Scegliere di chiamarsi Penelope, vuol dire legare il proprio nome al mare e alle tele. Chissà se ci ha pensato Chiara Cocchi, artista bolognese tanto giovane quanto affermata, quando ha scelto di lanciarsi fra le onde del mondo dell’arte prendendo in prestito il nome della fedele moglie di Ulisse, uno al quale tempeste e bonacce hanno creato più di un problema, almeno a sentire Omero. La laurea in Interpretariato e traduzione all’Università di Bologna e quella all’Accademia delle Belle Arti, sempre di Bologna, permettono a Penelope di capire il mondo e di rappresentarlo dopo averlo reinterpretato. Il resto lo fanno la sensibilità, la creatività, l’ispirazione, ferri del mestiere di ogni artista. Sono questi gli strumenti che hanno aperto all’artista bolognese porte difficili da aprire. Come quelle dell’Hotel Danieli di Venezia, dove Penelope ha presentato molti dei suoi lavori più interessanti in una mostra. È stata la prima volta in Laguna per lei, una che ha puntato quasi subito la sua prua verso l’altra sponda dell’Atlantico per sviluppare e far conoscere la sua vena artistica. Ma fra le calli e i canali della Serenissima ha scoperto fonti di ispirazione inattese. Di mezzo c’è sempre il mare, e a Venezia non potrebbe essere diverso, ma Chiara possiede una capacità di cui pochi sono dotati: lei riesce a farsi ispirare non solo dai luoghi, dalle sensazioni, dalle atmosfere, ma soprattutto, dai materiali. Le sue tele sono piccole parti del mondo arrivate a lei nel modo più disparato. Foglie di palma, pezzi di legno, scaglie di ardesia, porte antiche, dischi in vinile e legni portati, ovviamente, dal mare. E, proprio sul materiale depositato sulla spiaggia dalle onde in una sorta di ringraziamento, finiscono alcune delle opere più significative. Le vedute della Riviera Romagnola, il Golden Gate di San Francisco, le vedute di Venezia impresse sul legno di una briccola, fino a Vernazza, una delle straordinarie Cinque terre. “Quel viaggio in Liguria” racconta Chiara, “mi ha fatto scoprire un materiale a me sconosciuto: l’ardesia. Sono tornata a casa con numerose scaglie sulle quali ho dipinto alcuni dei miei lavori preferiti”. Uno di questi raffigura Rocchetta Mattei, una rocca degli Appennini bolognesi alla quale Penelope ha aggiunto il mare e una barca in attesa. E siccome è possibile spostare la costa fin sotto le montagne natìe solo con il pennello, Chiara ha pensato bene di spostarsi e di trasferirsi direttamente dove le onde del mare assicurano ispirazione e materiale, che, nel suo caso, sono spesso la stessa cosa. Poteva andare in Riviera, ma il concorso l’ha vinto negli States. Adora San Francisco, dove ha esposto al The Italian Cultural Institute, però la sua base è in Florida, lungo la costa occidentale, fra Sarasota ed Englewood. La sua arte si muove fra il John Ringling Museum of Art e l’Arts and Cultural Alliance, di Sarasota e il Ringling Englewood Art Center, rispettivamente a nord e a sud della cittadina di Venice. Sarà un caso?
Testo di Goffredo Arsuffi pubblicato sul numero 89 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 18 Agosto 2018 da admin | in Quadri, Un mare di arte | tag: Chiara Cocchi, Ringling Museum of arts, Rocchetta Mattei, The Italian Cultural Institute | commenti: 0