In inverno il Mare Baltico si copre di una spessa banchisa che può raggiungere un metro di spessore e impedire così la navigazione. Il rompighiaccio Tarmo, costruito nel 1907 nei cantieri inglesi di Newcastle on Tyne per conto dell’amministrazione marittima finlandese, aveva il compito di tenere aperte alla navigazione le vie marittime dei principali porti del sud del Paese, Hanko e Turku, da cui l’economia nazionale dipende fortemente. Con un propulsore a prua e uno a poppa, Tarmo è un rompighiaccio di tipo americano: i due rispettivi motori a tripla espansione, alimentati da cinque caldaie a vapore, sviluppano una potenza di 3850 cavalli. Lo scafo, affilato a prua e a poppa secondo il design dell’epoca, è in acciaio il cui spessore, sommato a quello delle placche di protezione poste a prua e a poppa, arriva sino a cinque centimetri. Il lavoro e la vita a bordo dell’equipaggio, composto da una quarantina di persone, erano organizzati su tre livelli: il weather-deck (ponte esterno), il tweendeck (interponte) e le due sale macchine e caldaie. Sul ponte esterno è situato il ponte di comando completamente esposto alle intemperie: il comandante e i marinai di coperta si proteggevano dal freddo e dalla neve
solo con i loro spessi cappotti di pelliccia; l’unico ad avere una protezione “solida” era il timoniere. La situazione nella zona caldaie era ancora peggiore: mentre i fuochisti caricavano ognuno 3 tonnellate di carbone all’ora la temperatura raggiungeva i 60 gradi e il turno durava due lunghe ore. Nell’interponte, zona degli alloggi e servizi dell’equipaggio, esisteva un certo comfort per l’equipaggio: riscaldamento a vapore, luce elettrica a 110 volt, bagni e sauna. Prima di diventare un cimelio galleggiante a disposizione dei visitatori del Museo Marittimo Nazionale finlandese da qualche anno trasferito a Kotka, città marinara a est di Helsinki, Tarmo, che può essere considerato il rompighiaccio più vecchio del mondo, ha avuto una lunga e avventurosa vita, sempre strettamente legata al destino della sua nazione.
Nel 1917, durante la Prima guerra mondiale e all’inizio della Rivoluzione russa, il Granducato di Finlandia dichiara l’indipendenza dalla Russia e la ottiene, ma non è facile riappropriarsi del rompighiaccio che era stato requisito dalla flotta imperiale all’inizio del conflitto. Mentre il Paese è dilaniato dalla guerra civile fra i bianchi nazionalisti e i rossi filosovietici, il Tarmo si trova al centro di tutte le attenzioni poiché deve essere riportato sotto la bandiera nazionale e i colpi di scena si susseguono: spionaggio, controspionaggio, un futuro Presidente che tenta la fuga su un biplano senza benzina in pieno inverno e alla fine un gruppo di falsi meccanici (in realtà patrioti sotto mentite spoglie) che riesce a salire a bordo, prendere il controllo della nave e portarla in salvo senza colpo ferire. Il secondo conflitto mondiale vede il rompighiaccio impiegato come nave d’appoggio a diverse operazioni di truppe d’elite: nel 1940, mentre è in banchina per rifornimento, viene centrato da tre bombe sganciate da un aereo sovietico: 39 marinai sono dilaniati, la poppa è demolita, il ponte subisce gravi danni, ma la nave non affonda. Lo scafo, le caldaie e i motori sono intatti. Tuttavia, anche se completamente rimesso a nuovo, il Tarmo non parteciperà più a combattimenti in prima linea.
La sua popolarità si crea fra le due guerre grazie ai valorosi salvataggi effettuati in mare, d’inverno. Ecco un estratto del giornale di bordo della notte del 9 marzo 1932: “Verso le 23.00 riceviamo l’ordine di salpare per l’isola di Koivisto dove una tempesta di forza 8 ha imprigionato 230 pescatori e 125 cavalli su isolotti di ghiacci alla deriva. Lo spessore della banchisa è tale che avanziamo a colpi di ariete nel ghiaccio; alla fine del pomeriggio individuiamo i primi naufraghi. Pescatori e cavalli sono fatti salire a bordo. Tutta la notte e il mattino seguente cerchiamo gli altri gruppi di naufraghi in un dedalo di ghiaccio mobile. Prima di notte tutti i pescatori sono stati salvati”. Radiata definitivamente alla fine degli anni Settanta, la nave sfugge alla demolizione grazie alla sua popolarità: a gran voce è chiesto che sia preservata e trasformata in museo visitabile. Il percorso di musealizzazione è stato assai lungo, ma alla fine la nave ha ritrovato l’aspetto originale di quando era in servizio: tutto è stato restaurato per ridare i colori e l’ambiente di fine anni ’60, persino gli effetti personali dei marinai sono tornati nella cabine. Le due sale macchine ospitano sempre i motori, perfettamente funzionanti, ma non è previsto che il Tarmo riparta in navigazione. Come dicono i responsabili del museo finlandese: “Dopo tante avventure, la nave centenaria ha ben diritto a un glorioso riposo”.
Testo di Jacopo Brancati, pubblicato sul numero 61 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 22 Dicembre 2023 da admin | in Imbarcazioni a motore oltre 15 metri, Musei nel mondo, Storie | tag: Jacopo Brancati, Koivisto, Kotka, Museo Marittimo Nazionale finlandese | commenti: 0