Era l’anno 1782 la Guerra d’Indipendenza Americana era finita e la Marina Francese era ai massimi splendori; gli insorti delle colonie avevano infatti vinto la guerra grazie all’aiuto fondamentale della flotta francese. Forte della spinta emotiva di questi successi la Bayonnais, una corvetta, sfidò una fregata nemica impegnata nel blocco navale del porto di Rochefort. I francesi con il bompresso della loro nave penetrarono nelle sartie del nemico, rendendo le due navi un tutt’uno. Quindi, con l’aiuto dei grappini d’arrembaggio e utilizzando il bompresso come un ponte, balzarono sulla nave nemica sorprendendo gli inglesi. La conquista fu relativamente veloce e un’ora dopo
l’Ambuscade una fregata inglese da 32 cannoni costruita a Depford nel 1773, era al traino della piccola nave francese. Questa è la storia che sta dietro il quadro del famoso pittore Louis Philippe Crepin, dipinto nel 1801, dal titolo La Bayonnaise prende l’Ambuscade esposto al Museo della Marina di Parigi. Una tela che Carlo Galanti Occulti, noto modellista savonese, non si stancava di osservare memorizzando ogni piccolo dettaglio. Tornato nella sua Savona, Galanti non perse tempo e partì alla ricerca di tutte le notizie sulla straordinaria battaglia navale finché non trovò una riproduzione del quadro che tanto lo aveva colpito sul libro L’Europa dei mari, splendori e tramonto dei grandi velieri (Jean Meyer e Martine Acerra, casa editrice Arsenale, Venezia 1989). Si convinse, allora, che la scena aveva tutte le caratteristiche per poter essere realizzata in un diorama molto dettagliato anche se complesso. Da quel momento il progetto cominciò a prendere corpo e, lavorando in media tre ore al giorno, Galanti riuscì a realizzarlo in un triennio. Carlo Galanti ha mosso i primi passi nel modellismo nel lontano 1969. “A quel tempo all’età di 8 anni leggevo Il Corriere dei Piccoli che aveva come inserto il fumetto di Ugo Pratt L’isola del tesoro. I disegni del grande fumettista che raffiguravano prue ornate di belle polene, fanali, specchi di poppa di vascelli con le grandi finestre, vele strappate dal vento, pennoni e griselle colpirono la mia fantasia, Decisi così di riprodurli con della cera per modellare. All’età di 15 anni mio zio, consapevole di questa passione, mi regalò una piccola scatola di montaggio del Bounty. Per me fu come vivere un sogno. Da allora ho lasciato perdere il pongo ed ho dedicato tutto il mio tempo libero al modellismo navale”. Così Galanti ha iniziato la sua vita di modellista attraverso l’inevitabile fase delle scatole di montaggio e dei piani di costruzione commerciali, un utile apprendistato per acquisire manualità e imparare la giusta nomenclatura. Dopo aver costruito diversi modelli “spaventosamente brutti, se confrontati con quanto potevo vedere visitando mostre”, confessa, passò a lavorare su piani di costruzione fedeli alla realtà e molto più complessi. All’inizio ci furono modelli di navi da lavoro liguri, quindi sezioni di poppa e di mezza nave. Furono proprio questi ultimi lavori a far comprendere a Galanti l’importanza dell’aspetto didattico che deve avere il modellismo: un modello non deve essere un soprammobile, ma deve mostrare al pubblico l’utilizzo degli spazi a bordo, la funzione di ogni manovra. Non si può essere un bravo modellista infatti se non si ha anche la passione della storia della navigazione. “Capivo che per costruire un buon modello era forse più utile una conoscenza approfondita della nave e della sua storia piuttosto che il sapiente uso della lima”, racconta Galanti. Nasce cosi la sfida di riuscire, con i modelli, a mostrare non solo le caratteristiche costruttive della nave, ma uno spaccato della vita a bordo e quindi, contemporaneamente, dell’epoca cui apparteneva. Ogni modello diventa quindi una finestra aperta sulla storia, sugli usi, i costumi, le tradizioni, le tecnologie del tempo in cui il vascello solcava i mari. Ma torniamo alla battaglia tra la piccola corvetta francese da 24 cannoni Bayonnais e la fregata inglese di 5ª classe con 32 cannoni Ambuscade. “Nella costruzione del diorama”, spiega Galanti, “è molto importante avere chiara la scena che si vuole rappresentare e poter contare su tutta la documentazione necessaria. Occorre anche calcolare le dimensioni del diorama al fine di trovare un buon compromesso tra la scala da adottare e i limiti di spazio della scena. Ma questi sono dettagli tecnici. Quello che alla fine è davvero importa è che il modello finito susciti meraviglia ed emozione e questo avviene attraverso l’equilibrio dei volumi, l’armonia delle forme e dei colori, il realismo della rappresentazione e la sua meticolosa precisione. Realizzare un diorama significa non poter trascurare nessun punto di vista: si tratta di una realtà tridimensionale, un oggetto da ammirare girandoci intorno e scoprendo ogni volta nuovi particolari: dettagli stupefacenti, situazioni curiose, visuali che consento di comprendere molto meglio che leggendo un libro o guardando un disegno come davvero era vivere, combattere e morire su una nave della fine del 1700. Le scene riprodotte devono perciò essere documentabili, realistiche, logiche, tutte legate tra loro da un medesimo filo conduttore. Da anni Galanti partecipa ai Campionati italiani con eccellenti risultati. A dirla tutta, ogni volta si aggiudica il massimo punteggio, ma la più grande soddisfazione, ci confida, l’ha avuta quando nel corso di una mostra personale dedicata ai diorami per il centocinquantenario di un istituto tecnico nautico, ha letto questa annotazione sul registro dei visitatori: “In questi lavori ho visto realizzati i miei sogni di bambino”.
Testo di Edgardo Facchi pubblicato sul numero 57 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale.Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 6 Giugno 2018 da admin | in Navi a vela & a motore, Storie | tag: Ambuscade, Bayonnaise, Louis Philippe Crepin, modellismo, Museo della Marina di Parigi, Rocherfort | commenti: 0