“Come chiuderà il bilancio del turismo nautico dell’estate 2013? Con ogni probabilità peggio dell’estate 2012, ma questo non deve impedirci di credere ancora nel futuro della nautica da diporto, perché il benessere e le emozioni che la vacanza in barca garantisce non hanno eguali e perché facendo tesoro dei molti, troppi errori commessi in passato, potremo anche far rientrare in Italia almeno una parte di quegli armatori fuggiti dai nostri porti turistici in passato perché sommersi dalle tasse e, soprattutto, accusati “a prescindere” d’essere degli evasori, bollati come tali solo perché possessori di un’imbarcazione. Certo, la campagna mediatica denigratoria nei confronti della vacanza in barca che ha stabilito l’equazione “diportista uguale evasore” e l’impostazione plateale dei controlli fiscali sono stati il colpo di grazia a un settore già in recessione dal 2008 e la reazione degli operatori a questo trattamento ingiusto avrebbe dovuto essere più dura, ma siamo ancora in tempo per recuperare il tempo perduto…”. È una radiografia a due facce quella che Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas, l’associazione italiana dei porti turistici, fa della nautica italiana; una radiografia che mostra come il settore diportistico appaia sempre un ammalato grave, ma non senza speranze di guarigione. A condizione che i mali e i possibili rimedi, indicati esattamente un anno fa al Governo dallo stesso Roberto Perocchio e da numerosi altri “addetti ai lavori”, vengano finalmente affrontati seguendo le giuste rotte.
“Esattamente un anno fa, invitato a fare un bilancio del settore nautico in un momento difficile come forse mai in passato per la nautica italiana, indicai in oltre 30mila le imbarcazioni da diporto fuggite dai marina italiani e dirottate verso porti turistici di altri Paesi, o mai messe in acqua per evitare le spese di gestione”, esordisce Roberto Perocchio. “Oggi, invitato ad aggiornare quei numeri direi che, principalmente per motivi logistici, si comincia ad assistere a un principio di rientro degli armatori, corrispondente a circa il 3 per cento.
Quindi un migliaio di imbarcazioni, a fronte però di una situazione peggiorata dal punto di vista dei fatturati delle manutenzioni delle unità rimaste nei porti italiani”. E in rosso sono, di conseguenza, anche gli aggiornamenti sul bilancio dei servizi offerti in banchina ai navigatori e dell’indotto: rispettivamente 200 e 400 i milioni di euro persi nel 2012, cifre che, sottolinea Roberto Perocchio, “vanno incrementate per il 2013 di circa il 10 per cento, proprio in relazione all’ulteriore calo degli utilizzi e delle manutenzioni”. Impossibile, a questo punto, immaginare un segno più, anche impercettibile, per quanto riguarda i posti di lavoro che nel 2102 avevano registrato una perdita di 20mila impieghi e che nel 2013, spiega sempre Roberto Perocchio, “non si è arrestata, diretta conseguenza della morìa di piccoli e grandi esercizi correlati al settore che ha fatto venire tutti tutti i nodi al pettine, perché ci si è resi conto che questa crisi non sarà di breve periodo”.
Eppure dopo che, un anno fa, con le nuove tasse sullo stazionamento previste dal decreto SalvaItalia la nautica aveva toccato davvero il fondo, qualche segnale di possibile risalita si era intravisto… “Superata la prima emergenza finanziaria, sia il Governo Monti sia il Governo Letta hanno cercato di porre rimedio ai guasti provocati al nostro settore. Il primo introducendo, almeno sulla carta, il registro elettronico per le imbarcazioni, finalizzato a ridurre i controlli in mare, e il noleggio occasionale a tassazione fissa; il secondo, decretando l’eliminazione della tassa di possesso fino a 14 metri, che sta per essere convertita in legge. Stimoli tardivi, ma molto utili come segnali di ripensamento rispetto agli errori fatti in passato e che mirano a instaurare un nuovo clima tra Stato e utenza. Sono proprio questi i segnali che, in uno scenario comunque difficilissimo, lasciano ancora sperare in una ripartenza della nautica da diporto…”.
Anche se la “caccia alle streghe” scatenata nei confronti degli armatori “bollati” automaticamente non sembra interrompersi… “La caccia agli evasori non si è fermata e temo non si fermerà: l’Amministrazione mira a rilevare dati numerici oggettivi, che valgano a dimostrare agli organismi europei, che stanno monitorando il nostro Paese come un malato grave, che la lotta all’evasione si sta effettivamente applicando”. Allora cosa lascia ben sperare? Forse proprio il Registro telematico delle imbarcazioni, una sorta di Pra per le barche? “Accogliendo la richiesta, avanzata un anno fa da Assomarinas, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha finalmente deciso di istituire il Registro telematico per le unità da diporto immatricolate destinato a dare certezze al mercato, a cancellare la possibilità di frodi e a rendere superflui i molteplici controlli alle imbarcazioni da diporto. Ma solo ora la bozza di decreto attuativo è stata approntata ed è in attesa di approvazione da parte del Governo.
