Ci sono molti modi per ricordare un viaggio e tenerne testimonianza. Fotografie e filmati la fanno naturalmente da padroni. E ora che ti posso mandare un mms con alle mie spalle la savana o gli iceberg dell’Antartide, non servono più nemmeno le cartoline. Quanto ai souvenir, ovunque ci si trovi sono prodotti in Cina. A che servirà mai riempirsene il trolley? Ma tutto questo vale per i turisti. Per i viaggiatori è tutta un’altra musica. Loro hanno alle spalle una lunga tradizione di quaderni fitti di appunti, di moleskine rigonfie di collages e di ritagli raccolti per via, di fogli sui quali le impressioni del luogo si risolvono in schizzi, disegni, addirittura acquarelli. È il mondo dei Diari di viaggio, un piccolo universo che a volte (e per fortuna) abbandona i recessi di un cassetto di scrivania, incontra il mondo editoriale e si trasforma in opere delicate e preziose per un pubblico limitato e colto, appassionato e curioso. Da una ventina d’anni, con cadenza biennale, i francesi tengono a Clermont – Ferrand una biennale dedicata proprio ai Carnets de voyage e da alcune edizioni uno dei pochi italiani presenti (e presenti con grande successo) è Giancarlo Iliprandi, grande viaggiatore e prolifico autore di questo genere di opere. Come farsi sfuggire la possibilità di chiedergli una liberissima scelta, a suo gusto, dei Carnet dedicati al mare e alla navigazione? Ecco il risultato di quella che è, naturalmente, solo una piccola selezione di un mondo editoriale e artistico soprendentemente ricco e tutto da scoprire.
Prendete nota in primo luogo di questo nome: Sophie Ladame. Sophie è una ragazza molto bella, molto intraprendente, molto sportiva. Ma è soprattutto un’artista di singolare talento. Il suo Carnets d’Eole è la cronaca illustrata della navigazione verso e tra le isole caraibiche effettuata a bordo, appunto, del veliero Eole. Volti, sguardi, orizzonti, vele, fiori, paesaggi, delfini. Giorno per giorno il diario registra i colori, le luci, i riflessi e le emozioni di quelle latitudini. Anche parole, certo: i turni al timone, i bollettini meteo di Radio France Internationale, la variabilità di un aliseo capriccioso. Il tempo è fermato, eppure scorre in una storia invitante, fascinosa, piena di profumi inespressi, di suoni intuiti, di voci silenziose. Grande.
E adesso cambiate registro. Brest, agosto 1785. Due navi, l’Astrolabe e La Boussole salpano, su ordine di Luigi XVI e al comando del conte de La Pérouse per una
lunga esplorazione oceanica. Quasi al termine del loro giro del mondo ecco che si interrompe qualsiasi notizia della loro sorte. Le navi e il loro comandante, semplicemente, scompaiono. Due secoli dopo è ancora mistero, ma si prospetta un labile indizio: sull’isola di Vanikoro, nell’arcipelago delle Salomone, la tradizione orale dei nativi trasmette la storia del naufragio di due grandi navi, e alcuni ritrovamenti sembrano confermare questa antica storia. E nel 2005 la Jacques-Cartier, con a bordo storici, scienziati, archeologi, parte per Vanikoro alla ricerca delle tracce di La Pérouse. Dell’equipaggio fa parte John Pendray, pittore ufficiale della Marina, che con taccuino, penna e colori redige un diario affascinante e senza tempo.
Il lavoro di John Pendray è tutt’altro che isolato. Esiste infatti in Francia, più che in qualsiasi altro Paese europeo, una vera e propria tradizione per quanto riguarda i “pittori della Marina”. Per avere un’idea della loro storia, dei loro nomi e della loro attività, è interessante sfogliare il volume che il Ministero della Marina francese ha dedicato proprio ai Carnets de voyages di questi artisti. Si tratta di un vero e proprio Corpo, dotato di uno specifico statuto che, nell’arco degli ultimi due secoli, a partire dagli anni del cardinale Richelieu (che ne fu promotore) è stato di tanto in tanto modificato ma non ha subito sostanziali mu- tamenti. Anche per questo, per esempio, già a metà del XVIII secolo (esattamente dal 1754 al 1756) Joseph Vernet esegue una magistrale serie di quadri dedicati a rap- presentare tutti i maggiori porti francesi, mentre all’inizio dell’’800 sono artisti come Louis-Plhilippe Crépin e Albert Brenet a registrare con la loro tavolozza, le cronache di battaglie navali e di eventi regali legati al mare. Ma le navi francesi, soprattutto tra la seconda metà del ‘700 e i primi decenni del XX secolo, sono anche impegnate in viaggi frequentissimi di esplorazione geografica e scientifica, di collegamento con le colonie, di conquista di nuovi e sovente sconosciuti territori. Cambiano gli scafi, dai velieri si passa alla propulsioni a motore, dalle chiglie in legno a quelle in acciaio, ma i pittori sono sempre a bordo e sempre, con le tecniche più diverse ma sempre con straordinario vigore, annotano, registrano, documentano nei modi più diversi e personali le realtà che incontrano. Pittori, certo, ma anche marinai, si interessano non solo della natura, ma anche delle popolazioni che incontrano e, naturalmente, delle loro imbarcazioni, dimostrando che ci sono molti modi e molti stili per scrivere un diario di bordo.
Proprio per questa molteplice possibilità di interpretazione, è particolarmente
gradevole l’impostazione che e stata data a una bellissima opera sui Carnet di viaggio dedicati al mare, redatta da Farid e Abdelouahab e con la prefazione di una persona che di mare se ne intende (anche se confessa di non tenere diari delle sue imprese) come Isabelle Autissier. Sono una trentina di diari proposti con straordinaria ricchezza di riproduzioni a colori, e sono suddivisi a seconda che si tratti di Carnet dedicati alla pesca, alle barche, alla navigazione o a esplorazioni scientifiche.
Il periodo coperto è vastissimo. Si va dai taccuini di Antoine Roux sui velieri del Mediterraneo (1801) e di William Payne sulle imbarcazioni a Dover (1815), all’analisi delle imbarcazioni malgasce di Yvon Le Corre (2000) o alla cronaca della spedizione in Amazzonia di Nicolas Clerice (2005).
Una tale serie di spunti da suggerire al lettore di provare a diventare a propria volta un autore vero delle proprie avventure di mare, non delegando più la rappresentazione di ciò che vede al clic di una macchina fotografica e ai pixel di un file digitale, ma provando a guardare davvero, e a trasferire su carta, l’oggetto delle sue scoperte.
Libero adattamento per mareonline del testo di Giuseppe Meroni pubblicato sul numero 52 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale.Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 13 Novembre 2021 da admin | in Storie | tag: Albert Brenet, antichi portolani, carnets de voyage, Carnets d’Eole, conte de La Pérouse, Farid e Abdelouahab, Giancarlo Iliprandi, Giuseppe Meroni, imbarcazioni malgasce di Yvon Le Corre, Isabelle Autissier, Jacques-Cartier, John Pendray, Joseph Vernet, Louis-Plhilippe Crépin, Sophie Ladame, taccuini di Antoine Roux sui velieri del Mediterraneo, taccuini di William Payne sulle imbarcazioni a Dover | commenti: 0