L’uomo che sussurra alle barche. Ecco una definizione che calza per Benjamin Mendlowitz, il più celebre fotografo americano di barche. Mendlowitz è infatti considerato un grande artista non solo per la sua tecnica, ma perchè capisce e interpreta le barche che fotografa. Il suo segreto non è tanto nel saperne distinguere i modelli, l’epoca, il cantiere d’origine, ma nella capacità di coglierne le linee, le proporzioni, l’armonia con cui fendono l’acqua, l’intimo rapporto con il mondo liquido che le avvolge e le accompagna. Dietro, ma forse è meglio dire “dentro” gli scatti di Mendlowitz si nasconde un approccio filosofico alla fotografia. E l’estetica gioca un ruolo determinante nel suo lavoro, a partire dalle caratteristiche del soggetto da fotografare.
Mendlowitz privilegia le barche classiche in legno, oppure le imbarcazioni di recente produzione che ricalchino tuttavia il design tradizionale. “Credo che sia sempre meglio occuparsi di cose che ci interessino”, dice, “e a me piacciono le belle barche, quelle ben costruite, con buoni materiali, che seguono i modelli classici, che hanno rifiniture e dettagli curati e che sono ben tenute. Si può dire che sia il soggetto a dettare il mio stile, o forse, più semplicemente, è il mio stile che si sposa con il soggetto”. Poi, definito l’ambito della ricerca, identificato il soggetto, per Mendlowitz inizia la caccia allo scatto perfetto. Un “inseguimento”, questo, che non passò inosservato fin dai suoi esordi, quando era uno dei collaboratori della rivista Wooden Boats Magazine. Mendlowitz e il giornalista Peter H. Spectre dovevano occuparsi di realizzare un servizio sui motori di barche d’epoca. Spectre rimase sorpreso dal numero impressionate di scatti che quel giorno fece Mendlowitz. “Gli dissi”, ricorda Spectre, “che per me era una terribile perdita di tempo e uno spreco di materiale. Ci servivano solo cinque foto per corredare l’articolo. Quale utilità poteva avere quel centinaio di scatti che aveva fatto?”. La risposta gliela diede lo stesso Mendlowitz: tutto quell’impegno aveva un unico obiettivo: cogliere il momento perfetto, lo scatto perfetto. “Il mio è un lavoro che non si può pianificare”, dice ancora oggi il fotografo.
“Devi essere lì e aspettare quell’istante unico, in cui le luci e l’acqua riescono a essere una cornice perfetta e a mettere in risalto la barca, a farne emergere le linee, le sue forme, la sua bellezza”. La barca è la regina dello scatto; l’acqua, l’eco dei riflessi e delle luci sono i suoi compagni di gioco. Per questo nelle foto- grafie di Mendlowitz è così raro trovare la presenza dell’uomo. “Credo che la presenza di altri soggetti”, dice, “distragga dal cogliere la forma pura dell’imbarcazione. In più, senza la presenza di altre persone lo spettatore può immaginare se stesso a bordo, creare un legame con l’immagine”. Barche, barche e ancora barche, ma non si annoia mai nel suo lavoro? Mendlowitz accetta la provocazione e non esita a rispondere: “Qualche volta”, dice, “quando devo occuparmi delle regate”. Come dire che Mendlowitz non può essere imprigionato nella mera “necessità” di uno scatto, e gli appuntamenti sportivi, con i loro rigidi tempi e le regole ferree che impongono, possono entrare in contrasto con il suo modo di lavorare. Così come, probabilmente, la concitazione, il chiasso, la confusione che li accompagna. Mendlowitz preferisce allora tornare a parlare della sua costante ricerca dello scatto perfetto. La ricetta, spiega, è complessa e comprende un insieme di ingredienti: luci, colori, paesaggi.
Questi fattori trovano infinite e straordinarie coniugazioni nel luogo in cui ha scelto di vivere: il Maine. “Sono fortunato a vivere in questo posto. Il Maine ha delle stagioni con luci chiare, particolari, bellissime e il cielo a volte presenta delle conformazioni di nuvole uniche che contribuiscono a un gioco di riflessi e di colori splendido. Questo territorio è un set fotografico perfetto: non è cementificato e industrializzato, la natura è intatta e la zona costiera è ricca di porticcioli”. Il Maine è divenuto così lo scenario ideale per ambientare le barche di Mendlowitz. Ma cosa accade quando il lavoro lo porta altrove? “E’ vero”, dice il fotografo, “E’ difficile al giorno d’oggi evitare insegne, cartelli pubblicitari, telefoni, grattacieli, cose moderne che non c’entrano niente con le mie barche. Certamente lontano da casa la vita si complica, tuttavia mi piace accettare questa sfida e cercare le collocazioni adatte, le ambientazioni migliori anche in contesti particolarmente difficili”. Probabilmente Mendlowitz potrebbe evitare almeno in parte queste difficoltà ricorrendo alla tecnologia.
