Ci sono momenti nei quali il mare si imbizzarisce. E allora non fa sconti a nessuno. Chi non fa parte del suo universo viene ineluttabilmente ricacciato indietro nonostante tutti i tentativi di aggrapparsi all’acqua. Che si tratti della terra che sta in fondo al mare o di quella che lo circonda, il risultato è lo stesso. L’uomo e i suoi macchinari arrivano da quel mondo ed è lì che sono destinati a finire. È la sorte toccata al cargo Tk Bremen, centonove metri di impotente acciaio in balia di un mare infuriato. Il 16 dicembre del 2011, la nave battente bandiera maltese con a bordo 19 membri di equipaggio
ha subito lo stesso destino di imbarcazioni più famose e potenti. La nave e il suo equipaggio hanno provato in ogni modo a evitare il naufragio, ma nemmeno le ancore e i potenti motori sono riusciti a tenere testa alla volontà del mare. Un saggio una volta disse: “Le dimensioni di una nave non contano, tanto decide sempre il mare”. Quel 16 dicembre la sentenza è stata inappellabile e il Tk Bremen si è dovuto arrendere alla forza degli elementi concludendo la sua non indimenticabile carriera spiaggiato come una balena sulla sabbia bretone, sul litorale di Kerminihy, nella regione di Morbihan.
Dove, a differenza di un cetaceo dotato di un pessimo senso d’orientamento, il Tk Breman ha provato a vendicarsi riversando nelle acque del Golfo di Biscaglia parte delle 180 tonnellate di combustibile e 40 di gasolio che portava in grembo. Il tentativo è stato vanificato dall’azione delle autorità francesi, prontamente intervenute nonostante l’infuriare della tempesta Joachim per trasportare sulla terraferma in elicottero gli uomini a bordo del cargo e limitare i danni che una fuoriuscita di greggio avrebbe causato lungo le coste francesi, dove si trova una gigantesca riserva naturale di dune e fauna selvatica. Ci sono volute alcune settimane per pompare tutto quel petrolio fuori dalle cisterne del Tk Bremen, ma l’idea di rimettere in mare il gigante spiaggiato è stata ben presto abbandonata dalle autorità. Troppi i danni riportati dalla nave nel suo impari scontro con onde e vento.
Per un po’ di tempo il relitto è rimasto sulla sabbia, spazzato dalle acque di una mare che a volte sembrava volerlo schiaffeggiare e, altre volte, accarezzarlo, soggetto ideale per cacciatori di immagini dal sapore forte. Gli spruzzi delle onde sulle fiancate hanno formato a lungo incredibili giochi d’acqua in grado di creare spettacolari riflessi di luce con i raggi del sole e suggestive tavolozze con i colori forti della natura selvaggia della costa bretone. Il 6 gennaio del 2012, a meno di un mese dal naufragio, sono iniziate le operazioni di smantellamento. Durante le due settimane di lavoro, ventiquattro ore su ventiquattro, sono stati impiegati 40 uomini e il costo complessivo dell’operazione è stato stimato fra gli 8 e i 10 milioni di euro.
La cesoia idraulica di una gru dalle dimensioni incredibili e dal peso di circa 280 tonnellate, arrivata direttamente dall’Olanda, ha infierito sul relitto demolendo tutto quello che c’era da demolire e trasformando l’orgoglioso cargo in 2mila tonnellate di inutile ferraglia rivenduta a Bayonne, una località al confine con la Spagna. Dopo un periodo di monitoraggio per verificare gli effetti della fuoriuscita di greggio, la spiaggia è stata riaperta il 16 marzo 2012 per la gioia degli amanti della natura.
Testo di Goffredo Arsuffi, pubblicato sul numero 80 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 22 Novembre 2018 da admin | in Storie | tag: cargo, inquinamento del mare, Kerminihy, naufragio, Tk Bremen | commenti: 0