Museo oceanografico di Monaco, la favola
del mare raccontata dal Principato

Non c’è cartolina o souvenir del Principato di Monaco senza un bellissimo palazzo che, come un castello delle fiabe, sorge dal mare in testa al promontorio in cui si arrocca la città vecchia. La grandiosa muraglia verticale di pietra chiara a picco sul Mediterraneo è quella del Museo Oceanografico di Monaco: l’edificio è in sé un’opera d’arte totale, concepita secondo l’idea positivistica dell’integrazione fra arte e scienza in voga alla fine dell’Ottocento, quando il museo fu progettato e fortemente voluto dal Principe Alberto I e tutti gli elementi della costruzione (architettura, arredi, rapporto con la natura circostante) dovevano concorrere, nelle intenzioni del Principe, a far sentire ai visitatori la forza e la bellezza, il mistero e la ricchezza degli oceani. Non stiamo parlando di un semplice acquario, o di un museo. Il Museo Oceanografico di Monaco è un pezzo importante dell’oceanografia tutta, dove convivono il museo, l’acquario, un attrezzato centro di ricerca e un prestigioso centro universitario.

Le finestre dei saloni dove sono esposti oggetti e animali si aprono a strapiombo sul mare

La sua struttura, elegante e imponente, domina il mare dalla scogliera a picco alta 85 metri della Rocca di Monaco, offrendo così, dalle finestre e dalla terrazza superiore, lo spettacolo del paesaggio di un ampio braccio di mare e della zona portuale del principato. Per la sua costruzione sono occorsi undici anni di lavoro e 100mila tonnellate di pietra della Turbie. Gli ospiti possono accedere solamente a tre dei livelli sui quali si sviluppa il museo. Partendo dall’alto, ci sono due sale al primo piano, due al piano terreno e l’acquario vero e proprio nel primo piano inferiore. Nei piani sotterranei che arrivano sino al livello del mare, ci sono duemila metri quadrati utilizzati per laboratori di ricerca scientifica.

Nelle sale espositive lo sguardo è catturato dai giganteschi scheletri dei cetacei

La visita non può che iniziare nelle due ali dell’edificio dedicate alla storia dell’oceanografia e all’era del Principe Alberto I. Vi si trovano i campioni raccolti nel Mediterraneo e nell’Atlantico Settentrionale da Alberto I e dai i suoi collaboratori, ma, soprattutto, i giganteschi scheletri dei cetacei e le riproduzioni degli strumenti utilizzati nel secolo scorso per la ricerca negli oceani. Un tuffo nel passato che permette di capire quanta passione per il mare c’è dietro questa collezione. Una volta scese le scale, ci si immerge nelle profondità degli oceani. La prima vasca nella quale ci si imbatte è la Laguna dei pescecani. I vetri sono spessi 34 centimetri e contengono circa 400 metri cubi di acqua. Il percorso permette di circumnavigare la vasca osservando il paesaggio da diversi punti di vista. Si passa quindi dai primi abitanti della barriera, pesci farfalla, pesci angelo, pagliaccetti, fino alla zona dominata da cernie rosse e squali a pinna bianca o nera.

In una vasca trova posto una porzione di barriera corallina prelevata dal reef del Mar Rosso

Camminando attorno alla vasca il paesaggio continua a mutare, mostrando la vita della barriera in tutte le sue sfaccettature. Nell’ala delle vasche tropicali, spicca quella più grande, da 40mila litri, che riproduce il biotipo del Mar Rosso e che dal 1989 ospita una porzione di barriera trasportata da Hurgada a Monaco che si è sviluppata in modo incredibile. Al punto che, nella vasca accanto, sono presenti solamente talee provenienti dal reef originario. Nelle altre vasche trovano posto nautilus, murene giganti, pesci scorpione e anche una incredibile ricostruzione di una baia caraibica con tanto di relitto abitato da gattucci e squali. Nella sezione dedicata al Mediterraneo, dai colori meno brillanti, si possono ammirare ecosistemi dalle caratteristiche a noi più familiari: tutta la bellezza di anemoni spugne e coralli, seppie, spigole, cernie, pesci sampietro, scorfani. Paesaggi che fanno parte ormai della consuetudine di chi vive il Mediterraneo e che, accanto a quelli tropicali, non sfigurano affatto.

Fino all’8 marzo il museo ospita una mostra che cerca di riabilitare gli squali

Ma il Museo Oceanografico di Monaco è anche il luogo ideale dove allestire fantastiche mostra, come On Sharks & Humanity rimasta impressa in modo indelebile nella memoria dei visitatori ai quali l’evento ha offerto , attraverso undici opere realizzate appositamente per l’evento da 10 artisti cinesi, una diversa “visione”  di questi incredibili abitanti degli oceanic eh troppo spesso godono di una pessima quanto ingiustificata reputazione considerato che questo presunto pericolo numero uno dei mari nell’immaginario soprattutto dei più piccoli, uccide circa 10 uomini l’anno, molto meno delle meduse e delle zanzare, tanto per fare un esempio. E, al contrario, sono circa 100 milioni gli squali uccisi ogni 12 mesi dall’uomo, con notevoli rischi per alcune specie meno numerose e per la salute di ecosistemi che, sembra strano a dirsi ma è tremendamente vero, non possono fare a meno degli squali per sopravvivere.

pubblicato il 27 Gennaio 2025 da | in Musei nel mondo | tag: Laguna dei pescecani, Museo Oceanografico di Monaco, On Sharks & Humanity, Principe Alberto I | commenti: 0

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