La cambusa di mareonline, ovvero il “luogo” dove chi ama bere bene e chi ama far bere bene i propri clienti (dai proprietari di barche e case al mare ai gestori di ristoranti, bar o locali notturni) può trovare le migliori etichette. Vini rossi, bianchi, rosati, fermi o “bollicine”, spesso prodotti artigianali di piccole aziende in una “tiratura limitata”, presentati grazie alla nuova iniziativa varata da Mareonline.it in collaborazione con winetelling.it, portale dedicato ai migliori prodotti dell’arte del vino varato nel mare di Internet da Riccardo Fabbio, appassionato di vino e sommelier, con un’esperienza professionale nel settore alberghiero di quasi dieci anni, costruita in diverse strutture ricettive del panorama veneziano. Vini (e cantine) che ogni lettore appassionato di vini potrà segnalare inviando una e mail all’indirizzo e mail Winetelling.riky@gmail.com
Sessa Aurunca nel cuore della Campania Felix, con l’Ager Falernus, che si estendeva fino a Capua, uno dei più antichi e suggestivi comprensori agrari della Campania, autentica vera culla della prima doc al mondo, quella del vino Falerno, dove antichissimi arnesi legati alla vinificazione e preziose anfore vinarie raccontano oggi la storia di un nettare di Bacco unico . Un’area dove terreni sono situati alle pendici del complesso vulcanico spento di Roccamonfina e dove proprio i suoli sciolti di origine vulcanica sono ideali per la vigna che fin dall’antichità è stata coltivata qui. Queste sono le terre del Falerno il vino più pregiato per i Romani. La morfologia del territorio permette di avere delle condizioni climatiche eccellenti con una buona escursione termica tra giorno e notte che ovviamente influenza positivamente la qualità delle uve. Senza dimenticare un altro importantissimo “ingrediente”: il mare, la cui vicinanza, con le sue brezze, è un’ulteriore caratteristica del territorio, capace di creare un particolare rapporto terreno-microclima, in cui il castagno e la macchia mediterranea riescono a toccarsi magicamente, punto d’incontro tra mare e terra, donando ai vini caratteristiche uniche e inconfondibili. È qui che ha “messo radici” l’azienda Enoz Masseria Torrircella, dove Enoz è l’anagramma del cognome del titolare Roberto Zeno, consulente del lavoro con la passione per il settore enologico che l’ha portato a investire sulla produzione di questo prezioso nettare. Ma spostando le lettere del cognome è possibile creare anche la parola “zone”, come quelle dei 22 ettari di terreni di proprietà dell’azienda, accuratamente divise in diverse coltivazioni, con 5 ettari destinati a vigneti mentre i rimanenti sono destinati a uliveti, grano e leguminose. Prodotti e commercializzati da un’azienda che nel 2019 ha terminato il periodo di conversione in biologico, dopo aver iniziato, nel 2018 a utilizzare pratiche biodinamiche certificate a partire dall’annata agraria 2020. Un’azienda “felice e fortunata”, in perfetta sintonia con la “Campania Felix” nella quale sorge, che nei propri terreni di origine vulcanica a 280 metri sul livello del mare coltiva vigne di Primitivo, Aglianico, Piedirosso e Ciliegiolo per i vini rossi e Fiano, Falanghina e Traminer Rosa per i vini bianchi. A oggi vengono prodotti due vini, Fiano e Primitivo, frutto di una “filiera” della lavorazione che prevede la raccolta manuale delle uve, la selezione dei soli grappoli più sani e genuini che permettono una vinificazione naturale, una vinificazione con lieviti indigeni eseguendo macerazioni di 6/8 giorni per il Fiano e circa un mese per il Primitivo e un affinamento di nove mesi sempre negli stessi vasi vinari, senza praticare chiarifiche, stabilizzazioni e filtrazioni. Vini prodotti in quella che gli antichi romani consideravano una delle zone fra le più felici e fortunate della Campania: una felicità che i più fortunati amanti dell’ottimo vino potranno assaporare fin dal primo sorso…
Friulano: una parola che, abbinata al vino, è di per se sinonimo di eccellenza. Soprattutto quando si tratta del vino più rappresentativo di questo territorio, l’autoctono per eccellenza, il Tocai, nome che abbiamo dovuto mandare in pensione a causa della disputa con l’Ungheria, e sostituito appunto dal “Friulano”. Un vino “antico” come lo sono le vigne di Spolert Winery che arrivano a toccare la veneranda età di 70 anni, offrendo una materia prima che viene lavorata dal titolare, Riccardo Caliari, in maniera tale da enfatizzare le sue caratteristiche principali e il varietale facilmente riconoscibile. Il risultato (presentato nel migliore dei modi grazie a un’etichetta che è stata “concepita”, in una notte di particolare ispirazione creativa, da un amico artista, è un vino limpido, dal colore giallo paglierino, che portato al naso presenta un tripudio di profumi che vanno dal timo, alla camomilla, ai fiori alla frutta a pasta gialla e un pizzico di tropicale oltre al caratteristico sentore ammandorlato. In bocca percepisci il territorio in cui ci troviamo e il terroir di Prepotto caratterizzato dalla tipica Ponca che dona sapidità mineralità e persistenza. Sicuramente un vino verticale, fresco e di personalità, armonico ed equilibrato con la chiusura leggermente amara, che contraddistingue questa varietà. Un vino (il cui affinamento viene fatto in vasche di cemento a temperatura controllata per circa dieci mesi, per poi riposare un minimo di tre mesi prima di essere immesso nel mercato) nel quale è possibile trovare il “mantra” che vuole trasmettere il fondatore di Spolert Winery, un’azienda che produce vini tradizionali per chi si sente giovane; innovazione mescolata a tradizione e sostenibilità.
