Imprese in mare impossibili? Quelle
a Capo Horn rivivono allo Sjöfartsmuseum
Imprese in mare impossibili? Quelle  a Capo Horn rivivono allo Sjöfartsmuseum

Per gli appassionati di storia della vela le isole Åland (pronunciare Oland) sono qualcosa di più di un gruppo di bellissime isole del Mar Baltico che fanno da ponte tra la Finlandia e la Svezia. Esse sono state l’ultima patria dei cape-horner, le navi a vela che hanno navigato attorno a Capo Horn, rappresentano l’ultima testimonianza della navigazione transoceanica a vela. Una testimonianza che oggi vive anche grazie al Sjöfartsmuseum, il museo marittimo diretto da Hanna Hagmark-Cooper. 

Un museo che ha mosso i suoi primissimi passi  negli  anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, quando era già chiaro che l’era della navigazione a vela era finita e il comandante Carl Holmqvist aveva cominciato a raccogliere oggetti nautici e, che è stato “varato” nei primi anni 30, quando è stato costituito l’Åland Nautical Club con il compito di fondare il nuovo museo marittimo. Solo nel  1954, dopo l’interruzione dei lavori per il secondo conflitto mondiale, il museo è stato però finalmente aperto al pubblico.

Il museo, in riva al mare, ha le forme e le misure di una nave ed è costruito attorno a pezzi originali di relitti

Un’attesa ampiamente ripagata da un museo assolutamente unico. A cominciare dalla struttura,  progettata in riva al mare non come un edificio tradizionale, ma ispirandosi a forma e misure di una nave cape-horner, secondo i disegni dell’architetto finlandese Jonas Cedercreutz, e costruita intorno ai pezzi originali di navi. Un museo straordinario che, appena entrati, fa sentire i visitatori a bordo di una nave, con il cassero e il ponte principale e,  al centro, un albero maestro con cordami e verricelli. Tutto è dedicato alla navigazione a vela e, in particolare, ai viaggi attraverso Capo Horn, con  centinaia di ship-portraits raffiguranti le navi appartenute agli arma tori di Åland eseguiti in diversi porti del mondo da artisti specializzati e quasi sempre su commissione del comandante stesso.

Perfettamente riassemblati ecco il salone, la cabina del comandante e la cambusa della Herzogin Cecilie

Pezzi rari e preziosi, in alcuni casi realizzati con tecniche uniche, come quelli realizzati prima del 1917 che rappresentano le navi battenti bandiera russa, quando la Finlandia era un granducato appartenente alla Russia zarista. E se un notevole contributo per la realizzazione del museo è stato fornito  dall’armatore Gustav Erikson, che ha offerto al museo pezzi provenienti dalle sue navi, importantissime sono state le donazioni di altri armatori, che hanno donato mobili originali, dipinti e documenti, ma anche dai marinai e dalle loro famiglie che hanno fornito oggetti e fotografie.  Fra i pezzi più ammirati ci sono la ruota del timone della Herzogin Cecilie, vincitrice della Grain Race del 1928 e di altre cinque edizioni; la scatola della timoneria appartiene al veliero Passat, l’osteriggio al veliero Hougomont, l’albero maestro del veliero Dione o la cavigliera del Loch Linnhe. Ma indimenticabile è anche l’emozione che si prova  scendendo sotto il cassero dove sono stati riassemblati il salone e la cabina del comandante, l’ufficio e la cambusa della Herzogin Cecilie che nel 1936 si era incagliata facendo naufragio sulle coste inglesi: un avvenimento seguito, attraverso la stampa, dal mondo intero, che ha visto scomparire sott’acqua una delle unità più belle mai esistite, ribattezzata, per la sua perfezione, la “Duchess”.

Qui ci sono le polene sopravvissute alla forza degli uragani di Capo Horn

Ma da non perdere sono anche  gli alloggi dell’equipaggio e la cucina della nave Helmi, perfettamente riassemblati. Qualche altro motivo per visitare il museo? Un’autentica bandiera di vascello pirata, unico esemplare originale esistente, che risale all’inizio del 1800, quando la pirateria lungo le coste del Nord Africa era ancora una sanguinosa realtà, esposta nel cabinet de curiosités dopo essere stata portati a casa dai marinai di ritorno da Paesi lontani; oppure le bellissime polene, le statue scolpite in legno e posizionate sotto il bompresso, esposte a tutte le intemperie e alla forza marina che secondo  una leggenda nordica contengono lo spirito protettore della nave. E per chi raggiunge l’isola d’estate è possibile, una volta terminata la visita al museo, immergersi in emozioni altrettanto profonde visitare il parco sottomarino, alla scoperta di diverse navi naufragate. Senza dimenticare il Pommern, utimo sopravvissuto della grande flotta di velieri transoceanici, offerto dall’armatore Edgar Erikson e dalla sorella Eva Hohenthal alla città di Mariehamn nel 1952 e diventatone il simbolo. Una nave museo che  è esattamente uguale a come tornò a casa dopo l’ultima traversata oceanica nel 1939. Info: tel + 358 18 19930; info@sjofartsmuseum.axwww.sjofartsmuseum.ax;

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Libero adattamento per mareonline.it del testo di Jacopo Brancati  pubblicato sul numero 48 di Arte Navale di giugno / luglio  2008. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Jacopo Brancati sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali. Per visitare il sito:www.infine-arts.net

 

pubblicato il 15 Settembre 2025 da | in Musei nel mondo | tag: cape-horner, Carl Holmqvist, Gustav Erikson, Hanna Hagmark-Cooper, Herzogin Cecilie, isole Åland, Pommern, Sjöfartsmuseum | commenti: 0

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