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Chiunque abbia letto Una discesa nel Maelström, l’allucinante racconto scritto nel 1841 da Edgar Allan Poe, non può non essere rabbrividito figurandosi l’enorme gorgo che si spalanca nel Mar di Norvegia, a poca distanza dalle scogliere della leggendaria isola di Vurrgh. Il medesimo leviatano inghiotte il Nautilus del capitano Nemo nelle ultime pagine di Ventimila leghe sotto i mari, capolavoro di Jules Verne, ed è citato da Herman Melville nel suo immortale Moby Dick. Ma quale fondamento di verità si nasconde tra le pieghe della finzione letteraria? Poe e i suoi colleghi trassero ispirazione dalle dicerie suscitate dalla celebre Carta Marina, la prima mappa della penisola scandinava, stampata nel 1539 in base ai disegni e alle annotazioni dell’ecclesiastico svedese Olaus Magnus. In questo documento il Maelström viene descritto come una corrente ben più potente di quella di Cariddi. Altra fonte d’informazione, apparentemente più attendibile, fu una descrizione vergata nel 1715 

dallo storico norvegese Jonas Danillsønn Ramus, tanto che Poe lo menziona nel suo racconto; anche costui, tuttavia, si lasciò trascinare dall’immaginazione e non diede una spiegazione verosimile del fenomeno. A questo pensò il suo contemporaneo e connazionale Petter Dass, che riportò come la corrente dovesse essere legata ai movimenti di marea, manifestandosi con più violenza nelle fasi di luna piena e di luna nuova.

Il Maelström si manifesta quattro volte al giorno alle Lofoten

Lungi dall’essere un parto dell’immaginifica fantasia degli scrittori ottocenteschi, il Maelström (o, come è anche noto, il Moskenstraumen) è in effetti uno dei fenomeni naturali più impressionanti al mondo ed è causato appunto dalle maree. La violentissima corrente si manifesta quattro volte al giorno nell’arcipelago delle Lofoten, tra la punta meridionale dell’isola di Moskenesøya e la poco distante isola di Værøy, là dove il Vestfjord si apre nel Mar di Norvegia. A causa del divario di profondità tra il fiordo, la cresta rocciosa sommersa che corre tra le due isole e il mare aperto, l’enorme massa d’acqua spinta dalle maree in entrata e in uscita dal fiordo qui acquista una velocità di 12 nodi (oltre 22 chilometri orari), anche se si parla di picchi ben superiori. Il braccio di mare, largo circa 4 chilometri, è inoltre costellato da una miriade di scogli, mentre nel mezzo si erge l’irraggiungibile isolotto di Mosken, che dà il suo nome alla corrente: Maelström è infatti un termine più generico, il cui significato è “corrente che macina”. La presenza di tali ostacoli rende impraticabile l’attraversamento dello stretto.

Può raggiungere i 60 metri di diametro e i 50 di profondità

Nei giorni di luna favorevoli e in concomitanza con venti particolarmente intensi, specie tra luglio e agosto, la corrente può generare un gorgo del diametro di una sessantina di metri, la cui colonna si stima sprofondi per circa 50 metri, fino a lambire il fondale. Sebbene la forza del Maelström sia stata ampiamente esagerata, rimane comunque pericolosa anche per imbarcazioni delle dimensioni di un peschereccio, tanto che gli equipaggi dell’arcipelago sono sempre stati dotati di una precisa tabella oraria del fenomeno; perfino i traghetti che fanno servizio tra la terraferma e l’arcipelago si mantengono a rispettosa distanza. La gente del luogo riporta del saltuario ritrovamento, sugli scogli, di carcasse di balena o capodogli risucchiati dal mulinello e schiantati contro le rocce dalla mostruosa potenza delle correnti. Il fatto più strano è che di questo straordinario fenomeno non esitano fotografie per lo meno decenti; ciò è facilmente spiegato dal fatto che nessuno sano di mente si avvicinerebbe mai al vortice tanto da poterlo immortalare, mentre dalla terraferma la visione è resa confusa dai vapori e dalle colonne di spruzzi, oltre che dalla lontananza. Lo stretto tra le due isole, inoltre, è tormentato da imprevedibili correnti d’aria, cosicché neppure gli aerei lo sorvolano; non a caso, il piccolo aeroporto di Værøy fu dismesso nel 1990 dopo nemmeno 4 anni di servizio, a causa di un incidente occorso in fase di decollo per una folata di vento.