La navigazione di un’imbarcazione dipende dal mezzo, certo, ma soprattutto dall’equipaggio, dalla sua esperienza, dal suo affiatamento e dalla capacità di fare squadra. La stessa cosa accade per un’azienda. La dimostrazione arriva da Marano Vicentino dove a far navigare un’ottima realtà imprenditoriale, l’azienda vitivinicola Ruaro, è un equipaggio affiatatissimo, capace di fare un gioco di squadra che solo un legame fortissimo come quello familiare può garantire.Al timone dell’azienda ci sono infatti due fratelli, Gianni e Nico, aiutati da mogli e figli e rispettivi nipoti: un team pronto ogni giorno a portare avanti con cura e amore, sia per la vigna sia nei lavori in cantina, seguendo nel lavoro quotidiano le “rotte” tracciate e perfezionate negli anni da una famiglia che da sempre ha prodotto vino, iniziando a metterlo in bottiglia e commercializzarlo nel 2001. Vini prodotti nei sei ettari di vite che circondano la cantina a Marano Vicentino e nella vicina Montecchio Maggiore dove l’uva “alimentata” da una terreno diverso ma ugualmente unico, con terra in superficie, medio impasto in mezzo e ghiaia sotto i 60 centimetri in quello di Marano, mentre a Montecchio Maggiore prevale un terreno più argilloso, consente di mettere sul mercato ogni anno circa 50mila bottiglie, certificate BIO dal 2016. Cinque i vini proposti, con le etichette che raffigurano un grappolo stilizzato e il nome in dialetto vicentino:”Rudry” (Ruaro Dry) bollicina metodo Martinotti o Charmat – Chardonnay; “Faliva” (Scintilla) Pinot Grigio; “Incalma” (Innestato) Chardonnay; “Raise” (Radici) Merlot e “Giaron” (Ghiaia) taglio Bordolese con una prevalenza di Cabernet Sauvignon e in minor parte Merlot. Cinque “vini fratelli” ai quali presto si aggiungerà un nuovo nato: per il prossimo futuro è infatti previsto uno Chardonnay Metodo Classico che a oggi sta affinando in cantina per raggiungere un riposo di almeno 24 mesi sui lieviti.
A pochi chilometri da Venezia, in località Cappelletta di Noale, nasce l’azienda Ca’ Olivassi, letteralmente Casa Olivassi, dal soprannome del padre del titolare Lino Tosatto. Laureato in scienze politiche Lino ha riscoperto l’amore per i campi e la viticultura nei primi anni 2000 rivalutando la campagna ereditata e iniziando la coltivazione dell’uva. Una piccola realtà in un territorio a medio impasto, prevalentemente argilloso con presenza di scheletro, che talvolta viene snobbato ma può riservare piacevoli sorprese come questa. Ca’ Olivassi produce circa 4000 bottiglie all’anno, se l’annata è favorevole, con un’estrema cura per le lavorazioni in vigna, ridotte al minimo, e le operazioni di cantina. Due le etichette prodotte: Quartese (100% Merlot) e La Decima (95% Merlot e 5% Roboso). Una curiosità sui nomi che evocano le “tasse” che una volta i contadini dovevano versare alla chiesa e allo stato, evocativi del ricordo del Lino bambino che assieme al nonno portava la miglior uva e il miglior grano al prete del paese.
Testi realizzato da Riccardo Fabbio di Winetelling permareonline.it
pubblicato il 8 Dicembre 2020 da admin | in | tag: bere bene, migliori vini italiani, Riccardo Fabbio, selezione dei migliori vini, un mare diottimi vini, winetelling.it | commenti: 0