Nel suo discorso alla Camera dei Comuni, passato alla storia come We shall fight on the beaches, Winston Churchill salutò l’operazione di salvataggio delle truppe inglesi e alleate sulla spiaggia di Dunkerque, dove rischiavano di essere annientate dalle armate naziste, come un “miracolo di liberazione”. Ma ricapitoliamo, anche se brevemente, i fatti. Alla fine di maggio 1940, la Wermacht aveva chiuso in una sacca sempre più stretta il British Expeditionary Force e dieci divisioni franco-belghe ed era giunta in vista della Manica . Oltre un milione di soldati avevano come sola via d’uscita il porto di Dunkerque, in quanto gli altri due, Calais e Boulogne, erano già caduti. L’operazione di salvataggio che ne seguì prese il nome di Operazione Dynamo, in quanto fu pianificata dall’Ammiraglio Bertram Home Ramsey e discussa con Winston Churchill nella Dynamo Room, collocata sotto il Dover Castle, all’interno della quale vi era una dinamo che forniva l’elettricità. Per fortuna Hitler fermò, con una decisione che ancora oggi ha interpretazioni diverse, l’avanzata delle sue truppe,
lasciandosi sfuggire la grande occasione di poter immobilizzare, con un rapido e deciso intervento, le forze alleate sulla costa. Il salvataggio di Dunkerque fornì una notevole spinta psicologica al morale dell’esercito britannico, anche se la quasi totalità del suo equipaggiamento fu perduto, proprio in un momento in cui il gabinetto di guerra inglese aveva discusso in segreto la resa alle armate di Hitler.
Il vice ammiraglio Ramsey, che era già in pensione, fu richiamato in servizio e per la sua esperienza nella guerra anfibia, capì subito che, a causa delle limitate attrezzature del porto, avrebbe dovuto operare su spiagge larghe e con mari poco profondi e che i mezzi capaci di farlo erano molto pochi. Nella notte del 27 maggio, quindi, ordinò ai giovani ufficiali e agli uomini della Riserva Navale Volontaria Rnvr, Royal Naval Volunteer (più di 10mila persone coinvolte), di utilizzare per il recupero dei soldati una flotta che dire eterogenea è dir poco: lance fluviali, barche da salvataggio, a vela e remi, pescherecci, yacht privati, mezzi dei pompieri che, spesso solo con la bussola riuscirono a infilarsi tra i campi di mine portando in salvo decine di migliaia di soldati. Alcune attraversarono la Manica più volte, fermandosi solo il tempo necessario per i rifornimenti di combustibile. Una piccola unità, il prototipo delle motosiluranti Vosper, la MTB 102, effettuò ben 8 traversate, andata e ritorno, grazie anche ai suoi 3 motori Isotta Fraschini da 1100 hp, che le consentivano di raggiungere i 48 nodi.Un tributo dell’Italia, allora nemica, al coraggio inglese. Il loro numero esatto è sconosciuto, si pensa fossero oltre 700; è certo che però il loro massiccio impegno permise di salvare così tante vite.
Per non dimenticare l’incredibile successo dell’Operazione Dynamo, è nata la Dunkirk Little Ships, un’associazione che raggruppa più di cento delle imbarcazioni che parteciparono all’incredibile impresa. Un’impresa così memorabile da essere entrata di diritto nella lingua inglese. Possedere lo spirito di Dunkirk, infatti, significa avere la determinazione per superare anche le imprese più difficili. L’Associazione delle Dunkirk Little Ship fu fondata per cercare di mantenere operative le eroiche imbarcazioni che salvarono così tanti soldati, assicurando loro l’onore che le spetta. Parlare di tutte è impossibile. Ci limitiamo a raccontare la storia di alcune. A partire da quella di Mermaiden, che durante l’Operazione Dynamo accolse a bordo anche il commodoro A.H. Taylor. Durante l’ultimo viaggio, il ponte e la cabina di pilotaggio erano crivellati di proiettili e la nave era così carica di truppe che il pilota non poteva avere una buona visibilità. Per la direzione ci si affidava a una cacofonia di voci francesi. L’equipaggio fu insignito della Distinguished Service Medal. Restaurata negli anni Settanta, ritornò all’antico splendore con il nome di in Amazone e adesso partecipa regolarmente a molte riunioni di Little Ships.
