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Isole Esterne, qui le Seychelles
espongono i coralli più belli

Un’ultima virata e, finalmente, dopo quasi tre ore di volo, stiamo per atterrare nell’isola di Assumption, avamposto di terra brulla nell’infinita distesa dell’Oceano Indiano. Siamo in uno dei luoghi più remoti della Terra, fra atolli che gli abitanti delle stesse Seychelles chiamano “le isole esterne”, situate, come sono, a 1000 chilometri dalla capitale Mahé e a 700 dalla costa africana. La nostra meta ha la forma a mezzaluna, é bordata da una candida spiaggia orlata da alberi di casuarina. In passato era sfruttata per l’estrazione del guano, oggi sonnecchia tranquillamente, come i guardiani che qui vivono perennemente per conto della Seychelles Island Foundation. Sono loro che ci accolgono alla pista di cemento e terra battuta e che ci portano al piccolo imbarcadero costruito sull’arenile sottovento. Per raggiungere la Seabird, l’imbarcazione su cui navigheremo per due settimane e che adesso, ormeggiata poco lontano, sembra sospesa nel vuoto tanto l’acqua è limpida e cristallina. Il primo assaggio delle Isole Esterne non poteva essere migliore. Non a caso il comandante Jacques-Yves Cousteau scelse Assumption per girarvi il famoso film Le monde du silence, vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 1956. Sistemata la sacca a bordo e fatto conoscenza con il comandante Taff, israeliano come tutto l’equipaggio, non resta che assistere alla magia del tramonto. A queste latitudini diventa buio presto, il cielo si tinge di colori infuocati e la luce assume tonalità che nemmeno un pittore potrebbe immaginare.

L’atollo Aldabra è il secondo più esteso del mondo

Il giorno dopo ci attendono sei ore di navigazione per raggiungere l’atollo di Aldabra vera star di queste acque, con la stazione permanente di ricerche naturalistiche creata proprio per studiare lo straordinario ecosistema naturale dell’atollo. L’atollo è inserito tra i Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco ed è il secondo più esteso del mondo dopo quello di Christmas Island (Kiribati), lungo 34 chilometri, largo 14,5, alto 8 metri sul livello del mare per una superficie di 155,4 chilometri quadrati. La sua grande laguna occupa 224 chilometri quadrati, di cui circa i due terzi emergono durante la bassa marea. È composto da un anello di quattro isole maggiori (in senso antiorario): Isola Meridionale, Isola di Malabar, Isola Polymnie e Isola di Picard, più altre quaranta piccole isole e scogli, la maggior parte dei quali situati all’interno della laguna. Ormeggiamo dinnanzi al Centro ricerche, situato sull’Isola di Picard, accolti nuovamente dal sole e da Caterina Onizia, la ranger che ci farà conoscere le meraviglie dell’atollo. Con un permesso speciale si possono seguire i ricercatori durante la loro normale attività quotidiana, un privilegio che costa discretamente, ma permette di approfondire notevolmente la conoscenza di questo laboratorio vivente di biologia marina e terrestre, dall’ecosistema assolutamente intatto. I 14 ricercatori che per un anno vivono in questo angolo remoto hanno davvero il privilegio di vivere in un frammento di pianeta dove quasi nessuno ha interferito con i tempi e i modi dell’evoluzione naturale. Caterina ci porta nella zona di La Gigi, dove si trovano grandi formazioni di coralli a fungo.

Con la bassa marea l’acqua esce dalla laguna alla velocità di 10 nodi

La straordinarietà di questo atollo é che con la marea uscente la laguna interna si svuota completamente creando correnti fortissime che raggiungono anche i 10 nodi. Superiamo una vasta foresta di mangrovie e una zona di antichi coralli affiorati. Lasciamo il bagnasciuga spostandoci verso l’interno, in una zona chiamata Back Path, habitat ideale per le tartarughe giganti delle Seychelles che sono la specie endemica più importante di questo atollo. La colonia è formata da circa 100mila esemplari. Ai tempi della marineria a vela, tutte le navi che solca- vano queste acque riempivano i ponti di tartarughe per avere sempre carne fresca da mangiare. Il risultato è stato che questi rettili pacifici sono scomparsi del tutto dagli altri atolli rischiando l’estinzione persino qui ad Aldabra. Oggi questa specie, come tutte le altre che vivono qui, è rigidamente protetta e tutelata.

Chi si immerge può nuotare accanto a squali, mante e delfini

Tutte le attività di ricerca nell’atollo sono condizionate dalle maree: si deve sempre entrare nelle pass con la marea entrante o durante la stanca di marea ed è quello che facciamo pinneggiando lungo la grande pass che divide la piccola isola di Picard da quella di Polymnie, dove i sub possono sempre fare grandi incontri: mante, delfini, grossi squali limone e persino mako. La zona del Jonny Channel, il canale che divide Polymnie dalla lunga isola di Malabar compresa tra Anse Gionnet e Deux Nicois è spettacolare. La roccia, modellata dall’acqua, forma un’insieme di panettoni corallini ricoperti di vegetazione su cui nidificano nutrite colonie di fregate e sule. In acqua è costante la presenza di squali di barriera e enormi pesci pappagallo. Dopo due giorni di esplorazione lasciamo Aldabra per dirigere la prua del Seabird verso l’atollo di Cosmoledo distante 85 miglia. La traversata non é delle migliori. Il un mare ci fa ballare tutta la notte, prima che le basse falesie dell’isola di Menai, sulla cintura di reef oceanici di Cosmoledo, ci diano un po’ di pace. C’é bassa marea e possiamo camminare su coralli vecchi di 125mila anni che si innalzano sull’antica roccia vulcanica di ben 150 metri. Ci si muove con circospezione perché tra i coralli emersi vi sono tantissime pozze d’acqua piene di pesce e sembra di stare in un acquario a cielo aperto. Attorno volano sule dai piedi rossi ed eleganti fregate. La tappa successiva è l’atollo di Astove, distante 35 miglia, famoso per la sua parete occidentale che scende quasi verticalmente a oltre 1500 metri di profondità. L’immersione regala l’incontro brevissimo con uno squalo martello che fugge, precipitosamente, e con un grosso napoleone che ci segue incuriosito. Ma l’incontro più spettacolare è con un giovane squalo balena che si lascia avvicinare prima di scomparire con un possente colpo di pinna nel blu profondo.

Testo di Mauro Parmesani pubblicato sul numero 60 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.

pubblicato il 18 Novembre 2020 da admin | in Viaggi & Rotte nel mondo | tag: Aldabra, Assumpiot, Isola di Picard, Malabar | commenti: 0

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Commenti recenti
  • Carmen Iemma 28 Aprile 2025 at 05:03 su Vini da tenere in cambusa? Queste bottiglie
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