è nel sale marino e nelle ceneri vulcaniche

Cosa può trasformare un ottimo vino in un vino straordinariamente unico? Per esempio la cenere di un vulcano o il sale marino. O, meglio ancora, entrambi, capaci, dopo essere stati trasportati dal vento e “sparsi” sulle piante di vite, di creare un “blend” d’autore. Accade a Reggio Calabria dove sui dolci pendii delle colline affacciate sullo Stretto di Messina sorge la Cantina Zagarella, azienda produttrice di vini la cui storia affonda le radici addirittura nel 1800 quando la famiglia cominciò a dedicarsi alla coltivazione delle proprie terre. Tracciando due punti di riferimento imprescindibili sulla rotta imprenditoriale da seguire: produzione di alta qualità e rispetto della natura. Due punti di riferimento, due “fari” che a distanza di 300 anni continuano a guidare la “navigazione” dell’azienda che oggi vede al timone tre fratelli, Giovanni, Maria Clelia, per tutti Maricle, e Antonio, semplicemente “incapaci” di seguire “rotte” diverse da quelle che hanno scritto tre secoli di storia aziendale, ma allo stesso tempo “capacissimi” di guardare ciò che di nuovo appare all’orizzonte, di compiere importanti virate nella conduzione dell’azienda navigando nel futuro a bordo delle nuove soluzioni proposte dalla tecnologia.
Un’azienda “vecchia” di tre secoli pronta a far salire a bordo “giovani” soluzioni. Ma solo se naturali
A condizione che sia tutto rigorosamente “naturale”. Come nel caso del sistema Ganimede®, approdato nelle storiche cantine “perché consente di trattare l’uva senza l’ausilio di processi meccanici, mantenendone l’integrità e consentendo un abbassamento delle temperature di vinificazione”, come spiegano all’unisono i tre fratelli, che all’attività nell’azienda di famiglia abbinano quella di ingegneri (Giovanni e Antonio) e architetto (Maricle) aggiungendo immediatamente che “sono proprio questi piccoli grandi particolari a permettere di dare vita a vini ben riconoscibili per la loro spiccata estrazione dei profumi eterogenei e per una maggiore persistenza degli stessi nel bicchiere, con una gamma di prodotti che riescono a coniugare sapientemente terra e sole, tecnologia e tradizione, storia e avanguardia”. Vini assolutamente unici grazie anche a due “ingredienti” particolarissimi: le ceneri del vulcano, l’Etna, e il sale del mare, appunto, che trasportati dal vento si depositano sulle piante, sui terreni. “Venti di scirocco e tramontana che sono gli attori principali sul palcoscenico del microclima”, come spiegano i tre fratelli in un’intervista vissuta come fosse una staffetta a squadre, pronti a passarsi a vicenda il testimone del racconto con incredibile precisione nel fornire le risposte a ogni domanda, ma anche a dimostrare di possedere la stoffa dei campioni nella capacità di comunicare non solo “notizie” ma emozioni, catturando continuamente l’attenzione di chi li ascolta.
Il vento di Scirocco e l’Etna sembrano mettersi d’accordo per “nutrire” i terreni
Per esempio spiegando che “lo scirocco sembra mettersi d’accordo con l’Etna con una combinazione periodica portando sul nostro terreno fortemente argilloso .- non per niente la zona si chiama Arghillà – un importante carico minerario contenuto nelle ceneri vulcaniche che si deposita sul terreno dando vita così a un terroir unico che si traduce in un vino deciso, molto strutturato, intenso che potremmo definire “muscolare” ma al contempo gentile ed elegante al palato. Vini caratterizzati da note saline che si aggiungono alla complessità delle note minerali regalando al vino un’elevata profondità aromatica. Una peculiarità effetto del vento di tramontana che spira forte e teso e che, grazie anche a un posizionamento del vigneto su un terrazzo che si affaccia sullo Stretto di Messina, riesce a portare la salinità marina sui vigneti completando armonicamente l’ensamble di contributi minerali naturali”. Una mini lezione di enologia impreziosita dall’emozione, dalla passione che affiorano a ogni spiegazione. Così come emergono dal racconto di come i tre fratelli hanno deciso di mettersi insieme “al timone” della cantina… “L’idea ha preso corpo da una mia passione nata da momenti splendidi vissuti da bambino quando mio padre mi portava in azienda per trascorrere una giornata in vendemmia”, racconta Giovanni, il primo a “salpare” per esplorare le possibilità reali di far tornare a “navigare” il nome Zagarella nel mondo del vino.
