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Croce del Sud: mai il detto croce e delizia
fu più vero per chi ama i tesori nautici

Un mito, una leggenda, un nome  da tutti conosciuto anche al di fuori del mondo degli appassionati. Con la Croce del Sud siamo nella pura aristocrazia delle vela, dentro ad una storia senza paragoni. Realizzata negli anni Trenta dai cantieri Martinolich a Lussin Piccolo in Istria, progettata da Nicolò Martinoli, è uno dei pochissimi yacht che dal varo, avvenuto nel 1933, ha avuto un solo nome e una sola famiglia di armatori. La volle Ezio Granelli, industriale farmaceutico che per oltre venti anni delle sue uscite sulla goletta in acciaio a tre alberi tenne un puntiglioso diario di bordo (in 50 quaderni).

Inalienabile e amato emblema di famiglia, la Croce del Sud passò di mano solo una volta, quando, durante il secondo conflitto mondiale, fu requisita dai tedeschi e destinata ad alloggio ufficiali della Wermacht nell’alto Adriatico.

Uno dei pochissimi yacht che ha avuto un solo nome e una sola famiglia di armatori

Terminata la guerra, semiaffondata nelle acque di Venezia, riuscì a ritornare agli armatori, grazie a una nave militare che la scortò attraverso le mine presenti nel Mediterraneo. Nel 1957 passò a Giuseppe Kerry Mentasti, genero di Granelli e allora patron della San Pellegrino. Ha navigato in lungo e in largo per il Mediterraneo, il mar Rosso, le Canarie giungendo fino in India, e ancora oggi, grazie alla appassionata cura di cui è oggetto da parte della famiglia Mentasti-Granelli, solca i mari in piena forma, bella come il primo giorno dopo un refitting importante realizzato a Genova dal cantiere Amico.

Al Veteran Big Boat Rally di Porto Cervo il grande ritorno dopo il refitting nel cantiere Amico

La sua prima apparizione dopo i grandi lavori, l’ha fatta a Porto Cervo in occasione del Veteran Big Boat Rally di settembre 2011, dove è stata accolta con grande ammirazione. Quarantadue metri di lunghezza, con una superficie velica di 886 metri quadrati, imponente e insieme leggiadra, la goletta ha avuto il posto d’onore come succedeva nei raduni degli anni ’80 e ’90. D’altronde i Mentasti, fra i soci fondatori dello Yacht Club Costa Smeralda, possono ben essere considerati tra gli “scopritori” di quella che oggi è la costa più nota e trendy della Sardegna e che, 60 anni fa, quando la Croce del Sud dava fondo nelle baie (spesso proprio in quella di Porto Cervo), era ancora un mondo selvaggio e sconosciuto.

È uno scafo vicino agli 80 anni, ma possiede tutta la grinta di un diciottenne

“Vicina agli Ottanta, ma con la grinta di una diciottenne e la bellezza matura di una vera regina del mare”, racconta il suo comandante Andrea Coscia che ha tenuto il timone della Croce del Sud nei giorni del Veteran Big Boat Rally. “Comandare questo gioiello è davvero emozionante. Le antiche  linee d’acqua riportate alla purezza originaria unite all’alberatura che è ancora quella del varo si fondono con la tecnologia e l’efficienza della strumentazione di bordo che ci si aspetta su uno yacht moderno”. Questo miracolo è stato possibile grazie alle 40mila ore di lavoro che, dal settembre 2008 al luglio 2011, hanno visto ben sette reparti di produzione del Cantiere Amico affaccendarsi dentro un capannone di 900 metri quadri sullo scafo, la coperta, gli impianti elettrici, la cucina, i motori e l’alberatura della goletta. Con un compito difficile, ma stimolante: realizzare un restauro conservativo che non tradisse nessuna delle caratteristiche originarie della barca e contemporaneamente farne uno yacht efficiente, con gli standard di sicurezza odierni, piacevole da portare, confortevole nelle crociere per (almeno) i prossimi 20 anni. “Una vera avventura che ci ha impegnato moltissimo soprattutto nella ricerca delle soluzioni più adatte a problemi che sembravano irrisolvibili”, racconta l’ingegner Alberto Amico titolare dello storico cantiere genovese. “Per rifare completamente la coperta in teck sul ponte in acciaio, la sala macchine, la cucina e tutti gli impianti abbiamo dovuto smontare e poi rimontare con cura maniacale gli arredi interni. Alberi e boma picchi sono stati restaurati conservandone tutte le caratteristiche  originarie e poi reinstallati. Le operazioni si sono svolte tutte al coperto, non di rado sotto l’occhio attento dell’armatore”.  “È stato come mettere le mani su un gioiello antico, sapendo che non si potevano fare errori”, racconta ancora. “Una sfida che abbiamo potuto vincere grazie al fatto di avere al nostro interno tutte le molteplici competenze necessarie a un lavoro così complesso.

