Dicono che ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo e che l’apprendimento è un tesoro che seguirà il suo proprietario ovunque. Due detti che sembrano fatti apposta per riassumere la vita di Vaifra Melchiorri, fondatrice della Sea Crew Academy, la prima accademia pratica in Italia per diventare hostess e steward di barche a vela e motore. Già perché a lei, che nella sua “prima vita” è stata una normalissima impiegata d’azienda, imparare qualcosa di nuovo, salendo per la prima volta a bordo di una barca a vela da “normalissima passeggera, completamente a digiuno di navigazione”, l’ha trasformata in una navigatrice senza confini, offrendole una straordinaria “passerella” per trascorrere la sua “seconda vita” su mari e oceani, portandosi ovunque il tesoro di quanto appreso durante ogni crociera vissuta da hostess-marinaia. Fino ad “approdare” in un nuovo progetto: trasformare il mare d’esperienza maturato in anni di navigazione in un corso per hostess e steward di bordo, per indicare la rotta verso una professione che, assicura, è straordinariamente unica, con un mercato sempre più in espansione e con sempre più domanda di professionisti delle vacanze in barca. Che, sottolinea l’ex impiegata che volle farsi navigatrice, non è un “divertimento” o una “vacanza pagata”, come pensano forse in troppi, ma un lavoro duro e impegnativo , pieno di responsabilità, che lascerà sempre meno spazio all’improvvisazione e richiede una grande professionalità”. Da acquisire (o magari solo perfezionare) magari decidendo proprio di diventare allievi per sei giorni di un corso della Sea Crew Acadey con al timone delle lezioni, teoriche e pratiche, lei, l’allieva diventata maestra (ma sempre con il desiderio d’imparare continuamente), pronta a raccontarsi partendo dall’ultimo approdo: l’idea di varare un corso per hostess e steward di bordo.
“Come e quando è nata l’idea? Me lo ricordo bene: nel 2018 mentre facevo la stagione per una grandissima compagnia di charter medio-alto livello: eravamo due equipaggi ad alternarci sullo stesso catamarano e la differenza tra i due equipaggi era evidente e fastidiosa. Mi son detta “possibile che i clienti che pagano lo stesso prezzo, a seconda della settimana si trovano con due professionisti che mettono anima e cuore per fargli passare una vacanza indimenticabile oppure con due improvvisati che fanno giusto il compitino e pensano solo a fare l’aperitivo?” E pian piano è nata l’idea di dare una formazione pratica a chi voglia lavorare in mare.
E quando e come è diventata realtà? “Ci ho riflettuto un po’ perché non sapevo come muovermi: è vero che nel settore sono conosciuta, ma fuori dalla nautica professionale sono la signora nessuno, che credibilità potevo avere? Poi un anno fa mi sono lanciata, contando solo su me stessa e la mia esperienza sul campo, che mettendo da parte la modestia non è comune. E tanti operatori del settore che mi conoscono mi stanno supportando e incoraggiando a sviluppare al meglio tutto il progetto. Quindi pronti via”.
In cosa consiste il corso (che “materie” si studiano, quanto dura, come viene realizzato – aspetti teorici e pratici, in quale location e quanto costa?” Il corso si tiene a Ravenna a bordo di una barca a vela per vivere full immersion in quella che sarà la realtà del lavoro. Ci sono diversi moduli didattici che ho strutturato io stessa, e per alcuni aspetti mi avvalgo di collaboratori più competenti di me nella specifica materia.
Tanta teoria soprattutto per quanto riguarda organizzazione e ottimizzazione tempi e spazi di bordo, cambusa, psicologia, sicurezza sia sopra che sottocoperta, eccetera; ma è la pratica che la fa da padrona perché il mio obiettivo è che alla fine dei sei giorni la persona sia realmente preparata e pronta ad affrontare un imbarco vero e remunerato, senza passare da stage gratuiti. Sempre col mio supporto a distanza, questo lo considero fondamentale”.
I primi corsi sono già salpati e approdati: un primo bilancio? “Decisamente positivo.C’è ancora tanto da fare ma pensavo ci volesse più tempo a decollare trattandosi di un lavoro poco conosciuto. Invece vedo che il mercato pian piano inizia a rispondere e sono molto contenta, la soddisfazione di immettere nel mondo del lavoro gente motivata e preparata mi dà la forza di insistere e crescere. E ho tante altre idee nel cassetto, sempre in termini di formazione nautica “sul pezzo”.