Vicino a Bodø, in Norvegia, le correnti creano vortici sotto un ponte

Ci si può tuttavia consolare con le spettacolari immagini del non lontano Saltstraumen, uno stretto situato una decina di chilometri a sud-est della città di Bodø; il braccio di mare, ampio 150 metri, separa il Skjerstadfjorden dal mare aperto ed è scavalcato da un ardito ponte. Qui le correnti, analoghe a quelle del Maelström, spostano ogni sei ore circa 400 milioni di metri cubi d’acqua, raggiungendo la sbalorditiva velocità di 22 nodi, cioè 41 chilometri orari: la più forte corrente di marea al mondo. Non di rado si formano spettacolari sequenze di gorghi, del diametro di circa 10 metri e profondi quattro o cinque, fotografabili con tutto agio dal ponte.

Altri fenomeni simili si verificano in Scozia e in Giappone

Quelli appena descritti non sono tuttavia fenomeni isolati, poiché altre impressionanti correnti di marea si manifestano anche nel golfo di Corryvreckan, situato tra le isole scozzesi di Jura e Scarba, e nel golfo di Naruto, in Giappone.
La corrente scozzese, classificata come la terza al mondo, può sfiorare i 9 nodi (16,5 chilometri orari), ma a causa della conformazione del fondale, è in grado di generare onde anomale alte anche 9 metri. Alcuni anni addietro, durante la realizzazione di un documentario televisivo, un manichino del peso e conformazione analoghi a quelli di un uomo adulto fu lasciato in balia della corrente; il profondimetro di cui era munito attestò che il gorgo l’aveva risucchiato in pochi istanti fino a una profondità di circa 190 metri, fino al livello del fondale marino. La corrente di Naruto, tra le isole nipponiche di Honshu e Shikoku, supera di poco gli 8 nodi (15 chilometri orari) ed è divenuta ormai una celebre meta turistica, soprattutto in virtù dei vortici, del diametro anche di 20 metri, che si formano in superficie. Questo sensazionale spettacolo fu immortalato a metà Ottocento in alcune magnifiche stampe dal celebre paesaggista Utagawa Hiroshige, che si era recato in questo luogo per accertarsi del fenomeno. Evidentemente, un buco nel mare è qualcosa che non si può dimenticare.

Testo di Fabio Bourbon, pubblicato sul numero 81 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.

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pubblicato il 24 Aprile 2025 da admin | in Storie | tag: Bodø, correnti marine, golfo di Corryvreckan, golfo di Naruto, gorghi, Maelström, Una discesa nel Maelström, Utagawa Hiroshige | commenti: 3
  • Francesco ha detto:
    27 Ottobre 2014 alle 16:23

    Argomento abbastanza negletto ma interessante.

    » Rispondi
  • Laura ha detto:
    28 Ottobre 2014 alle 10:28

    Francesco, è proprio perché mareonline tratta di cose di cui nessuno o pochissimi altri parlano che mi piace! Un articolo simile credo di averlo letto, un sacco di tempo fa, su Focus (un’altra delle poche testate che valga le pena di leggere) e basta. Il problema è che l’informazione oggi è tutta uguale, scrivono tutti le stesse notizia facendo spessissimo un copia incolla….

    » Rispondi
  • Virginia ha detto:
    10 Ottobre 2024 alle 15:31

    C’è anche in un libro di Larsson

    » Rispondi
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    • Carmen Iemma 28 Aprile 2025 at 05:03 su Vini da tenere in cambusa? Queste bottiglie
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