Dodici giorni, 4 ore, 1 minuto e 19 secondi. Tanto è bastato nel 1905 all’Atlantic per vincere la regata del New York Yacht Club. Per battere quel record è servito invece molto più tempo: per l’esattezza oltre 98 anni. Quasi un secolo d’imbattibilità, un primato difficile persino da immaginare in un’epoca in cui i record vengono frantumati a getto continuo, che ha fatto entrare di diritto questo straordinario schooner nella leggenda. Una leggenda che è tornata a vivere grazie a un magnate, al suo sogno di riprodurre l’Atlantic, demolito in Virginia nel 1982, e alla sua capacità di trasformare questo sogno in una splendida realtà, grazie alle idee, alle conoscenze, alla passione, ai mezzi. Tutte cose che Ed Kastelein, milionario olandese, fortunatamente possiede. A completare l’opera ci ha pensato l’architetto Doug Peterson che ha recuperato i disegni delle linee, delle strutture di coperta e gli schemi del rig e delle vele, ma anche le fotografie d’epoca indispensabili per riprodurre gli interni. Con qualche compromesso obbligato, per adeguarsi al cambiamento dei tempi (l’equipaggio di bordo è stato ridotto da 36 a 12 unità) lasciando però inalterati spaziosità, comfort e lusso.
Così, se negli alloggi degli ospiti arredamenti in mogano, marmo e argento abbondano come un secolo fa, in coperta hanno fatto la loro comparsa gli strumenti elettronici , subito però nascosti alla vista, lasciando ai passeggeri la magica sensazione di essere a bordo di un veliero degli inizi del Novecento, quando nessuno aveva ancora messo piede al Polo Nord né al Polo Sud, il canale di Panama non esisteva e all’opera andava in scena la prima della “Madama Butterfly” di Puccini, destinata a fare un fiasco totale. Anni in cui per un gruppo ristretto di americani particolarmente abbienti le regate a bordo degli schooner erano il passatempo preferito.
In quegli anni il New York Yacht Club, familiarmente abbreviato in Nyyc, vantava agli ormeggi 86 schooner, 47 dei quali oltre i 65 metri di lunghezza. E fra le nuove imbarcazioni americane, Atlantic, di proprietà di Wilson Marshall, commissionata a William Gardner nel 1903, rappresentava la quintessenza degli schooner a tre alberi. Un’imbarcazione straordinariamente lussuosa, con gli interni in massello, marmo e argento, ma allo stesso tempo un’imbarcazione nata per vincere. E determinatissimo a vincere la regata del New York Yacht Club, era ‘armatore, Wilson Marshall, che aveva ordinato 3.500 metri quadrati di vele e sostituito la chiglia per rendere lo scafo velocissimo. Per assicurarsi invece il miglior comandante e il miglior equipaggio non aveva esitato a mettere a disposizione del capitano Charlie Barr, vincitore per tre volte consecutive dell’America’s Cup, 100mila dollari per le due settimane di navigazione, più un bonus di un milione di dollari per la vittoria. Un mare di denaro che aveva permesso a Charlie Barr di poter scegliere 36 fra i migliori marinai capaci di far volare l’Atlantic sulle onde. Senza timore di sottoporre a una prova troppo dura gli ospiti a bordo dell’armatore il quale una sera, a cena, al capitano Barr che chiedeva se dovesse diminuire le vele per non mettere in pericolo la cena stessa, aveva risposto semplicemente: “Capitano, io sto disputando una gara!”. Altrettanto laconica la replica del comandante Barr: “Grazie, signore. Volevo soltanto esserne sicuro”.
pubblicato il 3 Novembre 2013 da admin | in Storie | tag: Atlantic, capitano Charlie Barr, Doug Peterson, Ed Kastelein, regata del New York Yacht Club, William Gardner, Wilson Marshall | commenti: 0