E’ un lavoro più femminile o maschile? E quali sono i valori aggiunti che può offrire una presenza femminile a bordo e quali una maschile?) “Sono abituata a lavorare più con stranieri che italiani e noi siamo un po’ più ancorati a certi retaggi culturali ormai obsoleti. Ma stiamo iniziando anche noi a capire che hostess e steward sono esattamente la stessa figura professionale. Poi a bordo però non è sempre così lineare, per quanto sia da una hostess ci si aspettano determinate cose che non si chiederebbero mai a uno steward…e viceversa. Ma vedo che anche le comandanti donna, seppur in netta ascesa, hanno più difficoltà a far valere la loro autorità rispetto a un uomo. Ma ci arriveremo, pian piano. E la SeaCrewAcademy vuole essere un esempio di inclusività formando allo stesso modo hostess e steward e dando loro le stesse possibilità di lavoro”.
Le caratteristiche (anche caratteriali) che deve possedere un’aspirante hostess o steward? “Sicuramente tanta elasticità mentale, capacità d’essere un problem solving, carattere solare e tanta voglia di lavorare. In breve tutte quelle cose che un corso fatto bene può aiutare ad affinare ma se non c’è la base attitudinale è inutile frequentare qualsiasi accademia: io ti insegno a lavorare ma la voglia ce la devi mettere tu”.
Lei prima di fare la hostess non aveva mai messo piede su una barca: la sua esperienza diretta conferma che è un’opportunità per tutti: ci racconta i suoi primi approcci, le prime e più grandi difficoltà e le prime soddisfazioni? “Ho messo piede per la prima volta in barca nel 2004, per un weekend con amici. Secondo weekend nel 2005, e non sono più scesa. Sono la dimostrazione vivente che è un lavoro alla portata di chiunque, basta avere le caratteristiche a cui ho appena accennato. Ho avuto la fortuna di lavorare il primo anno con uno skipper molto bravo tecnicamente che mi ha messo le basi per fare tutto in assoluta sicurezza, e ammetto che nonostante il suo brutto carattere (ciao Christian ti voglio bene lo stesso) devo ringraziarlo per tutto quello che mi ha insegnato e che oggi posso trasmettere alle nuove leve. E poi le mie difficoltà iniziali le superavo con tante, tante e tante risate. Ero goffa, impacciata, indecisa su come fare le cose, ho sbagliato talmente tante cambuse, tanti ritardi sui pasti e fatto talmente tanti “danni” che l’unica era metterla sul ridere, poi pian piano ho imparato da sola a organizzarmi e fare sempre meglio. Ma erano altri tempi, la hostess era più marinaia che altro. Magari aver avuto un corso. Oggi il mercato è diverso, l’improvvisazione non va più bene, il passeggero medio è più esigente e questo è dimostrato anche dalla cantieristica: le barche stesse sono cambiate, un 40’ di adesso ha gli stessi spazi di un 50’ di 20 anni fa… se non di più”.
Cosa le ha fatto prendere la decisione di mollare tutto e cambiare vita? “Avevo un bellissimo posto fisso ma non ero felice, la vita mi andava stretta. Ho dato le dimissioni ed è stato durante il periodo di preavviso che sono andata all’Elba un week end con amici e li ho conosciuto uno skipper che mi ha dato l’idea di lavorare in barca ma soprattutto l’opportunità di stare una settimana in mare, con navigazione notturna fino a Ponza: non ho capito nulla della navigazione ma mi si è aperto un mondo che non ho più abbandonato”. E non parliamo di un mondo “normale” ma straordinario, unico. Il posto più bello che ho visto sono state le Bahamas, roba da restare senza fiato, ma mi sono innamorata perdutamente anche delle Grenadine al punto da averle tatuate, e la stessa cosa vale per Barbuda, che molti confondono con Barbados…. E poi le Fiji, le Maldive, la Thailandia, la Nuova Zelanda, il Mar Baltico e il Mare del Nord. Ho navigato sei volte in Atlantico e il Mediterraneo l’ho visto in tutte le salse. Volete mettere con il percorso casa – ufficio?”
L”imbarcazione più bella e quella che suggerisce a una persona alla prima esperienza di vacanza in charter? “Ho lavorato su barche prestigiose e meravigliose fino a 50 metri, vela, motore, di lusso e spartane, private e da charter. Ne ho vissute tante veramente belle, non saprei sceglierne una più delle altre, e poi ne ricordo altre molto brutte ma altrettanto comode come “strumento di lavoro”. A dire il vero anche alcune brutte e pure scomode, e adesso quando vedo anche solo il layout sto ben attenta a stare alla larga da certi dettagli che ormai riconosco subito: il lavoro è già faticoso di suo, se poi devo pure impazzire per le le cose più banali non ha senso. Per una prima vacanza consiglio sicuramente un catamarano, e qui mi attiro un coro di insulti da parte di quei velisti puristi che considerano i catamarani delle scatolette galleggianti. È vero, ma vuoi mettere la comodità? Chi ancora non sa se gli piace o meno almeno sta comodo. Oltre al fatto che per noi hostess-steward l’ambiente di lavoro sicuramente è più agevole rispetto a una classica barca a vela”.
