I fari marittimi sono fra le costruzioni più affascinanti, solitari abitanti di paesaggi spesso desolati, solidamente ancorati a radici di roccia o cemento e semplicemente fondati su sottili moli o piedritti, in un equilibrio apparentemente molto fragile ma in realtà capaci di sfidare i più violenti attacchi della natura, dai quali spessissimo hanno sottratto anche gli equipaggi di imbarcazioni guidate in salvo dal loro fascio di luce intermittente. Strutture capaci di sopravvivere, grazie al loro fascino unico, anche alla moderna tecnologia della navigazione che ha di fatto reso inutile la loro presenza. Un fascino che brilla fin dalla notte dei tempi, quando fra le Sette meraviglie del mondo erano menzionati il Faro di Alessandria, costruito sull’isola di Pharos nel 283 a.C. e crollato solo nel 1303 in seguito a un violentissimo terremoto…
considerato la struttura più alta (con i suoi 100 o forse addirittura 140 metri) dell’antichità, e il Colosso di Rodi, del 290 aC, costruzione-scultura che rappresentava il dio Helios alta 33 metri e rimasta a sua volta vittima di un terremoto nel 226 aC. Una meraviglia alla quale si sarebbero ispirati, secoli più tardi, i costruttori della Statua della Libertà a New York.
In Italia navigare a ritroso nel tempo alla ricerca di antichi fari significa far scalo, nelle mete più lontane, a Ostia, dove è ancora visibile la forma esagonale del faro innalzato nel secondo secolo aC nel porto dall’imperatore Claudio e poi da Traiano, oppure a Ravenna dove nei mosaici di Sant’Apollinare si vede raffigurato il faro del porto militare di Classe, costruito dove ora si trova il campanile. Ben più vicine, nel tempo, sono invece altre mete dove antichi fari appaiono oggi come allora.
È il caso del faro di Punta Pezzo costruito nel 1883, sullo stretto di Messina che emette tre lampi di luce rossa, o del suo opposto, il faro di Capo Peloro in Sicilia, che emette invece una luce verde. Lasciando le acque dello Ionio per quelle dell’Adriatico si resta affascinati dal faro di Sant’Andrea, sull’isola omonima che si trova di fronte a Gallipoli, rimasto in attività fino al 1973, poi lasciato in abbandono fino alla fine del 2005, e tornato a risplendere nel 2006 dopo i lavori di ristrutturazione. Un faro dove ogni giorno, mare permettendo, negli anni 60 sbarcava una maestra per insegnare ai figli dei faristi e attorno al quale furono costruiti il forno e la cisterna dell’acqua per assicurare la sopravvivenza anche in caso di prolungato maltempo.
Risalendo l’Adriatico è poi possibile incontrare i fari di Ortona, San Benedetto del Tronto, Ancona, Senigallia, Fano, Ravenna, che raccontano la ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale, prima di arrivare a Venezia dove si può ammirare il faro della Rocchetta al Lido, tra i più antichi d’Italia, costruito nel 1855 dal Regio ufficio del Genio civile, ma attivato solo nel 1879.
Chiude il viaggio nel Mar Adriatico lo splendido Faro della Vittoria a Trieste, la cui costruzione iniziata nel 1923 è terminata quattro anni più tardi, simbolo della liberazione, visto che la sua costruzione fu decisa dopo l’arrivo in porto della nave Audace, la prima ad attraccare dopo la fine della prima guerra mondiale. Cambiando mare e risalendo le acque del mar Tirreno, non è possibile non fare scalo a Capri e godere lo splendido skyline del faro costruito a partire dal 1862, tra i fari maggiori d’Italia per dimensioni e potenza. Navigando verso le isole Flegree di Procida e Ischia si scorge invece il faro di Capo Miseno, reso noto al grande pubblico da un film di Federico Moccia, attivato nel 1860, distrutto durante l’ultimo conflitto mondiale e ricostruito nel 1954. Un faro che offre una straordinaria vista sul golfo di Napoli. Riuscitissimo esempio di come una struttura progettata per altri scopi possa invece essere riutilizzata, è il faro di Forte Stella a Portoferraio, eretto sul bastione nord nel 1778 dall’arciduca Leopoldo su uno degli impianti militari voluti dal Duca Cosimo I de’ Medici nel 1500 a difesa della città. Risale invece agli inizi del 1300 il faro di Livorno, eretto ad opera della repubblica Marinara di Pisa. Sarebbe stato il più antico d’Italia se le cariche di dinamite delle truppe tedesche non lo avessero fatto saltare nel 1944. Grazie però alla volontà dei cittadini di Livorno, è stato possibile nel 1956 inaugurare la fedele ricostruzione del faro originale, ora monumento nazionale.