La passione era nel dna. Così come il talento nell’identificare i profumi…
“Emozioni che nel tempo sono sfociate in una passione per il vino ma anche nella consapevolezza di possedere una particolare attitudine all’identificazione di profumi e alla ricerca degli stessi nel vino che mi hanno spinto alla definizione di un nuovo progetto per l’azienda. Da qui, la nascita del primo vino, il Terragrande, che già dal primo anno di vita, ha vinto il premio “Gran Menzione” al Vinitaly”. Il miglior esordio immaginabile per un progetto “che sull’onda dell’entusiasmo ha preso sempre più corpo con l’azienda che, di conseguenza, si è trasformata riscuotendo l’attenzione del mercato locale e non solo. I risultati conseguiti, da subito, hanno indotto i miei fratelli a credere fermamente nel progetto unendosi in questa avventura”. Con “Maricle che ha assunto le redini ricoprendo il ruolo di amministratore e direttore commerciale mentre Antonio si occupa di logistica, web e approvvigionamenti e con il sottoscritto responsabile della produzione e pronto a operare al fianco di mia sorella sugli ambiti di sua competenza”. Pronti a far riaffiorare una storia aziendale “profondissima”…
… che 300 anni fa veniva usato per individuare il miglior bergamotto e gelsomino per le essenze
“La nostra azienda nasce circa 300 anni fa. I nostri nonni appartenevano a due importanti famiglie reggine e la loro unione in matrimonio portò a un consolidamento delle proprietà molto significativo. Abbiamo operato in ambito agricolo per moltissimi decenni ponendoci come player di riferimento sul mercato internazionale specialmente per quanto attiene l’estrazione di essenze destinate, in particolare, all’industria profumiera. Bergamotto e gelsomino erano le produzioni più importanti affiancate da vigneti e uliveti di grande pregio. Purtroppo, nel tempo, siamo stati oggetto di numerosi espropri per pubblica utilità che hanno visto una sostanziale riduzione delle capacità produttive nonché la perdita degli appezzamenti vocati alla coltivazione di bergamotto e gelsomino. Proprio da una riconosciuta leadership nella produzione di essenze, frutto di una grande capacità nella ricerca di profumi è nato, 35 anni fa, il progetto di ristrutturazione aziendale”. Con “il profumo e il sapore quali elementi mediante i quali bloccare momenti speciali nella memoria. Già, perché l’onere e l’onore che l’enogastronomia ha è quello di assolvere a un ruolo particolare in un processo di “fissaggio” nella memoria di un momento speciale.
Un calice di questi vino può fissare per sempre un ricordo nella memoria
Perché una bottiglia di vino non dovrebbe essere aperta se non in momenti durante i quali si vive una particolare emozione. E perché è compito del calice effondere profumi e sapori che la nostra mente sfrutta per “storicizzare” un momento emozionale. Sono proprio questi due elementi che, successivamente, rappresentano il “trigger” , lo stimolo per evocare dalla memoria un ricordo, un momento emozionale, uno stato di benessere provato…”. Profumi e sapori capaci di far sì che questo “segnale dato dal vino al cervello” in futuro possa diventare sempre più chiaro, forte. Come? “Ottimizzando il progetto e cercando di massimizzare l’estrazione dei profumi tipici delle cultivars autoctone prodotte sulla nostra terra e il fissaggio degli stessi al bicchiere”, come sottolineano i tre fratelli tornati a “fare gioco di squadra” anche nella comunicazione, parlando quasi all’unisono. “Continuando a fare leva e spingere sull’impiego di tecniche di coltivazione tradizionali e naturali e lavorando sul perfezionamento dei protocolli di vinificazione per far conoscere le cultivars autoctone e gli effetti della coltivazione sul lato calabrese dello Stretto di Messina. Un calice di Zagarella deve portare con se tutto il profumo della Calabria”. Esattamente come le ceneri del vulcano e il sale del mare trasportano profumi e sapori fin dentro ogni bicchiere…
La coltivazione biologica? Qui inizia concimando con la bietola selvatica che cresce fa i filari
“Quali altri fattori hanno contribuito a caratterizzare i nostri prodotti? Indubbiamente la coltivazione biologica. Crediamo tantissimo in tecniche di coltivazione basate su logiche completamente biologiche. Effettuiamo concimazioni completamente naturali sfruttando, per esempio, un tipo di bietola che cresce selvatica fra i filari del vigneto che viene trinciata e rimescolata con lo strato superficiale del terreno. L’integrità fisica e un trattamento naturale dell’acino è alla base della nostra filosofia e, in tal senso, si impiegano accorgimenti e attrezzature particolari.
