sanguinamento e dall’altro di governare la barca senza ulteriori danni. Ci hanno commosso le parole che ha usato per ringraziarci, per averlo messo nelle condizioni di riportare a terra, sano e salvo, suo figlio”. Una storia a lieto fine , come possono diventarle tante altre con protagonisti navigatori (dai semplici appassionati di mare, agli armatori di barche a vela e motore, fino agli skipper) che abbiano scelto di frequentare i corsi (raccontati anche in un breve video che puoi vedere cliccando qui) consapevoli di aver speso bene il proprio denaro. “Perché quando si tratta di salute, i vecchi dicevano, che si fa un investimento”. Investimento peraltro decisamente contenuto visto che i costi partono da 389 euro per il modulo emergenze sanitarie, fino a 989 euro per il corso completo. Soldi spesi bene: parola di chi la prevenzione in mare la insegna da medico e skipper dopo aver avuto conferma, grazie a una chiacchierata con un paziente, che in materia c’è molto da imparare. Un insegnamento appreso, del resto, anche “salendo a bordo con molti armatori,” e scoprendo che “non c’ è molta cultura di mare, ne tanto meno di soccorso in mare. Motivo per ogni estate gli incidenti si moltiplicano”.
pubblicato il 6 Marzo 2025 da admin | in | tag: BaiaYachting, come affrontare un'emergenza in mare, corsi in barca per imparare il primo soccorso, primo soccorso in navigazione | commenti: 0