Solo i più grandi maestri d’ascia potevano ricostruire la coperta in teck di 37 metri

Compresi i maestri d’ascia Roberto e Valter Bozzo cui si deve una sopraffina ricostruzione della coperta in teck (37 metri di lunghezza) riportata non solo alla sua bellezza originaria, ma alle linee volute dal progetto di Nicolò Martinoli con il tipico cavallino e il bolzone”. Il risultato è tutto da ammirare. Anche un occhio incompetente coglie al volo la sua intrinseca armonia fatta di geometrie precise, linee d’acqua, equilibri di pieni e vuoti, slanci orizzontali e verticali.  “Uno spettacolo”, conclude Amico. “Una vera regina del mare”.

Libero adattamento per mareonline.it del testo di Nicoletta Salvatori  pubblicato sul numero 68 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Francesco Rastrelli sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.

pubblicato il 27 Ottobre 2020 da admin | in Barche a vela d'epoca | tag: Alberto Amico, Andrea Coscia, cantiere Amico, cantieri Martinolich, Croce del Sud, Ezio Granelli, Giuseppe Kerry Mentasti, Nicolò Martinoli, Roberto Bozzo, Valter Bozzo, Veteran Big Boat Rally, Yacht Club Costa Smeralda | commenti: 7
  • Rita Cramer Giovannini ha detto:
    29 Novembre 2012 alle 13:35

    Nell’ottobre 2011 avevo pregato lo Yacht Club Costa Smeralda di mettermi in contatto con l’attuale proprietario, Bruno Mentasti, per avere informazioni recenti sulla Croce del Sud. Avevo spiegato di essere nel direttivo della Comunità di Lussinpiccolo, con sede a Trieste, e di essere amica di Doretta Martinoli, figlia del costruttore Nicolò, e come me nel direttivo della Comunità. Le persone cui mi ero rivolta sono state estremamente gentili e hanno inoltrato la mia richiesta al proprietario della Croce del Sud, che purtroppo non mi ha mai risposto. Avevo spiegato di far parte della redazione del nostro quadrimestrale “Lussino” e che avevo intenzione di scrivere un articolo per dare aggiornamenti della vita di questo gioiello della nautica, tuttora caro a tutti i Lussignani, sia ancora residenti sull’isola, sia stabilitisi nel frattempo altrove. L’articolo non l’ho potuto mai scrivere. Pochi giorni fa ho inaugurato presso lo Yacht Club Adriaco di Trieste una mostra sui Cantieri di Lussinpiccolo, dal 1823 alla fine del secondo conflitto mondiale. Ovviamente ho incluso foto antiche e moderne della Croce del Sud (quelle moderne, fatte a Genova nel 1995, fatte dalla sottoscritta nel settembre 2011 a Porto Cervo, e una splendida scattata dal fotografo di barche Franco Pace, mio amico). Non ho potuto purtroppo includere quella stupenda che lo Yacht Club Costa Smeralda aveva messo a disposizione, su mia richiesta, in quanto l’avevo nel frattempo persa con la rottura dell’hard disk del mio computer. Dato che non ho altro modo per esternare i miei pensieri al signor Bruno Mentasti, mando questo mio “sfogo” a voi, nella speranza che lo facciate pervenire a chi di dovere. Cordiali saluti

    » Rispondi
  • Giorgio Testi giorgiocuoio@yahoo.it ha detto:
    15 Marzo 2015 alle 22:31

    Salve, attualmente la Croce del sud è in secco al cantiere Esaom di Portoferraio Isola dElba. Effettivamente è molto bella!!

    » Rispondi
  • Salvatore Longobardo ha detto:
    19 Luglio 2015 alle 18:05

    Oggi 19 luglio 2015 alle ore 18 ho avuto il piacere di incrociarla mentre ero sul mio gommone a Ischia ho chiesto il permesso di fotografarla. Non ci sono parole per definirne la bellezza.

    » Rispondi
  • Mauro ha detto:
    14 Gennaio 2016 alle 07:56

    Sono un ex maggiordomo di Casa Reale Pallavicini. È stata una bellissima grande meraviglia essere stato negli Anni 80 alle dipendenze dei signori Mentasti! Sapete quante casse di acqua San Pellegrino la stiva portava? 960 casse da 12 bottiglie. Un veliero degno di nota!!

    » Rispondi
  • Aldo Vanini ha detto:
    22 Marzo 2016 alle 17:12

    Per correttezza, ricordate che il corretto spelling per il legno usato é ‘Teak’…

    » Rispondi
  • Gianni Giordano ha detto:
    25 Dicembre 2018 alle 19:55

    Sono un anziano pensionato genovese che passa il suo tempo a costruire modellini navali. Mi sarebbe piaciuto fare anche quello di questa bella marca ma nonostante molte ricerche, non sono stato in grado di trovare dei disegni da poter utilizzare. Anche questa barca un giorno scomparirà e nessuno si ricorderà come era fatta.

    » Rispondi
  • Gianni Giordano ha detto:
    31 Marzo 2019 alle 16:47

    Pensa che ti ripensa, alla fine ho preso carta e matita e ho disegnato a modo mio questa barca. Tanta pazienza e tanto lavoro di fai e disfa ma alla fine è venuto un bel modellino di cm.60. Non posso mostrarlo perchè non c’è la possibilità di pubblicare foto. Se qualcuno è interessato me lo chieda mia e-mail gianni-clara@hotmail.it

    » Rispondi
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    • Carmen Iemma 28 Aprile 2025 at 05:03 su Vini da tenere in cambusa? Queste bottiglie
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