Il litorale occidentale di Trapani, caratterizzato da una costa molto bassa e dal clima soleggiato e ventoso, ha le caratteristiche ideali per la produzione del sale. Fu così dai tempi dei Fenici, tremila anni orsono, poi degli Arabi oltre mille anni fa. Fino ad arrivare a oggi. Da allora il processo di produzione del sale marino, detto coltivo per le sue analogie con i metodi e i ritmi dell’agricoltura, è caratterizzato dalla capacità dei “curatoli di salina” di regolare il flusso dell’acqua nel suo lento procedere di vasca in vasca. Sole mare e vento, guidati dalla mano dell’uomo in secoli di lavoro e ingegno, sono gli ingredienti naturali per la produzione del sale nel meraviglioso scenario della Riserva orientata delle saline di Trapani e Paceco. La riserva, istituita nel 1995, si estende per circa 980 ettari ed è in gestione al Wwf Italia.
Il sistema delle saline, il cui ciclo va da aprile a settembre, si basa sullo spostamento dell’acqua entro diverse vasche e canalizzazioni: le prime per raggiungere la graduale e specifica concentrazione, le seconde per distribuire nelle giuste quantità l’acqua, facilitarne l’evaporazione e, da ultimo, la concentrazione. La produzione si articola in due fasi. La prima, denominata “assummari a salina”, consiste nello svuotare le vasche dell’acqua residua del periodo invernale. Nella seconda si ripristinano gli argini, il fondo delle vasche, vengono puliti i canali e si sistemano le diverse parti della salina. Si prosegue poi ad “ittari ‘n funno a salina” convogliando nella “fridda” tutta l’acqua residua dell’anno precedente e aggiungendovi il necessario supplemento proveniente dal mare. Già dal mese di aprile l’acqua acquista un grado di salinità maggiore e assume un colore più chiaro. A questo punto si dà inizio all’operazione di travaso dell’acqua da una vasca all’altra.
Nei giorni successivi, con l’esperienza accumulata di generazione in generazione, si aggiunge l’“acqua matri”, cioè l’acqua salata della precedente stagione con la funzione di lievito per la nuova produzione. Il processo naturale è attentamente controllato fino al momento in cui l’acqua raggiunge il giusto grado di salinità.
Una condizione evidenziata dal colore cangiante dal rosa al rosso, per arrivare infine al bianco splendente. Giunti a metà luglio, vengono assunti gli operai stagionali detti “staciuneri” necessari per assolvere alle operazioni di raccolta del sale in cumuli dalla forma conica alti circa un metro: i “munzeddri”. Il sale è trasportato quindi con le “cattedri”, ceste tenute sulle spalle dai cattidrara che accumilano il sale sull’argine delle saline a formare cumulo dalla forma prismatica, i “munziddruni”, poi ricoperti con tegole di terracotta. Nel passato il trasporto del sale veniva effettuato con carri o con barche. Molte saline per facilitare il trasporto, erano dotate di “canali di mezzu” collegati direttamente al porto di Trapani, larghi fino a cinque metri e profondi circa tre. Le imbarcazioni erano di due tipi: gli “schifazzi”, barche a vela ad un solo albero molto leggere e con scarso pescaggio, manovrate da un solo uomo ma capaci di un carico di 50 salme, e le “muciare”, piccole barche senza vela ne ponte portate e spostate a rimorchio.
Al territorio di Nubia nel comune di Paceco, molto particolare e suggestivo, caratterizzato da acqua, mulini a vento e piramidi di sale, appartiene la famiglia Culcasi. Fin dai primi anni del ‘900 Angelo Culcasi era stato uno dei tanti trapanesi impegnati nella lavorazione del sale. Il figlio Alberto, poi Carmelo e Salvatore, e infine i loro figli, hanno lavorato e vissuto nelle saline di Trapani e Paceco. Da più di quattro generazioni i Culcasi, promuovono iniziative legate al territorio al quale sono indissolubilmente legati. Il loro lavoro perdura nel tempo e mantiene il grande rispetto e la piena sintonia nei confronti di un contesto di pregio naturalistico.
Oggi, con il Parco del Sale, i Culcasi propongono, tra storia e attualità, la rappresentazione più vera delle saline trapanesi. Salvatore con l’hotel Relais Antiche Saline e la Trattoria del Sale; Carmelo e i suoi figli con la salina Oro di Sicilia, che produce artigianalmente un sale integrale con più potassio e magnesio e una minor quantità di cloruro di sodio e che vanta il presidio Slow Food e l’Igp; infine ai nipoti Alberto e Irene è affidata la gestione del Museo del Sale.
Testo di Cesare Pasotti pubblicato sul numero 76 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Nino Lombardo sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 28 Ottobre 2022 da admin | in Storie | tag: cattidrara, Cesare Pasotti, famiglia Culcasi, hotel Relais Antiche Saline, munzeddri, Nino Lombardo, Parco del Sale, Saline di Trapani e Paceco, Trattoria del Sale | commenti: 0
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