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La corderia a cui si aggrappò il Re Sole
per risollevare le sorti della Marina

Quando il 9 marzo 1661 il cardinale Mazzarino rese l’anima a Dio, Luigi XIV poté finalmente assumere il governo del Paese. Il giovane monarca, che aveva ereditato il regno all’età di cinque anni e che era rimasto sotto tutela della madre e ancor più del potente primo ministro per diciotto anni, dimostrò fin dai suoi primi atti di avere la tempra del grande statista. Aveva idee grandiose e le mise subito in atto. Una delle sue prime preoccupazioni fu di ricostituire una potenza navale in grado di competere con l’eterno nemico inglese. Della potente flotta creata da Richelieu, non rimanevano che venti navigli e di questi solo due o tre erano in grado di prendere dignitosamente il mare. Luigi affidò al suo nuovo primo ministro Jean Baptiste Colbert, il compito di risollevare le sorti della Marina. La prima cosa da fare
era trovare sulla costa atlantica il luogo adatto che potesse fungere da rifugio, da difesa e da approvvigionamento per la ricostituenda flotta atlantica, un’adeguata base navale, insomma. Una commissione di esperti si mise rapidamente al lavoro battendo tutta la costa da Dunkerque a Bayonne per individuare il luogo più adatto.

La base per la ricostruzione fu costruita a Rochefort-sur-Charente

Alla fine la scelta cadde su Rochefort-sur-Charente che a quell’epoca era una piccola signoria con castello medievale e qualche casolare sparso intorno a una chiesa. I vantaggi di questa località a metà strada tra Bordeaux e Nantes erano numerosi: la distanza di 23 chilometri dal mare la garantiva contro ogni possibilità di attacco nemico; la rada in cui sfociava la Charente era ben protetta dai venti e consentiva un ormeggio sicuro all’imboccatura del fiume; le tre isole di fronte all’imbocco della rada, le isole di Ré, d’Aix e d’Oléron, erano ulteriori baluardi difensivi. La regione, inoltre, era ricca di boschi e di altre ricchezze naturali ideali per gli approvvigionamenti. Convinto dal suo primo ministro Colbert, il re requisì i territori e all’inizio del 1666 presero il via i lavori per la costruzione di un grande arsenale militare marittimo. Il primo edificio al quale ci si dedicò fu la corderia, una manifattura assolutamente necessaria per l’armamento dei navigli.

Le fondamenta della Corderie Royale furono costruite su una zattera lunga 400 metri

I lavori iniziarono in marzo, ma Francois Blondel, l’architetto reale, si trovò subito di fronte a un grosso problema: il terreno della costa della Charente sul quale doveva sorgere la corderia era completamente melmoso e quindi inadatto a una qualsiasi struttura costruttiva. Blondel era uno dei grandi uomini che fecero grande la Francia del Re Sole e il problema fu risolto brillantemente. L’architetto fece costruire un’enorme zattera di quercia, lunga 400 metri, sulla quale posare le fondamenta della costruzione. L’edificio era lungo 374 metri per una superficie di 4.500 m2. Quando fu terminato, tre anni dopo, divenne la più grande manifattura d’Europa della sua epoca. Oltre all’imponenza monumentale, Blondel seppe dargli anche una mirabile grazia architettonica con l’elegante copertura mansardata di mattonelle d’ardesia sulla quale si aprono i lucernai sormontati da frontoni a cornici alternate triangolari e circolari. Era la manifattura più lunga e più elegante d’Europa, uno dei numerosi primati di cui poteva vantarsi il Re Sole. La Corderie Royale funzionò a pieno regime fino al XIX secolo, quando l’utilizzazione dei cordami di canapa cominciò a diminuire fortemente e per i cavi delle ancore si iniziò a impiegare catene a maglie metalliche. La comparsa della propulsione a vapore con il conseguente progressivo declino della vela dette il colpo mortale alla grande manifattura.

Nel 1944 i tedeschi distrussero gli edifici più importanti dell’arsenale e incendiarono la corderia

Nel 1867 l’attività della corderia cessò completamente e l’edificio fu destinato ad altri impieghi, come scuola di maestranza e di apprendisti armaioli di artiglieria navale, come sede degli archivi segreti della Marina, come museo di modellismo e così via. Il 10 settembre 1926 arrivò poi il decreto presidenziale di chiusura definitiva dell’arsenale di Rochefort. Ma il peggio doveva ancora arrivare: nel 1944 i tedeschi in ritirata minarono gli edifici più importanti dell’arsenale e dettero alle fiamme l’antica corderia. Dopo vent’anni di silenzio e di degrado, finalmente un raggio di sole tornò a splendere: l’ammiraglio Dupont, prefetto marittimo di Rochefort, fece liberare l’area della corderia dai rovi e dalle sterpaglie che l’avevano circondata e soffocata e iniziò una campagna di sensibilizzazione per il recupero dell’edifico che nel frattempo fu riconosciuto dallo Stato come Monumento storico. Gli sforzi di Dupont furono premiati. Nel 1976 fu aperto un enorme cantiere a cielo aperto e dopo dieci anni di lavori l’antica corderia fu riportata al suo originario splendore. Con il recupero di tutta l’area dell’arsenale, oggi la Corderie Royale è uno dei principali richiami turistici di Rochefort, insieme al cantiere di ricostruzione dell’Hermione, al Museo Marittimo e al Museo di Medicina Navale. Tutti luoghi di grande fascino per qualsiasi appassionato di mare.

Nel museo c’è sempre un esperto che spiega ai visitatori come si facevano i nodi sui velieri

Dal punto di vista museale, la Corderie non presenta grandi attrazioni, se non una macchina per la trecciatura del cordame che risale però alla fine del XIX secolo.
Ciò nonostante, l’ambiente è assolutamente suggestivo, ricco di pannelli didattici che ricostruiscono chiaramente l’ambiente e il lavoro della corderia.
Un esempio, pur in carenza di materiale espositivo, della funzione di un museo moderno. Le dimostrazioni pratiche del funzionamento della macchina e la presenza di un “uomo dei nodi” che dimostra le varie tipologie e funzionalità dei nodi a bordo di un veliero, sono espedienti intelligenti per attirare la curiosità e l’interesse dei visitatori. Una lezione di valorizzazione del proprio patrimonio storico che dovrebbe essere di esempio a un Paese come il nostro, tanto ricco di tesori artistici e storici, quanto incapace di farne una risorsa economica, oltre che culturale. Il vero tesoro artistico della Corderie Royale rimane, a ogni modo, la sua splendida struttura architettonica esaltata dall’immenso prato verde dal quale sorge e nel quale naviga, immersa nella storia.

Testo di Riccardo Magrini, foto di Francsco Dal Sacco / Spin 360, pubblicato sul numero 46 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. È fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.

pubblicato il 5 Settembre 2016 da admin | in Musei nel mondo, Storie | tag: Corderie Royale, Francois Blondel, Riccardo Magrini, Rochefort-sur-Charente | commenti: 0

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