Al resto pensa Ganimede, la soluzione tecnologica al servizio della natura
Fra tutti, particolare rilevanza riveste l’utilizzo proprio del vinificatore Ganimede per la lavorazione delle uve a bacca nera prodotte in azienda che, grazie alla sua particolare geometria, sfrutta l’enorme potenziale naturale del gas di fermentazione (40/50 litri di Co2 per ogni litro di mosto) per ottenere un’estrazione delicata ed efficace delle sole sostanze nobili”. Il risultato è una straordinaria produzione annua , candidata a far “salire” le quotazioni del vino “made in Calabria” troppo spesso sconosciuto fuori dai confini della regione, che grazie al recente rinnovo di alcuni settori del vigneto ha raggiunto circa 30mila bottiglie. “Con l’obiettivo di arrivare nel giro di tre anni a 45mila bottiglie”. Un piccolo mare di tesori dell’enologia spesso assaporati dagli intenditori proprio al mare, in navigazione. A proposito: il vostro vino “ideale” da portare in barca, in cambusa, da offrire agli ospiti a cena a casa vostra al mare? “
In barca non può mancare l’Alfieribianco, messo sul trono anche dai francesi…
In barca sicuramente non devono mai mancare l’Alfieribianco e l’Alfierirosato da servire freddi. Per quanto riguarda la cena, dipende molto dal menu, ma sicuramente anche i rossi, in una calda serata d’estate, sapranno soddisfare egregiamente le aspettative anche del più esigente consumatore…”. Come testimoniano, del resto, i diversi riconoscimenti ottenuti dalla cantina calabrese, fra cui spicca “un premio speciale vinto in Francia con l’Alfieribianco. Ma siamo stati oggetto d’attenzione anche di diversi specialisti di settore, “salpando ” dall’Ais Lombardia fino ad approdare a Shigeru Hayashi, massimo esperto dei vini italiani in Giappone. Ma la nostra più grande soddisfazione resta comunque il feedback del consumatore che assaggia i nostri vini e rimane sorpreso per l’espressività e la naturalità che mette al riparto da possibili fastidiose conseguenze…”. Vini unici nati in una terra che si affaccia sul mare e pronti ad abbinarsi a tavola con piatti di terra e di mare…
… o L’Alfierirosato fantastico in abbinata con una scottata di tonno
Tre ricette che abbinereste a tre vostri vini? Per Giovanni, Maricle e Antonio rispondere all’ultima domanda è facile. Hanno un “asso nella manica, le ricette della tradizione calabra rivisitate dallo chef Filippo Cogliandro dell’Accademia Gourmet di Reggio Calabria a cui attingere…. “Il Terragrande si sposa a meraviglia con un tagliere di formaggi calabresi con pecorino dell’Aspromonte stagionato accompagnati da marmellate, con uno stracotto di guanciale di vitello podolico calabrese cucinato con vino Terragrande, con l’agnello al forno con patate. Per l’Alfierinero suggeriremmo un tagliere di salumi calabresi con capocollo di Cardeto; capocollo di maiale arrosto glassato al miele di castagno, pepe nero, crema di ceci neri e polvere di liquirizia di Rossano”. E con piatti di mare? “L’Alfierirosato è unico per esaltare il sapore di una scottata di tonno con insalata di finocchio, arance di Villa San Giuseppe e vinaigrette al mosto cotto: un Alfieribianco per rendere indimenticabile un piatto di riso cucinato con Carnaroli di Sibari 30 mesi, gambero rosso mediterraneo in crudo e bergamotto di Reggio Calabria”. Clicca qui per navigare sul sito della can tina.
pubblicato il 22 Agosto 2025 da admin | in | tag: Antonio Zagarella, Cantina Zagarella, Giovanni Zagarella, grandi vini calabresi, Maricle Zagarella, migliori vini italiani, Vino Alfieribianco, Vino Alfierirosato, vino calabrese d'autore, Vino Terragrande | commenti: 0






