La regina dell’Operazione Dynamo fu sicuramente la MTB 102, una nave concepita per una veloce risposta contro sottomarini e altre navi di superficie. In quegli incredibili ultimi giorni di primavera attraversò la Manica otto volte, servendo da nave ammiraglia all’ammiraglio Wake-Walker per le due ultime notti e lasciando per ultima Dunkerque. Nel 1944 ospitò a bordo Winston Churchill e il generale Eisenhower, che passarono in rassegna le navi pronte per lo sbarco in Normandia, vivendo così due momenti storici opposti: il recupero delle truppe inglesi a Dunkerque e il loro ritorno sul continente per attaccare i nemici. Alla fine della guerra fu venduta: i motori originali Isotta Fraschini erano già stati cambiati perché i pezzi di ricambio non si trovavano più. Per fortuna sia Perkins prima, sia Cummins dopo, hanno continuato a fornire a condizioni speciali nuovi motori. L’acquisto, operato dagli scout di Norfolk nel 1976, riuscì a salvarla da un destino inglorioso, e le permise di godere di un approfondito restauro e di fare la star in due film. Resta uno dei pochissimi vascelli della Royal Navy che abbiano partecipato alla Seconda guerra mondiale ancora galleggiante e l’unica sopravvissuta tra quelle che hanno partecipato all’Operazione Dynamo.
Nave meno nobile ma non per questo meno importante in quei frangenti è la chiatta Greta, costruita nel 1891 a Brightlingsea, sulla riva del fiume Colne, nell’Essex. Fu usata per trasportare cereali, malto e materiali da costruzione, e persino carichi inusuali, come gli alberi per lo schooner del Kaiser di Germania. Nella Seconda guerra mondiale fu adibita al trasporto delle munizioni, un compito veramente pericoloso, svolto egregiamente, come anche la partecipazione all’Operazione Dynamo. Dopo approfonditi restauri nel 1989, si è posizionata a Faversham e il suo skipper Steve Norris la usa anche come casa, oltre a partecipare alle Barge Racing Matches. La guerra, come la morte, appiana molte differenze. Sotto il fuoco dell’artiglieria e dell’aviazione tedesca, infatti, finì anche Najad Errant, uno yacht costruito nel 1938 e comprato da Ralph Nightingale, un avvocato di Wimbledon. Poco dopo l’acquisto, fu requisita per l’Operazione Dynamo, nella quale mantenne un comportamento eroico. Samuel Palmer, che era al suo comando, fu insignito dalla Distinguished Service Medal e Najad Errant fu utilizzata per filmati pubblicitari e persino riprodotta sulla copertina del libro realizzato nel 1990 in occasione del 50° anniversario della ritirata di Dunkerque. Dopo il 1946 si susseguirono molti proprietari ma la restaurazione definita fu effettuata nel settembre 1981, quando fu recuperata anche la campana originale, restituita da una signora di Ramsgate che l’aveva avuta da un soldato salvato 38 anni prima. Un altro yacht impegnato in Francia fu Lady Gay. Commissionata nel 1934 da Alfred Dunhill, il chairman della compagnia di tabacco, fu costruita da E.G. King & Son e due artigiani locali, George Davis e suo figlio Eric. Dal 1939 in poi ci furono diversi cambiamenti di proprietà, con l’intermezzo della requisizione della Royal Navy tra il 1942 e il 1946 e persino due cambi di nome. Nel 1972 i suoi motori Nanni, che funzionavano a paraffina, furono cambiati con dei Perkins dopo 38 anni di onorato servizio.
Nel 2015, in occasione del 75° anniversario, molte di queste imbarcazioni ritorneranno sulle coste francesi per commerorare un momento così decisivo della Seconda guerra mondiale. La barca più giovane avrà più di 75 anni. Metterle in condizioni di navigare sarà impresa difficile, ma non impossibile per chi possiede lo spirito di Dunkirk.
Testo di Tealdo Tealdi, pubblicato sul numero 76 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 30 Gennaio 2025 da admin | in Storie | tag: Dunkirk Little Ships, Dynamo Room, ritirata, Seconda guerra mondiale, spirito di Dunkirk | commenti: 1
Mai scordare che il Regno Unito con la sua resistenza permise all’Europa libera di sopravvivere e infine con l’aiuto degli USA vdi incere.