Segnali decisamente più positivi e concreti sono arrivati, sul fronte fiscale, dalle novità del Redditometro, con la scomparsa del vecchio coefficiente per cui il valore di acquisto della barca ora peserà allo stesso modo della medesima spesa effettuata per un immobile. Questa è la novità più importante per l’utenza e per il mercato. Il redditometro nautico è stato ricondotto a livelli di ragionevolezza, anche se ulteriormente affinabili in relazione ai diminuiti costi di esercizio di un’imbarcazione, e si percepisce che il mercato dell’usato, che oggi ha prezzi irresistibili, se ne può avvantaggiare”. Restando sempre in ambito fiscale, ci sono state novità anche sul costo della rata del leasing trattata al pari del canone di locazione di un immobile… “Oggi gran parte dell’utenza sostiene a fatica gli oneri di leasing contratti in un momento in cui le condizioni economiche della famiglia media italiana erano più floride. Anche questi vantaggi fiscali minori sono essenziali per fare gradualmente recuperare qualche posizione al mercato”. Uno scenario che resta ancora a luci e ombre: è davvero ipotizzabile che molti armatori fuggiti con le proprie barche nei porti di Croazia, Francia, Spagna ma anche Malta, potranno tornare? “Credo di si, perché i servizi del sistema Italia sono eccellenti. Nel frattempo puntiamo anche a conquistare armatori stranieri che nei nostri porti hanno sempre trovato poco posto. Tutti gli operatori e le organizzazioni di categoria, anche con l’aiuto di Ice e delle Regioni, hanno intensificato l’attività di internazionalizzazione”.
Chi evidentemente crede in questo recupero sono gli imprenditori che continuano a progettare e realizzare nuovi porti turistici… “Paradossalmente stanno venendo a maturazione oggi progetti concepiti molti anni fa. Abbiamo appena inaugurato il Marina di Pisa e il Marina del Gargano, in questo momento ci sono 20mila posti barca in costruzione, equivalenti a 40 porti turistici, e 40mila ancora in corso di avanzata progettazione. Noi abbiamo scritto a Enti regionali e Comuni costieri perché valutino con estrema cautela l’effettiva sostenibilità economica di ulteriori progetti”.
C’è stato un tempo in cui la nautica era una voce fondamentale per la nostra industria del turismo, che valeva il 10 per cento del Prodotto interno lordo: quanto vale oggi? “Il peso del comparto turistico nel prodotto interno lordo è in crescita, proprio perché è in calo il manifatturiero. Il turismo, e con esso la nautica, secondo Federturismo-Confindustria dovrebbe poter raggiungere il 15 per cento del Pil nazionale nei prossimi 10 anni. È anche per questo che, nonostante tutti i tentativi di affondamento dell’industria nautica a cui abbiamo assistito, dobbiamo ancora essere fiduciosi….”
Cliccate qui per leggere l’articolo 30mila barche in fuga dai porti italiani, persi 600 milioni e 20mila impieghi
Testo realizzato da Baskerville srl per mareonline.
pubblicato il 7 Agosto 2013 da admin | in Associazioni in Italia | tag: Assomarinas, Federturismo-Confindustria, Marina del Gargano, Marina di Pisa, noleggio occasionale di barche, nuove tasse sullo stazionamento, Roberto Perocchio | commenti: 4
La nautica sta affondando? A me sembra che sia più o meno alla stessa profondità in cui si trova il Titanic!
Dottor Perocchio, lei un anno fa ha dipinto uno scenario da incubo (assolutamente veritiero) sulla nautica da diporto. Ora, 12 mesi dopo, la situazione è peggiorata (qualche armatore è rientrato, ma nel frattempo hanno chiuso migliaia di imprese del settore e attività legate all’arrivo dei navigatori in una città dii mare). Come diavolo fa a restare ottimista? Ps: la categoria avrebbe dovuto alzare un po’ più la voce? Io avrei in mente altre forme di protesta, per esempio bloccare le tantissime imbarcazioni che portano a spasso quei farabutti incapaci che rispondono al nome di politici e che si fanno continuamente spaparazzare a bordo…
Gli imprenditori e i lavoratori della nautica italiana sono stati trattati come forse nessun’altra categoria in Italia, hanno visto decisioni del Governo che sembravano fatte apposta per ammazzare il settore. Eppure nessuno ha proposto proteste feroci. la domanda è: siamo una categoria di gentleman? Di pecore? Di geni (perchè questa è una ben precisa strategia!!!!) o di imbecilli? A voi la risposta…..
Ok, ma i politici che con le loro scellerate manovre l’hanno fatta affondare non pagheranno mai?