Ci sono piatti per assaggiare i quali i più grandi appassionati di cucina sono disposti a imbarcarsi in viaggi anche di centinaia di chilometri, sicuri che una volta approdati in quel preciso ristorante potranno esaudire il sogno di gustare una ricetta unica, indimenticabile. Accade per esempio a chiama ama la trippa di baccalà e con ogni probabilità ha annotato, in cima alla lista dei locali dove gustarla, il ristorante Il Desco, tempio della ristorazione veronese con al timone lo chef Matteo Rizzo. Succede ai più profondi estimatori del brodetto di pesce alla Vastese che dopo anni trascorsi su e già perla costa adriatica, dalla Romagna fino al Molise, probabilmente hanno fatto salire sul podio dei migliori, altrettanto probabilmente spesso al primo posto, quello alla Vastese, preparato in modo semplicemente sublime, seguendo la ricetta dei pescatori della costa dei trabocchi, da Jean Pierre Soria, uno dei più appassionati interpreti della cucina abruzzese nel suo locale “Cibo Matto”. Due prelibatezze culinarie che è possibile assaggiare però anche senza dover fare troppa strada, se non quella che da casa conduce nelle migliori gastronomie della propria città, per”pescare”da uno scaffale una trippa di baccalà o un brodetto alla Vastese da leccarsi i baffi: quelli prodotti da Bonverre , azienda nata, come precisano i fondatori nel sito, per “divulgare, tramandare e salvaguardare tutto il sapere che si cela dietro una ricetta autentica”. Come accade per la ricetta a base di stoccafisso, a cui storia, antichissima, vede intrecciare le rotte nord europee con quelle della laguna veneta forse grazie ,come racconta una leggenda, a un navigatore proprio della Serenissima che nel 1400, dopo essere stato salvato durante una tempesta dai pescatori delle isole Lofoten, in Norvegia, avrebbe scoperto le delizie di quel pesce che gli abitanti delle terre dove la notte durava mesi conservavano enormi quantità dopo averlo fatto essiccare al sole. Come la zuppa di pesce più famosa dell’Adriatico, ab ase di pesci di fondale, molluschi e pomodoro, meglio se di Mezzo Tempo, e peperone corno verde cotti nel coccio. Due autentiche prelibatezze (la prima preparata con baccalà , latte, cipolla, olio extravergine d’oliva, olive taggiasche (Italia), acciughe, aglio, sale, pepe, la seconda con ingredienti seppie gallinella, cozze, scorfano,,polpa di pomodoro), peperoni, cipolla, canocchia, merluzzo, olio extravergine d’oliva, prezzemolo, sale, peperoncino) realizzata proprio dai due artisti dei fornelli, Matteo Rizzo e Pierre Soria, per Bonverre, confezionate, come si legge sempre sul sito, “in una capsula del tempo di sapori e memorie, che può viaggiare in tutto il mondo e racchiude (in un vaso di vetro, trasparente come il nome lascia intuire riciclabile e riutilizzabile) ricette della tradizione, radicate nei territori, ma spesso sconosciute appena a pochi chilometri di distanza e ancora tutte da scoprire. Un’azienda capace di far approdare sulle tavole di ognuno un mare si sapori ( di terra, come quelli del ragù di selvaggina della nonna e di e di mare come quello del condimento tipico della cultura tabarchina a Carloforte), tramandando ricette che hanno fatto la storia delle cucine regionali italiane, ma che oggi non cucina quasi più nessuno e che per questo rischiano di scomparire dalla nostra memoria. “Sapori di una volta, che si tramandavano nelle cucine domestiche e che oggi si ritrovano solo in alcuni ristoranti”, sottolinea il sito. Dover andare ad assaggiarli, anche a costo di compiere lungi percorsi. O da portare a casa dopo averli scelti dallo scaffale di una gastronomia.
pubblicato il 2 Settembre 2024 da admin | in | tag: Bonverre, brodetto di pesce alla Vastese, Jean Pierre Soria, Matteo Rizzo, ristorante Cibo Matto, ristorante Il Desco, trippa di baccalà | commenti: 0