Ma, dice, “io non uso i programmi per fotoritocchi, tolgono autenticità all’immagine che per me è fondamentale”. Rispettare la naturalità originale dell’immagine è una caratteristica che distingue il fotografo del Maine da molti suoi colleghi che sono soliti usare filtri, luci artificiali e lenti. Compagna di lavoro di Mendlowitz è una Nikon D 200 che trova ideale da utilizzare quando le luci sono miste. Alla tecnologia digitale si è avvicinato gradualmente. Fino al 2006, infatti, utilizzava una Nikon F5 con pellicole Velvia da 35mm e una selezione di lenti che andavano dai 24 mm ai 300 mm: un range di obiettivi che, a suo giudizio, permette di non alterare la forma e le proporzioni della barca fotografata. Un’evoluzione “tecnica” che non ha modificato l’approccio allo scatto di questo artista del click nato e è cresciuto a New York, in mezzo al cemento e ai grattacieli ma che fin da ragazzo ha trascorso tuttavia le estati con la famiglia nel New Jersey. Ed è proprio qui che il giovane Mendlowitz ha subito fin da piccolo il fascino delle eleganti barche in legno. Fascino alimentato e destinato a crescere grazie alla frequentazione dei locali costruttori di barche. Gli studi avrebbero potuto portarlo in tutt’altra direzione.
Ha frequentato infatti i corsi alla facoltà di fisica alla Brandeis University, Massachussetts. Ma in questo stesso periodo si iscrisse anche a un corso di produzione cinematografica documentaristica, imparando così le tecniche di base legate all’immagine e all’uso della macchina fotografica e della videocamera. Dopo la laurea si concesse un anno sabbatico in Toscana, guadagnandosi da vivere in una fattoria ma riuscendo anche a trovare occupazione come fotografo. Tornò in America senza più incertezze su quello che sarebbe stato il suo futuro professionale iniziando la sua carriera nel Massachusetts. Durante un viaggio di lavoro incontrò Jon Wilson, il fondatore della rivista Wooden Boat Magazine. Fu questa l’occasione che gli consentì di fondere la sua attrazione per le barche in legno con la sua scelta professionale.
Nel 1983 Mendlowitz ha fondato la sua Compagnia, la Noah Publications, e in questo stesso anno ha pubblicato il Calendar of Wooden Boats, il suo primo calendario di barche in legno che è divenuto stagione dopo stagione una tradizione e un marchio di fabbrica per la sua attività. Da allora le fotografie di Mendlowitz sono state pubblicate sulle riviste di settore di tutto il mondo, la W.W. Norton & Company di New York ha editato, dal 1988 al 2000, sei volumi con le straordinarie raccolte di immagini di quest’artista. Mendlowitz ha tenuto numerosi corsi di fotografia al Rockport Photograpich Workshops e alla WoodenBoat School. Con i suoi due figli si rifiuta però di fare l’insegnante. “Per ora non hanno alcun interesse per la fotografia e credo che ognuno debba essere libero di fare ciò che gli piace. Per questo non cerco di farli appassionare né alle barche in legno né alla fotografia”. I suoi lavoro sono stati esposti in decine di musei tra l’America e l’Europa e numerosi canali televisivi americani gli hanno dedicato dei servizi. La Noah Publications è diventata una delle agenzie fotografiche di settore più importanti d’America e offre una ampia gamma di servizi: dai reportage fotografici ai poster, dalle cartoline agli screensaver, dai gadget al calendario, una tradizione che Benjamin Mendlowitz offre agli appassionati delle barche classiche accompagnandoli durante il corso dell’anno con immagini uniche, scattate in giro per il mondo. Immagini di imbarcazioni di ogni genere: dal peschereccio Roann del 1947 agli eleganti interni della restaurata barca inglese Rosalind of St. Ives del 1903; dall’ andros Dinghy, l’imbarcazione più usata per la pesca nelle Bahamas, al Nuovo Mondo, una rara replica di una feluca, al Baby Bootlegger, un Gold Cup racer del 1924. Immagini arricchite da testi, come quelli dell’esperto Maynard Bray, che ripercorrono la storia delle imbarcazioni e le loro particolarità. Dice Mendlowitz. “Sono stato fortunato ad avere l’idea del calendario 25 anni fa. Se avessi voluto pubblicarlo ora sarebbe stato impossibile, con la miriade di calendari di ogni genere e la concorrenza delle grandi case editrici. Il mio calendario ormai è diventato sia per me che per gli appassionati un appuntamento fisso che si rinnova di anno in anno”.
pubblicato il 4 Gennaio 2024 da admin | in | tag: Benjamin Mendlowitz, Calendar of Wooden Boats, Nikon D 200, Noah Publications, Wooden Boats Magazine | commenti: 0
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