Costa Smeralda, da inferno
dei pastori a paradiso dei turisti
Era il 14 marzo del 1962, e tanto per cambiare tirava un vento gelido da nord ovest che sollevava i lembi dei cappotti dei sei giovani uomini che, tenendosi i cappelli, entravano nel palazzo al civico 193 di Corso Umberto, Olbia, Sardegna. “Davanti a me dottor Mario Altea, notaio in Olbia…” Così aveva iniziato a leggere il notaio Altea, sul cui tavolo quel giorno c’erano le decine di atti di compravendita che in un anno avevano fatto cambiare proprietà a 1800 ettari prevalentemente sulla costa, e un documento da firmare che sanciva la nascita del Consorzio Costa Smeralda. Quel giorno formalmente andò a morire l’Unfarru, l’inferno dei pastori, e nacque il paradiso dei turisti. Tra i sei gentiluomini fondatori attorno al tavolo del notaio Altea vi era il principe Karim Aga Khan, allora poco più che ventenne: lui e gli altri cinque “giovani illuminati” avevano deciso di scommettere sulle potenzialità turistiche di un lembo di costa sarda quei tempi praticamente vergine e inospitale, senza strade, acqua o elettricità.
