«… io avevo venticinque anni e mi piaceva giocare all’amore, tutte le domeniche scendevo al porto e cambiavo innamorata, in Europa era tempo di guerra e nelle Azzorre la gente andava e veniva, ogni giorno una nave attraccava qui o altrove, e a Porto Pim si parlavano tutte le lingue.» Donna di Porto Pim, pubblicato nel 1983, costituisce una svolta fondamentale nell’opera di Antonio Tabucchi, uno degli scrittori più singolari del Novecento: dallo stile personalissimo e metafisico, innamorato del Portogallo e della sua letteratura, in queste pagine sospese, talvolta esilissime, lo scrittore nativo di Pisa crea scenari sospesi tra realtà e fantasia, intessuti di immagini potenti e misteriose. A una prima lettura l’esiguo libretto può sembrare un semplice diario di viaggio o una raccolta di prose brevi, ma la saudade che permea ogni pagina e l’intreccio di diversi stili e piani narrativi raccontano un’unica storia, dando origine a un viaggio a sé, onirico, nell’arcipelago delle isole Azzorre. Si potrebbe pensare che anche il fiabesco toponimo scelto come titolo della raccolta, Porto Pim, sia frutto della fantasia di Tabucchi. Al contrario, esiste realmente: una deliziosa baia di forma quasi perfettamente circolare, serrata tra l’entroterra dell’isola di Faial, l’abitato di Horta e il Monte da Guia, un antico vulcano spento la cui spettacolare, duplice caldera è invasa dalle acque dell’Atlantico di un blu profondissimo. La baia, un tempo, dava asilo a un piccolo stabilimento per l’essicazione del merluzzo e a un altro dove si lavoravano le carni delle balene, la cui pesca provvidamente è stata proibita nei primi degli anni Ottanta. Oggi, in virtù della cristallina purezza delle sue acque, viene eletta a luogo di riproduzione da numerose specie ittiche, che ne hanno fatto un santuario della biodiversità.
Le casette di Porto Pim, tutte dal candore accecante e ordinatamente disposte lungo una manciata di viuzze rettilinee, se ne stanno l’una stretta all’altra, protette dai massicci bastioni del forte di São Sebastião, costruito nel Settecento, ai tempi della Guerra di Successione Spagnola, e poi rifatto nel secolo seguente. Il tempo qui sembra trascorrere più lentamente che altrove, perfino l’aria ha una consistenza diversa e si capisce intuitivamente perché Tabucchi fosse rimasto ammaliato da un posto che, per il resto, ha ben poco da offrire: sarebbe inutile, infatti, cercare la bettola nella quale l’autore narra di aver incontrato il vecchio Lucas Eduino, ormai malinconico cantante di pesinhos e sapateiras, ma che in gioventù «uccise con l’arpione da baleniere la donna che aveva creduto sua». Quell’osteria non esiste più, o forse non è mai esistita: al suo posto ci sono un paio di localini di certo meno pittoreschi, dove tuttavia si gustano lulas eccezionali (noi le chiamiamo calamari), accompagnate dallo squisito vino verdelho proveniente dalla vicina isola di Pico, il cui immenso cono vulcanico chiude l’intero orizzonte, verso meridione.
Perché allora parlare di Porto Pim a voi che amate il mare e volete sapere di luoghi lontani, esotici, forieri di avventura e intrisi di un salmastro più acre e speziato di quello cui siete avvezzi? Forse perché le minuscole case di Porto Pim oggi non sono che la pittoresca periferia di Horta, capoluogo dell’isola tanto bello da togliere il fiato, con la sua solitaria Torre dell’Orologio e l’elegante mole della chiesa del Santíssimo Salvador, il cui candore fa a gara con il seicentesco Convento dei Gesuiti e l’architettura liberty della Sociedade Amor da Pátria. O forse perché la scenografica baia intorno alla quale stanno incastonate le case bianche della città, il dolce rilievo del Maciço da Caldeira che lentamente s’innalza fino a sfiorare le nuvole, il verde acido delle sue pendici, interrotto dalle larghe pennellate azzurre delle ortensie, orchestrano un paesaggio che sembra abbracciare i naviganti in arrivo, per lasciarli poi ripartire con quell’invariabile nostalgia ben nota a Tabucchi. Proprio per questa ragione quanti affrontano la traversata a vela dell’Atlantico non possono esimersi dal tributare una visita al porticciolo di Horta, che li attende ospitale con il suo aspetto del tutto peculiare e gioiosamente variopinto, frutto dell’immaginazione e del più o meno autentico talento di tutti i navigatori che, quando fanno scalo qui, lasciano un loro ricordo dipingendone moli e frangiflutti.
Si tratta di un autentico rito, cui non ci si può sottrarre, al pari di una capatina al leggendario Peter Cafè Sport, che con la sua facciata di un blu intenso si fa notare proprio dirimpetto al marina. Attenti, questo non è un semplice bar: è un pezzo di storia e al contempo un ufficio di cambio e un ufficio postale, nel quale marinai provenienti da mezzo mondo lasciano messaggi indirizzati ad amici che intanto solcano i sette mari e torneranno qui fra settimane, o mesi, o anni. Al piano superiore è organizzato uno sbalorditivo museo degli scrimshaw, ossia i denti di capodoglio istoriati con scene di mare, incise dai balenieri dei tempi che furono. Non si può lasciare l’isola di Faial senza aver bevuto almeno un bicchiere in questo locale tappezzato di ricordi, autentico monumento all’intrepido spirito dei velisti oceanici. Horta è una piccola città intrisa di spirito marinaresco, la cui storia è letteralmente intessuta di leggende del mare: in effetti ci sono tante buone ragioni per venire fin qui, anche se non vi imbatterete mai nella bellissima e misteriosa Yeborath, la donna di Porto Pim, o nel suo giovane e appassionato amante.
Testo di Fabio Bourbon, pubblicato sul numero 87 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 4 Ottobre 2020 da admin | in Marina nel mondo, Storie, Viaggi & Rotte nel mondo | tag: Antonio Tabucchi, Azzorre, Donna di Porto Pim, Horta, isola di Faial, Peter Café Sport, Yeborath | commenti: 0