Faro capace d’illuminare storia e leggenda è quello del Tino, sull’omonima isola, grandioso esempio di architettura fortificata neo classica, rifugio del monaco eremita San Venerio, oggi considerato il patrono dei faristi che qui era solito accendere tra il VI e VII secolo grandi fuochi in aiuto ai naviganti.
Lasciato il mar Ligure (non prima di aver visitato la Lanterna di Genova, simbolo della città, costruita nel 1128 e secondo faro più antico e ancora utilizzato del mondo, dopo quello di La Coruna in Spagna) e raggiunta la Sardegna, merita una visita il faro dell’isola dei Cavoli, costruito nel 1856 di fronte a Villasimius, vicino a Cagliari. A ovest, nel Golfo di Oristano, c’è invece il faro di Capo San Marco, costruito nel 1924, e a nord, semplicemente straordinario per la sua particolare collocazione, sorge, in cima a un dirupo, proprio al di sopra delle famose Grotte di Nettuno, il faro di Capo Caccia, costruito nel 1864.
Una torre alta circa 24 metri che, sommati, all’altezza della scogliera, portano l’altezza totale del faro a 186 metri sul livello del mare, facendo di Capo Caccia il faro più alto d’Italia.
Ricca di fari è anche la Sicilia: su tutti spicca, per celebrità ( acquisita anche grazie ai racconti del commissario Montalbano di Andrea Camilleri) il faro di Capo Scalambri, in località Punta Secca, poco distante dalla Marina di Ragusa, costruito nel 1859 in un luogo luogo noto tradizionalmente come uno degli approdi di Ulisse.
Libero adattamento per mareonline.it del testo di Cristiana Bartolomei pubblicato sul numero 50 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Seasee sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali. Per visitare il sito:www.seasee.com
pubblicato il 27 Settembre 2024 da admin | in Fari | tag: faro della Rocchetta, faro dell’isola dei Cavoli, faro di Capo Caccia, faro di Capo Miseno, faro di Capo Peloro, faro di Capo San Marco, faro di Capo Scalambri, faro di Forte Stella, faro di Livorno, faro di Punta Pezzo, faro di Sant’Andrea, Lanterna di Genova | commenti: 4
Mi fa immenso piacere trovare questi articoli in quanto figlio di un guardiano del faro: sono nato nel faro di Viareggio, ho poi abitato nel faro di Capraia, Capo Caccia e infine a Capo Vado, posti meravigliosi dove si respira il profumo del mare.
Michele Tirotto, che emozione leggere il tuo commento! Sono di Viareggio e sono la figlia di un amico di tuo padre. Non ho avuto il piacere di conoscerlo (ho saputo che purtroppo è venuto a mancare qualche anno fa), l’ho visto solo in una fotografia che da sempre mio padre ha custodito con grande affetto.
Leggo ora per puro caso la tua mail di risposta, mi fa piacere, se vuoi contattarmi il mio indirizzo è info ristoranteilpescegatto.it. Penso che tuo padre abbia avuto ospite per un giorno mia sorella e mia madre che purtroppo anche lei il 15 agosto ha raggiunto mio padre in qualche faro su nell’immenso firmamento. Aspetto tua risposta.
Io conosco un faro molto più bello, il Faro di San Giacomo di Licata. Consiglio di visitare la città di Licata e il suo faro, sono STUPENDI!