Il 4 luglio 1776, il Congresso continentale di Filadelfia approvò la Dichiarazione di indipendenza redatta da Thomas Jefferson. Era in pratica l’atto di ribellione di tredici colonie britanniche della costa atlantica dell’America settentrionale che si autoproclamavano indipendenti dalla madrepatria e davano vita agli Stati Uniti d’America. Dopo aver partecipato alla stesura del documento approvato dal Congresso, lo scienziato e diplomatico americano Benjamin Franklin, nell’ottobre dello stesso anno, fu inviato in Francia come ministro plenipotenziario del governo rivoluzionario per cercare aiuti finanziari e militari. Pur rimanendo sul vago, il re Luigi XVI promise aiuti e mandò come suo emissario il giovane marchese di La Fayette con un gruppo di volontari per sostenere gli insorti. La Fayette abbracciò subito con ardore la causa degli indipendentisti e combatté valorosamente al fianco del generale Washington, di cui divenne grande amico. Nel 1779 il marchese tornò precipitosamente in Francia per sollecitare aiuti più concreti e, il 21 marzo 1780, poté salpare a bordo di una nuova fregata per annunciare a Washington che il conte di Rochambeau stava per partire alla testa di un esercito che avrebbe combattuto al fianco degli americani. Come poi avvenne nella decisiva battaglia di Yorktown del 1781, che portò l’Inghilterra alla resa e al riconoscimento dell’indipendenza degli Stati Uniti.
La fregata sulla quale aveva compiuto il suo secondo viaggio in America Gilbert du Motier marchese di La Fayette si chiamava Hermione ed era stata costruita nell’Arsenale di Rochefort nel 1779, insieme alle navi gemelle La Courageuse, La Concorde e La Fée. Si trattava di un nuovo tipo di naviglio, leggero e maneggevole, chiamato “fregata da 12” perché i 26 cannoni di cui erano dotate sparavano palle da 12 libbre. L’Arsenale regio di Rochefort, all’epoca di Luigi XVI, funzionava ancora a pieno regime; iniziò poi un lento declino che si concluse nel 1927 con la decisione di chiudere definitivamente gli stabilimenti.
La città rimase sotto choc ed entrò in profonda crisi economica e sociale, dalla quale si è ripresa soltanto negli anni ’70. Tutta l’area dell’Arsenale, lasciata in stato di abbandono e con le ulteriori ferite dell’ultimo conflitto mondiale, sembrava ormai persa a un sia pure ipotetico tentativo di rivalorizzazione, ma la ripresa economica seguita a un’intelligente politica di diversificazione economica e lo sviluppo di attività nuove come il termalismo, hanno portato nuove risorse e una ripresa del turismo. A questo punto l’Amministrazione comunale si è impegnata fortemente per recuperare gli antichi valori storici e culturali dell’Arsenale, iniziando dal restauro della Corderie Royale di Rochefort. La creazione nel 1985 all’interno della Corderia di un Centro internazionale del mare che promuovesse la conoscenza dell’antico arsenale ha dato un ulteriore sviluppo alle iniziative di recupero culturale.
È nata così l’idea ambiziosa di ricostruire, in esatta copia dell’originale, una delle 550 navi che videro la vita nell’Arsenale e, dovendo scegliere, quale se non la più famosa, l’Hermione, quella di La Fayette? Con la costituzione alla fine del 1992 dell’Association Hermione-La Fayette, il progetto partiva e cominciava l’avventura. Il progetto finale era quello di costruire una esatta replica della storica fregata con l’obiettivo di metterla in acqua e e di ripercorrere la rotta di La Fayette fino a Boston. Il primo problema è stato quindi quello di rintracciare i piani di costruzione dell’Hermione. Le ricerche negli archivi francesi non dettero esito, ma i ricercatori non si arresero e li trovarono in Inghilterra. Perché nella perfida Albione? Perché gli inglesi, nel 1783, avevano catturato la gemella Concorde e ne avevano conservato i disegni. I piani di costruzione dovevano però essere assoggettati alle esigenze moderne della sicurezza di navigazione e avere l’approvazione del Registro navale. Un primo ma necessario compromesso, ha portato all’installazione degli strumenti moderni di navigazione, tipo GPS, generatori di elettricità, rivelatori di incendio, argani elettrici di sollevamento dell’ancora, due motori ausiliari con le rispettive eliche. Poi c’è stato il problema dell’approvvigionamento del legno di quercia, il legno con il quale era stato costruito l’Hermione.
