A Dunkerque, nel Bassin du Commerce, davanti al Musée Portuaire è ormeggiata la Duchesse Anne, ex Grossherzogin Elisabeth, veliero costruito nel 1901 in Germania. Scafo bianco, tre alberi: si tratta di una nave scuola di ineguagliata eleganza che fa parte della collezione del museo ed è iscritta sin dal 1982 al registro dei monumenti storici di Francia, orgoglio e amato simbolo della città. Sul finire del XIX secolo la marina a vela europea raggiunge il suo apice, Francia e Germania posseggono ancora le più grandi e migliori flotte di navi sulle rotte di Capo Horn. Se ormai vapore significa velocità ed efficienza, prestigio ed eleganza appartengono sempre alla vela. Ed è ancora sulle navi a vela che si formano i migliori ufficiali e marinai nelle nazioni del nord Europa. La Germania sente fortemente la necessità di creare un’élite marittima in grado di rispondere alle esigenze dell’impero e della sua marina mercantile e da guerra.
L’Amicale delle navi scuola, creata nel gennaio 1900, ha lo scopo di far costruire le navi e addestrare i futuri marinai. I giovani sono reclutati fra tutte le classi sociali e le loro famiglie pagano solo in parte le spese dell’istruzione: i meno abbienti seguono una formazione per diventare marinai, quelli provenienti dalle famiglie borghesi ricevono un’istruzione per accedere in seguito all’Accademia navale e diventare ufficiali. Pochi mesi dopo la sua istituzione l’Amicale ha già raccolto i fondi per la costruzione della prima nave, l’ordine è dato ai cantieri Tecklenborg di Bremerhaven conosciuti per l’eccellenza delle loro realizzazioni.
La data di consegna è fissata al gennaio del 1901, il costo è di 450mila marchi. La Granduchessa Elisabeth, moglie del Granduca di Oldenburg che è il presidente dell’associazione, è la madrina al varo e le dà il suo nome. Il veliero naviga nel Mar Baltico, nel Mare del Nord, attraversa l’Atlantico per arrivare alle Antille. La nave, ambasciatrice della Germania, e i suoi allievi sono accolti ovunque con simpatia. La stampa internazionale saluta questo esperimento d’istruzione marittima qualificandolo come un grande successo.
Ovunque navighi, la Grossherzogin Elisabeth è protagonista di avventure degne dei migliori romanzi d’azione: salvataggi in mare, scampati naufragi, tempeste e piatte equatoriali. L’elevato numero dei giovani a bordo è persino d’aiuto a navi in difficoltà, come accade nel 1902 nei Caraibi quando gli allievi vanno in soccorso dell’equipaggio della nave italiana Teresina Brund, stremato dalla fatica e incapace di manovrare in un difficile canale verso Santo Domingo. Salendo a bordo e compiendo le manovre ad arte riescono a salvare l’equipaggio e il bastimento. Purtroppo non tutte le avventure in mare finiscono bene; malgrado la grande attenzione portata alla sicurezza, gli allievi subiscono incidenti mortali sia a causa della loro imperizia, sia a causa della pericolosità intrinseca del mestiere.
L’integrazione dei ragazzi a bordo non è sempre facile: per i bavaresi è assai duro sottostare alle implacabili regole e alla disciplina prussiana. Certo, chi consegue il diploma entra a far parte dell’elite della marina, ma la vita a bordo è piuttosto dura: il sovraffollamento (i cadetti imbarcati sono circa 200), l’alimentazione poco adatta a ragazzi in crescita (ma che segue il regolamento della marina mercantile) e la durezza delle attività rendono il periodo di addestramento di un anno, una vera prova di carattere.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale la nave è disarmata e posta in salvo. Non è la Grande Guerra, ma la crisi del ’29 ad aver ragione della Grossherzogin: i costi d’armamento salgono e sempre meno sono gli allievi. Venduta nel ’32 e ormeggiata dinnanzi alla scuola di navigazione di Amburgo, la Granduchessa Elisabeth sembra destinata a non navigare più. Un progetto per rimetterla in servizio nasce nel ’39, ma la guerra lo impedisce. Spostata da un porto tedesco all’altro, la nave subisce nel 1945 un bombardamento inglese che rischia di affondarla.
Quasi ridotta a un relitto è catturata dai britannici, ceduta alla Francia come riparazione di danni di guerra e ribattezzata Duchesse Anne. Il veliero, ridotto ormai a un pontone (durante le fasi di rimorchio a Brest perde alberi e sartie), serve da dormitorio per gli allievi dell’École Navale. Negli anni ’60, abbandonata anche dalla Marina militare francese, la nave è destinata alla demolizione. Dunkerque, ultima città francese ad essere liberata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, città portuale distrutta quasi completamente dal conflitto, mostra ancora una volta la sua feroce volontà di risorgere offrendosi per acquisire e restaurare il vascello. È quasi una scommessa disperata visto il suo stato, ma con molta fatica e coraggio la Duchesse Anne ha riacquistato il suo splendore perduto. Oggi è una nave-museo che intende ricordare e onorare la “grande époque” quando Dunkerque era una delle capitali mondiali della vela tranoceanica.
pubblicato il 5 Novembre 2022 da admin | in Barche a vela d'epoca, Musei nel mondo, Storie | tag: Amicale delle navi scuola, cantieri Tecklenborg di Bremerhaven, Duchesse Anne, Grossherzogin Elisabeth, Musée Portuaire di Dunkerque | commenti: 0