Ci sono molte cose sul sushi che in tanti non sanno, aspetti conosciuti solo ai più appassionati intenditori di questo piatto e della sua storia. A partire, per esempio, dal fatto che il sushi non è giapponese ma cinese (dove veniva mangiato però senza riso) e che è “approdato” sulle bancarelle dei mercati all’aperto di Tokyo nel 1800 come antenato del moderno “fast food” ; o che la parola “sushi” non si riferisce al pesce crudo ma al riso cotto con aceto, sale e zucchero; che il pesce considerato più prelibato è il “pesce palla”, (per i giapponesi fugu, che se non viene tagliato correttamente, può essere mortale); o che nel suo paese d’origine il sushi non è mai a base di salmone. O, ancora, che quello che mangiamo noi non è wasabi ma rafano colorato, perché coltivare il vero wasabi è difficile; che lo zenzero è perfetto per “ripulirsi” la bocca fra una portata e l’altra di pesce crudo da gustare, rigorosamente, seguendo le regole che valgono per gli “orologi di formaggi”, ovvero partendo dal gusto più delicato per approdare a quello più deciso, iniziando per esempio con delle seppie per proseguire con tonno, aringa, sgombro, riccio di mare… Cose che spesso sanno in pochi, mentre più numerosa è la platea di amanti del pesce crudo che sanno invece altre cose: come, per esempio, che alcuni sushi vanno mangiati con le mani e in un sol boccone (con il nigiri capovolto delicatamente in modo da intingere solo il pesce nella salsa di soia e non il riso) mentre per altri “ pezzi” e per il chirashi, ovvero il sushi “sparpagliato” si devono usare le bacchette; o, ancora, che più l’alga secca esterna usata per diverse preparazioni di sushi, il nori, è scura più è buona (oltre che salutare visto che pulisce i depositi di colesterolo”. Ma sia che si conoscano o meno queste “curiosità sul sushi”, un fatto è certo e noto a tutti: per gustare questo piatto (“importato” per la prima volta in Occidente nei primi anni 50 dagli chef del sol levante al seguito del principe Akihito, poi divenuto imperatore del Giappone, ospite d’onore a una cena all’ambasciata giapponese a Washington, e preparato probabilmente nel miglior modo al mondo da Jiro Ono in un minuscolo locale nei sotterranei di un palazzo accanto alla stazione di Ginza a Chūō a Tokyo dove l'”imperatore del sushi”la lavorato dall’età di 8 anni fino alla soglia dei 100) occorre “abbinarlo” a un set per la degustazione all’altezza della raffinatezza del piatto. Come quello proposto (per gustarlo in barca o sulla terraferma) da Riva (clicca qui per i dettagli) : un elegantissimo set composto da bacchette in acciaio e acquamarina, con logo Riva e supporto per l’appoggio, e i rituali ciotolini per le salse in porcellana bianca con doppio rigo acquamarina. Un set capace di dare un tocco di classe e originalità a pranzi e cene a base di pesce crudo, ma c’è chi è pronto a giurare che “abbinato” a quel set anche il sushi aveva un sapore diverso, ancora più buono…
pubblicato il 31 Maggio 2024 da admin | in | tag: bacchette, chirashi, ciotolini per le salse, come mangiare il sushi, fugu, nigiri, set da sushi, set da sushi Riva, Sushi, wasabi | commenti: 0