Il ricordo più bello, la soddisfazione più grande ? “Ho avuto il piacere e la fortuna di avere diversi vip a bordo: molta gente dello spettacolo, sportivi e un paio di politici. Li ho sempre trattati tutti come se fossero Pinco Palla perché penso che almeno in barca, lontani dalle luci della ribalta, anche loro abbiano diritto a sentirsi trattati (bene) in quanto persona e non in quanto vip. Le soddisfazioni più grandi sono quando ti arrivano passeggeri difficili e riesci a “girarli” fino a trovare un lato positivo. Salgono leoni già incazzati a priori che si lamentano e sbraitano su tutto e dopo una settimana scendono docili come agnelli, dolci e teneri ringraziandoti per la bella vacanza che hai contribuito a fargli vivere: è impagabile. Quando poi ti richiamano anche a distanza di anni per andare con loro in altra destinazione… Wow, tanta roba, ma trovamelo tu un lavoro più bello di questo. Poi si certo, ho avuto anche imbarchi finiti malissimo, litigate furiose, scene da film, ma vanno nel dimenticatoio in fretta. Una volta a Lipari, io infortunata e licenziata in tronco perché avevo passato il pomeriggio al pronto soccorso anziché lavare la barca, alle 3 di notte coi carabinieri a bordo per farmi pagare il dovuto e poi a dormire su una panchina… e all’alba veder arrivare la mia collega con la sua valigia dicendo “non ci voglio più stare con gente così inumana”. E goderci lo spettacolo dell’armatrice imbufalita a doversi preparare la colazione da sola. Una scena così sicuramente ti schifa da un lato ma vuoi mettere il legame che si crea con la tua collega”.
Chi è l’hostess lo steward di oggi? E’ più una persona mediamente professionale o più un’improvvisata? “Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Conosco tantissimi equipaggi seri, professionali ed applicati che mettono l’anima in questo lavoro. Ma vedo, soprattutto nelle piccole imbarcazioni, gente più concentrata sulla propria abbronzatura che sull’organizzazione del lavoro, e questo non va bene. Nel mio piccolo ho sempre combattuto questo e continuerò a farlo”.
Posto che il lavoro è davvero bello, quali sono le aspettative di guadagno reali? E davvero c’è un mercato in crescita? “Si, il mercato è in forte crescita, sono anni che dico che bisognerebbe metter su una fabbrica di hostess e steward. Una fabbrica non si può, ma almeno un corso si. Le aspettative di guadagno sono molto alte, molto più di un normale stipendio per le stesse mansioni a terra, ma vuoi mettere le responsabilità? Ma vorrei sottolineare una cosa: pagati bene si,decisamente si, ma nessuno regala nulla a a nessuno, vorrei fosse chiaro che non siamo pagati per stare in vacanza. L’aspetto economico è molto importante ma quelli che mi chiamano e le uniche due informazioni che vogliono sono il costo del corso e lo stipendio partono da basi sbagliate e dopo un mese di lavoro probabilmente molleranno per cui io stessa sconsiglio loro di iscriversi al corso: è una scelta più ampia che non un semplice lavoro. Poi i soldi arrivano e anche abbondanti, ma non è il primo obiettivo: focus su vita a bordo, libertà, elasticità, viaggi, incontri, ma anche no orologio, no orari fissi, no lavoro a comparti stagni. Se va bene tutto ciò, man mano che si va avanti si può sempre più negoziare anche il lato economico fino a raggiungere cifre che un dipendente di lavoro classico si sogna”.
Chi “era” Vaifra Melchiorri prima e chi “è” oggi? “La stessa persona, ma con la differenza è che continuo a saziare quella sete di mondo con una enorme valigia di ricordi di situazioni che non avrei mai potuto vivere nemmeno fossi stata miliardaria per potermi pagare tanti viaggi da turista: io, e come me tutto i miei colleghi e colleghe, i posti e le persone li respiro davvero. Questo è impagabile. Mai avuto ripensamenti? Rispondo un grande no. A volte ci sono momenti in cui magari alle tre di notte esci di corsa dalla cabina perché c’è un problema e magari devi stare sotto la pioggia mezz’ora al freddo per ridare ancora, stanco dopo una giornata di lavoro a cui ne seguirà un’altra dopo poche ore… e ti dici “prossima vita in ufficio dalle 9 alle 5, dal lunedì al venerdì e amen”. Ma poi basta un tramonto, una nuotata con le tartarughe, una risata col tuo equipaggio e ti dici “no questo non è solo lavoro, questa è vita”.
pubblicato il 21 Novembre 2024 da admin | in Charter in Italia, Charter nel mondo, Corsi di formazione | tag: come diventare hostess di bordo di barche a vela e motore, come diventare steward di bordo di barche a vela e motore, i più affascinanti lavori sul mare, Sea Crew Academy, ufficio addio vado a lavorare su una barca, Vaifra Melchiorri | commenti: 0