Una volta le foreste della Bretagna provvedevano da sole a questa necessità. Oggi non è più così e l’approvvigionamento si è esteso alla regione della Loira, a quella parigina e persino a Versailles. Nel febbraio del 1997 il cantiere iniziava finalmente i lavori e il 4 luglio veniva posata la chiglia della nave. Il cantiere era aperto al pubblico, trasformando i lavori in uno spettacolo quotidiano a cielo aperto che ha dato i suoi frutti sul piano finanziario.
In dieci anni, tre milioni e mezzo di persone hanno visitato il cantiere dando il loro contributo economico alla ricostruzione. I padiglioni dei carpentieri che lavorano il legno e il ferro sono rimasti aperti sette giorni su sette. Costa dopo costa, baglio dopo baglio, lo scafo dell’Hermione ha preso forma: misura 44,20 metri (che diventano 65 in lunghezza fuori tutto) per una larghezza massima di 11,20metri. Il peso è di 1.256 tonnellate. Il varo, inizialmente previsto per il 2009, è stato effettuato alla fine di luglio del 2012. Mancano ancora i tre alberi originali, ma, intanto, la nave tiene il mare.
E nel 2015, con un equipaggio francoamericano, effettuerà la traversata atlantica. Non si possono fare paragoni con i tempi di costruzione del XVIII secolo, quando l’Hermione fu terminato in cinque mesi. Ci sono le attuali regolamentazioni del lavoro e della sicurezza da rispettare, c’è la presenza del pubblico che assiste ai lavori e che provoca qualche inevitabile impedimento e c’è soprattutto la dipendenza dai finanziamenti. Ogni tappa del lavoro di costruzione prima di essere avviata e portata a termine doveva avere la sua copertura finanziaria. E i tempi si sono ovviamente dilatati. Ma la sfida è ormai vinta. La grande avventura è in dirittura di arrivo. Dobbiamo dire che a questa avventura ci hanno creduto in molti, a iniziare dai promotori, il Centre International de la Mer e l’Amministrazione comunale, che ne sono stati i promotori, a uomini di scienza e di cultura, come l’accademico Erik Osenna, presidente e fondatore dell’Associazione, e come i ben 4000 soci sostenitori che hanno aderito con entusiasmo al progetto e che si sono dati un’organizzazione con 24 amministratori. Ci hanno creduto istituzioni, sponsor e, soprattutto, tutti i vistatori che sono andati a vedere il cantiere dell’Hermione con i suoi lavori in corso: una media di 260mila visitatori all’anno che hanno pagato un ingresso di 6 euro. Ci hanno creduto anche gli americani che in attesa del viaggio inaugurale hanno dato vita a una fondazione e a un’associazione “Hermione en Amérique”, fondata da un vecchio ambasciatore di Francia negli Stati Uniti che attende solo l’arrivo della storica fregata per dar vita alla commemorazione di tutto quello che La Fayette ha fatto per l’indipendenza dello stato americano.
Adattamento del testo di Riccardo Magrini pubblicato sul numero 50 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale.Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 9 Novembre 2017 da admin | in | tag: Arsenale di Rochefort, Association Hermione-La Fayette, battaglia di Yorktown, Centro internazionale del mare, conte di Rochambeau, Corderie Royale di Rochefort, Erik Osenna, fragata Hermione, fregata da 12, Hermione en Amérique, indipendenza degli Stati Uniti, marchese di La Fayette | commenti: 1Just Peruzzi, "Il ristorante panoramico più bello d’Italia" - Corriere della SeraVi aspettiamo per accogliervi in quello che il Corriere della Sera ha definito come "Il ristorante panoramico più bello d’Italia"
Pubblicato da Just Peruzzi su Martedì 30 aprile 2024
Ho visitato il cantiere dove si ricostriuva l’Hermione e ne sono rimasto affascinato nel vedere come i lavori venivano curati. Spero tanto di poter essere presente al varo ufficiale.