Avete presente quelle navi da crociera con solarium, piscine, scivoli e quant’altro? Ecco, dimenticatevele. Dimenticate gli abiti leggeri, il vento nei capelli e il calore del sole, perché là in cima, dove i venti arrivano solamente da sud, la natura è tutt’altro che ospitale per gli esseri umani. Ma non meno affascinante. Stiamo parlando, ovviamente, del Polo Nord, dal 2008 teatro delle crociere del rompighiaccio nucleare russo NS 50 Let Pobedy. La nave lo esplora più volte l’anno, durante l’estate artica, con a bordo circa 130 ospiti dotati di un moderato spirito di avventura. La partenza avviene da Murmansk e il viaggio dura 14 giorni. Certo le cabine e i servizi non sono lussuosi, ma volete mettere il fascino di arrivare in un punto dove i cellulari, tranne i satellitari, non prendono, e l’espressione “non c’è campo” non è la scusa usata quando non si vuole rispondere?
Vedere la prua a cucchiaio della nave mentre avanza inesorabile in un oceano bianco senza fine, rompendo un ghiaccio spesso fino a due metri e mezzo, è uno spettacolo potente, affascinante e ipnotico. Per similitudine il pensiero va alle navi di Cristoforo Colombo, quando si avventuravano verso l’ignoto. Non per niente la musica del compositore greco Vangelis, colonna sonora di alcuni filmati della Poseidon, la società americana organizzatrice dei viaggi, è la stessa del film di Ridley Scott: 1492 Conquest of Paradise. Allora la spedizione era verso l’ignoto e affrontava difficoltà e pericoli assai diversi: la discesa sulla spiaggia dell’isola chiamata dagli indigeni Guanahani, da Colombo ribattezza Isola di San Salvador, era fatta da uomini armati e con in mano la bandiera dei conquistatori. Ora i partecipanti scendono armati solo di bottiglie di champagne e flûte, giocano a golf, intonano canti gioiosi attorniati da decine di bandiere di tutto il mondo. E siccome molti sono russi, non può mancare il tradizionale tuffo nel ghiaccio. I viaggiatori provengono da tutto il mondo, alcuni dall’Italia, come Andrea, 42 anni, che ci dice: “Mi sono trovato su un pianeta totalmente differente. Le parole di tutte le lingue sulla terra non sono sufficienti per raccontare questa esperienza. All’inizio pensavo di essere diventato pazzo perché non avevo mai provato questi sentimenti e sensazioni. Era come innamorarsi per la prima volta, innamorarsi della natura, del mondo, della propria vita”. La lingua ufficiale a bordo è l’inglese e siccome non tutti la parlano è disponibile, a richiesta, un sistema di traduzione simultanea. In questo modo si può perseguire la filosofia americana del great melting pot, particolarmente adatta in un posto come il Polo Nord, luogo non soggetto ad alcuna sovranità. I viaggiatori sono anche sensibilizzati al rispetto dell’ambiente e della fauna selvaggia; le spedizioni, infatti, avvengono sotto l’egida del Polar Bears International e del Wwf for Nature. Non bisogna dimenticarsi, tuttavia, di quei grossi batuffoli di pelo bianco, dall’aspetto innocuo, perché non sono dei Teddy Bear inoffensivi, ma bestie di oltre due metri di altezza, del peso medio di mezza tonnellata e in grado di correre a 40 chilometri all’ora. Meglio quindi guardarli da lontano.
La Russia ha una notevole esperienza nella costruzione di navi rompighiaccio, soprattutto di grandi dimensioni, in quanto sono molte le città, come Murmansk, che sono state costruite o si sono espanse in zone con temperature invernali molto severe. Questo ha richiesto la necessità di costruire navi in grado di permettere collegamenti in ogni condizione per mantenere aperte le rotte commerciali verso ovest e verso est, una tendenza in crescita negli ultimi anni perché i cambiamenti climatici hanno reso possibile ciò che fino a qualche anno fa era l’eccezione. Di navi rompighiaccio, l’ex Unione Sovietica ne ha costruite nove: la prima fu la Lenin che, quando fu varata, era la prima nave di superficie a propulsione nucleare al mondo, grosso vanto per la tecnologia sovietica dell’epoca. Operativa dal 1959 al 1989, ora è diventata museo, con base a Atomflot, vicino a Murmansk, importante porto nel Mare di Barents da cui partono le spedizioni artiche. La costruzione della Let Pobedy cominciò il 4 ottobre 1989 nei cantieri Baltic a San Pietroburgo, con il nome originario di NS Ural. I lavori si interruppero nel 1994 per mancanza di fondi, ripresero nel 2003 e consentirono nel 2008 la prima crociera artica. Nell’ottobre del 2013 la Let Pobedy ha trasportato la torcia olimpica in occasione dei XXII Giochi olimpici invernali di Soci 2014 fino al Polo Nord, portando per la prima volta questo simbolo dei Giochi nel Mar Glaciale Artico.
Testo di Tealdo Tealdi, pubblicato sul numero 86 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Simone Bandini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
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pubblicato il 24 Febbraio 2020 da admin | in Crociere nel Nord | tag: crociera su un rompighiaccio, crociera su una nave nucleare, crociere al Polo Nord, ompighiaccio nucleare russo NS 50 Let Pobedy, Polar Bears International, Un tuffo dove il ghiaccio è più blu | commenti: 2
In quelle acque non nuotano spessissimo orsi polari? Non sono esattamente animaletti pacifici…
Non è tanto un orso bianco a spaventarmi ma la broncopolmonite!