Per spiegare la sua ricerca fotografica, Irene Taddei scomoda Italo Calvino che nelle “Città Invisibili” (1972) narra di un Marco Polo incapace di parlare il mandarino. Di fronte al Gran Khan il veneziano “non poteva esprimersi altrimenti che estraendo oggetti dalle sue valigie”. “Ecco”, spiega Irene, “le mie foto sono proprio come quegli oggetti: vogliono raccontare storia, parlare della realtà al di là delle apparenze più banali, dire a chi le guarda cose per ciascuno diverse, mandare messaggi, provocare emozione”. Volterrana, classe 1970, formazione artistica (istituto d’arte e poi facoltà di architettura), professione art-designer, Irene Taddei arriva alla fotografia per passione. “Ho cominciato a scattare con la reflex quando ero ancora a scuola: le immagini servivano per i miei progetti artistici e architettonici. Non mi sono più fermata”.
E così, giorno dopo giorno, ha continuato a cercare con lo sguardo e a catturare con l’obiettivo i particolari, le strane geometrie che gli oggetti creano interagendo tra loro, le prospettive insolite nascoste nel quotidiano, le esotiche forme della natura quando è vista da vicinissimo. “Non sempre le connessioni tra un elemento e l’altro del racconto risultano evidenti all’Imperatore”, scrive ancora Calvino. Gli oggetti nella valigia di Marco Polo potevano infatti dire cose diverse a seconda di chi li guardava, proprio come le immagini di Irene Taddei. “Le mie immagini sono proprio questo: oggetti estratti dalla mia valigia. Per me la fotografia è innanzitutto sperimentazione, l’assoluto piacere della ricerca della geometria, del dettaglio e della bellezza della forma. Architetture intellettuali e architetture naturali”.
Sia che si tratti della prua di una nave, di un paesaggio o di una goccia d’acqua l’immagine è oltre il suo oggetto: pura composizione, una costruzione intellettuale o, come dice Taddei: “un’architettura senza architetti”. “Amo particolarmente il bianco e nero che interpreta senza distrazioni di sorta la luce e il volume delle cose”. Qualcosa in effetti manca agli oggetti che escono da una valigia, quella di Irene come quella di Marco Polo: il movimento, l’azione. “Forse è proprio lì che mi sta portando la mia neonata passione per la vela e le navi”, confida. “All’attimo fuggente”.
Testo di Nicoletta Salvatori, pubblicato sul numero 65 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Irene Taddei sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 10 Agosto 2020 da admin | in | tag: Irene Taddei, l'attimo fuggente della navigazione | commenti: 2Just Peruzzi, "Il ristorante panoramico più bello d’Italia" - Corriere della SeraVi aspettiamo per accogliervi in quello che il Corriere della Sera ha definito come "Il ristorante panoramico più bello d’Italia"
Pubblicato da Just Peruzzi su Martedì 30 aprile 2024
Che meraviglia!!! Dov’è??
Gentile Carlotta buonasera, la foto è stata scattata nel Porto di Saint-Valery-en-Caux, in Francia nell’alta Normandia.