Nella sua imponente produzione Jacob Philipp Hackert, artista infaticabile e grande viaggiatore, spazia dalle vedute di panorami, monumenti e siti naturalistici alle scene campestri e bucoliche, ai porti, alle baie e perfino alla singolare rappresentazione delle specie arboree come nella Serie Principes des arbres. Nei paesaggi marini e nella iconografia portuale di Hackert il caratteristico “realismo iperdescrittivo attento alle sottigliezze dei particolari” diviene prova superba del valore dell’artista e della sua arte esaltata dalla tecnica à la gouache della quale fu sublime maestro. Accanto alla capacità non comune nel delineare il paesaggio circostante con una rappresentazione ariosa ed equilibrata sia sotto l’aspetto cromatico e sia sotto quello compositivo, un eccezionale valore storico e documentaristico assumono i personaggi e le imbarcazioni che sono al centro della scena. Infatti, dall’esame attento e ponderato della vasta produzione hackertiana dedicata alla veduta marina, è possibile osservare e studiare le tipologie d’imbarcazioni di grande e di minore dimensione, le forme degli scafi e le velature, le tecniche di voga e di pesca, “il vario e colorito affaccendarsi popolare”, i costumi dell’epoca, la cantieristica ed i vari dei vascelli, le attività commerciali e tutto ciò che anima la vita di un porto. Nelle tele raffiguranti i principali porti del Regno borbonico, animate e ricche di particolari, sorprende una sorta di dinamismo che caratterizza le figure togliendo staticità alla loro rappresentazione: i gesti e gli atteggiamenti degli uomini e perfino degli animali sono in movimento, i bastimenti sotto vela e le barche a remi sembrano avanzare lentamente. “Soltanto oggi, ha scritto Claudia Nordhoff (“Jakob Philipp Hackert alla ricerca dell’Italia sconosciuta” in “J.P. Hackert la linea analitica della pittura di paesaggio in Europa”, a cura di Cesare de Seta, Electa Napoli, 2007, p. 55) siamo in grado di stimare l’opera di Hackert quasi nella sua compiutezza; le fotografie dei disegni e dei quadri ci permettono di ricomporre almeno nella riproduzione le tappe di un viaggio, le soste del pittore su un sentiero oppure seguirlo a percorrere una strada sempre di nuovo durante gli anni, completando la sua immagine ogni volta con nuovi disegni. In questo modo Hackert ci regala ancora oggi una visione dell’Italia che fu e che sorprendentemente esiste ancora oggi immutata in molti luoghi scoperti dal pittore più di duecento anni fa”.
Il pittore Jacob Philipp Hackert viene, a giusta ragione, collocato tra i più grandi vedutisti che hanno operato nella seconda metà del Settecento fino ai primi anni del secolo successivo. Nato a Prenziau (Germania) il 15 settembre 1737, evidenzia fin da ragazzo la sua passione e predisposizione per l’arte. Dopo avere appreso i primi rudimenti dell’arte pittorica nella bottega del padre ritrattista, a sedici anni arriva a Berlino dallo zio, anch’egli decoratore d’interni, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Conclusi gli studi all’Accademia si trasferisce e vive a Parigi, dal 1765 al 1768, dove fa il copista per vivere, con la collaborazione del fratello Johann Gottlieb (1744- 1773) che lo ha raggiunto in Francia. Nella capitale francese incontra e frequenta l’incisore tedesco naturalizzato francese Johann Georg Wille e il maestro Claude-Joseph Fernet: entrambi avranno notevole influenza sulla sua formazione artistica che già nell’età giovanile si era ispirata anche alla scuola olandese. Compie viaggi in Normandia, Picardia, Maine e Provenza e nel 1764 visita la Svezia. Nel 1768, con una buona fama e risorse finanziarie sufficienti per un buon tenore di vita, Hackert, con il fratello, si trasferisce a Roma, che diventa la sua residenza principale fino al 1786 senza, tuttavia, rinunciare a numerosi viaggi alla ricerca di diversi tipi di paesaggio per la sua produzione. Nel 1770 visita Napoli, che con le sue bellezze naturali e i suoi tesori culturali è stata da sempre una tappa irresistibile per artisti e viaggiatori. Nel 1771 è alla Corte di San Pietroburgo, dove Caterina II di Russia gli commissiona una serie di sei tele di quadri per immortalare la vittoria della flotta russa al comando del conte Alexej Orlov sui Turchi (battaglia di Cesmè) avvenuta il 5 e 7 luglio del 1770. Le opere sono ancora oggi esposte nella grande sala del castello di Petherof nei pressi di Leningrado. Grazie a un incontro puramente casuale con il re Ferdinando IV di Borbone, mentre era intento a dipingere in un sito di caccia reale, Hackert nel 1786 si trasferisce a Napoli divenendo “fidato e stimato” pittore di corte. Il monarca infatti, che sin dagli inizi degli Anni ottanta aveva dato inizio a un progetto per la documentazione del suo regno, intravede nell’arte di Hackert la possibilità di dare impulso al suo disegno.
Anche il fratello minore Georg Hackert (1755-1805) viene assunto al servizio del re come incisore e direttore di una scuola di incisioni. Entrambi contribuiscono ad organizzare una Calcografia e una Stamperia Reale che avranno in seguito larga fortuna. La possibilità di intraprendere lunghi viaggi pittorici e coltivare la sua passione per la rappresentazione di paesaggi lontani dalle città, luoghi sconosciuti e poco visitati lungo le coste del Regno delle Due Sicilie apre una nuova stagione della pittura hackertiana. Hackert esplora la penisola sorrentina con il suo entroterra e la costiera amalfitana sin dai primi Anni settanta eseguendo una grande quantità di disegni di paesaggi. Su specifico incarico di Ferdinando IV, tra gli anni 1788 e 1794, realizza i quadri delle vedute dei porti del Regno di Napoli: una completa e monumentale serie di diciassette porti compresi tra Campania, Sicilia e Puglia. La serie oggi si trova nella Reggia di Caserta a eccezione del Porto di Castellammare (1788) che appartiene a collezione privata a seguito di una vendita Sotheby’s nel 1990. Come quest’opera sia arrivata sul mercato resta un mistero tuttora insoluto.
Per gli avvenimenti bellici legati alla fallita costituzione della Repubblica partenopea, nel 1799 Hackert fugge da Napoli e si trasferisce a Firenze. Tre anni dopo compra una tenuta vicino a San Pietro di Careggi dove riprende il suo lavoro e le sue escursioni rivolte adesso prevalentemente ai boschi della Toscana, attratto dalle specie diverse della bella e selvaggia natura. Nella tranquillità della sua nuova dimora lo coglie la morte nel 1807. Johann Wolfgang Goethe, amico, estimatore e frequentatore di Hackert, che in vita aveva contribuito ad accrescerne la fama, nel suo Biographische Stizze ha raccontato la biografia del pittore prussiano.
Testo di Paolo Rastrelli pubblicato sul numero 51 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale.Le immagini di Francesco Rastrelli sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 16 Novembre 2020 da admin | in Personaggi, Quadri | tag: castello di Petherof, Ferdinando IV, Hackert, porto di Castellamare, Rivoluzione Napoletana | commenti: 0